Un professore associato dell’Università di Genova, nella facoltà di Architettura, è stato sospeso dall’incarico dopo che la Procura ha avviato un’indagine su presunte manipolazioni di immagini private con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale.
Come riportato da la Repubblica, l’uomo avrebbe sottratto foto dai profili social di alcune studentesse, utilizzando poi strumenti di intelligenza artificiale per rimuovere i vestiti dalle immagini e diffonderle in un gruppo Telegram noto per la condivisione di contenuti espliciti. La vicenda è stata scoperta quando una delle presunte vittime si è accorta delle manipolazioni e ha denunciato l’episodio alla polizia postale, che ha provveduto al sequestro di dispositivi elettronici presso l’abitazione del docente. A far scattare l’indagine della polizia, guidati da Alessandro Carmeli, sarebbe stata una telefonata di uno sconosciuto ricevuta da una delle ragazze coinvolte, le cui foto erano finite online, nella chat di Telegram c’erano infatti anche i numeri di cellulare delle studentesse.
Il legale del docente, Emanuele Spinelli, preferisce non commentare la vicenda e ha dichiarato: «Al momento non abbiamo nulla da dire e nemmeno conosciamo gli atti».
Il professore è indagato per diffamazione aggravata, e le indagini sono coordinate dal pm Federico Panichi, del pool “fasce deboli”. L’università, ricevute le segnalazioni di alcune studentesse, ha deciso di informare le autorità e procedere cautelativamente con la sospensione dell’insegnante.
Mentre sono in corso le indagini il rettore Federico Delfino ha deciso di sospendere il docente, in servizio al dipartimento architettura e design (Dad). Una misura cautelare, non obbligatoria, ma ritenuta doverosa: «Non entro nel merito dell’indagine, naturalmente, posso soltanto dire che seguiamo con grande attenzione l’evolversi del lavoro degli inquirenti e per qualsiasi, eventuale provvedimento definitivo non possiamo fare altro che aspettare».
Gli inquirenti si stanno ora concentrando sull’analisi dei dispositivi sequestrati, tra cui il gruppo Telegram dove venivano condivise le immagini, e la posizione dell’indagato potrebbe aggravarsi se emergessero contenuti illeciti aggiuntivi, come foto di minori.
Il caso non è isolato: l’uso dell’intelligenza artificiale per ritoccare immagini e diffonderle senza consenso è un fenomeno in crescita, già registrato anche tra studenti e in contesti educativi.
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