Il Ministero della Salute intende contrastare il fenomeno della “fuga dei pazienti” verso ospedali di altre regioni, un fenomeno che ha raggiunto costi superiori ai 3 miliardi di euro, superando i livelli pre-Covid. La manovra in discussione in Parlamento prevede che le Regioni siano obbligate a sottoscrivere accordi bilaterali per gestire la mobilità sanitaria interregionale e le risorse economiche ad essa collegate.
La mobilità sanitaria è strettamente legata alle differenze nell’offerta sanitaria regionale, con pazienti che si spostano per trattamenti salvavita ma anche per cure meno complesse. “Quello che si è visto negli ultimi anni è che la mobilità ad alta complessità si è ridotta mentre è aumentata quella dei pazienti per prestazioni a bassa complessità”, sottolinea Americo Cicchetti, Direttore Generale della Programmazione del Ministero della Salute.
I dati rivelano che le regioni del Sud, come Campania, Calabria, Sicilia e Puglia, continuano a registrare un saldo negativo nella mobilità sanitaria, con costi di rimborso elevati, mentre realtà come Emilia Romagna e Lombardia registrano saldi positivi rispettivamente di 388 milioni e 379 milioni solo nel 2023.
La proposta normativa intende salvaguardare la libertà di scelta dei pazienti, ma al contempo introdurre disincentivi per chi si sposta senza necessità, considerando che “ospedali buoni sono ovunque”, come ribadisce Cicchetti. Tra le misure ipotizzate, il rimborso parziale delle prestazioni ritenute inappropriate:
“L’idea è che gli accordi fissino dei paletti per disincentivare anche finanziariamente le cure a bassa complessità, magari rimborsando al 50% il Drg”.
La norma obbliga il Ministero della Salute a definire entro febbraio 2025 un format per gli accordi bilaterali, che le Regioni dovranno siglare entro aprile 2025. Questi accordi serviranno a regolare sia la mobilità tra Regioni confinanti che quella verso ospedali di eccellenza per prestazioni meno complesse.
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