Il tabagismo rappresenta uno dei maggiori problemi di salute a livello mondiale e uno dei maggiori fattori di rischio per lo sviluppo di malattie cardiovascolari, tumori e malattie del sistema respiratorio. È stato dimostrato che il tabacco provoca più decessi di alcol, aids, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi insieme. Inoltre, il fumo passivo causa oltre 600mila morti all’anno, tra cui 65.000 bambini, a causa di patologie correlate ad esso.
Si tratta di un problema reale e concreto che minaccia la salute della popolazione. La gravità dei danni provocata dal fumo è legata a diversi fattori come l’età di inizio, sigarette giornaliere consumate e, indubbiamente, la predisposizione genetica. È pur vero che non esiste comunque una soglia sotto alla quale il tabacco non causi danni alla salute.
Nonostante la diminuzione del numero di fumatori in Italia negli ultimi 50 anni, il fumo rimane la principale causa di malattia e morte prevenibile ed evitabile Di recente, l’Associazione Italiana di Oncologi Medica (Aiom) ha avanzato al Senato la proposta di aggiungere una tassa di scopo sulle sigarette, ovvero un tributo finanziario atto a perseguire specifici obiettivi, che ne che preveda l’aumento di 5 euro per ogni pacchetto.
Le due motivazioni alla base di tale proposta sono ben precise:
La vicepresidente del Senato, Maria Domenica Castellone, rappresentante delle Istituzioni e ricercatrice oncologica, ha affermato la sua propensione ad accettare tale proposta e a presentare un emendamento nella prossima legge di bilancio. Castellone ha affermato: “la tutela della salute dei cittadini è sancita dalla nostra Costituzione, e occorre fare di tutto affinché essa si realizzi pienamente“.
Inoltre, per coinvolgere maggiormente i cittadini, la vicepresidente suggerisce anche uno strumento di partecipazione politica: le proposte di iniziativa popolare con 50mila firme potranno essere discusse in Senato entro 3 mesi. La finalità è, quindi, di sollecitare i cittadini e dar loro voce: potranno così partecipare attivamente a questo dibattito ed essere coinvolti nel processo democratico.
Non sono mancate le obiezioni per questo tipo di politica. Molti cittadini temono che possa penalizzare le fasce più deboli della popolazione e incentivare l’acquisto di sigarette contraffatte, anche se diversi studi hanno confermato il contrario. Inoltre, questa misura non influirebbe negativamente sulla coltivazione del tabacco in Italia, che ricopre solo l’1% della produzione di tabacco globale; in ogni caso, si tratta di una coltivazione non redditizia e poco sostenibile dal punto di vista ambientale.
Alcuni fumatori ci hanno dato la loro opinione in merito. Morgana, 25 anni, si trova d’accordo con tale proposta e la vede come un incentivo per smettere di fumare. Aggiunge, inoltre, che “i fumatori abituali non si sentiranno ‘minacciati’ da tale iniziativa, mentre quelli con un vizio meno radicato, potrebbero essere più propensi a smettere”. Suggerisce, poi, di destinare parte dei fondi alla salute mentale per indagare sulle le motivazioni che portano i giovani a fare uso di tali sostanze e, di conseguenza, esplorare il legame tra dipendenza da tabacco e cause psicologiche.
Daniele, 25 anni, risulta scettico sull’efficacia di tale misura: “Penso che i fumatori più accaniti sopporterebbero l’aumento di prezzo pur di continuare la loro abitudine, mentre i più giovani, con meno soldi a disposizione, potrebbero essere scoraggiati ad iniziare”.
Cinzia, 55 anni, fumatrice da oltre trent’anni, ha mostrato una netta opposizione in merito a tale politica, sostenendo che questa tassa aggiuntiva non aiuti in alcun modo i fumatori a smettere ma, al contrario, incentivi la vendita illecita: “La libertà di agire per la propria vita è l’unica soluzione, non di certo mediante un’imposizione. Chi vuole smettere di fumare, seppur con sacrificio, trattandosi di una dipendenza, lo farà; chi non vuole continuerà ricorrendo al contrabbando”.
Allo stesso modo, Francesca, 24 anni e fumatrice da circa dieci anni, sostiene che, oltre ad essere inutile, non sia altro che l’ennesimo pretesto per lucrare sui cittadini: “I fumatori continueranno indipendentemente dal prezzo”.
In generale, le testimonianze dei fumatori sono contrastanti, e mostrano come la riuscita di tale campagna potrebbe avere un impatto più o meno decisivo a seconda delle fasce di popolazione coinvolte e alle abitudini individuali. Non resta che vedere, dunque, se questa iniziativa riuscirà davvero a ridurre il consumo di tabacco e, allo stesso tempo, migliorare la salute pubblica.
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