Università di Catania amplia l’offerta formativa ma numero di studenti è in calo

Proprio per l’anno accademico 2024/2025 l’Università di Catania ha ampliato significativamente la propria offerta formativa, arrivando a proporre ben 114 corsi totali, tra cui diverse nuove opportunità didattiche in lingua inglese.

Le nuove opportunità dell’Università di Catania

Tra le novità di quest’anno si annoverano nuove lauree triennali che affrontano tematiche di grande attualità. Tra queste, spiccano:

  • Ingegneria per la Transizione Ecologica
  • Ingegneria Gestionale
  • Progettazione e gestione del turismo culturale, sede Siracusa;
  • Gestione dei sistemi produttivi agrari mediterranei, sede Ragusa.

Sul fronte delle lauree magistrali, l’Università di Catania introduce corsi altrettanto interessanti, tra cui:

  • Progettazione del turismo sostenibile culturale e naturalistico;
  • Construction Management and Safety;
  • Agricultural Science and Technology.

Inoltre a Siracusa verrà introdotta la facoltà di infermieristica, mentre a Ragusa si attiverà il corso di scienze motorie, offrendo ai giovani di queste aree nuove possibilità senza dover migrare verso altre città. In aggiunta, è stata introdotta anche la laurea magistrale a ciclo unico in scienze della formazione primaria, progettata per formare insegnanti specializzati per la scuola primaria. A questo si aggiungono le imperdibili opportunità offerte dalla Scuola Superiore di Catania, che ha deciso di ampliare il numero di posti per le lauree magistrali con l’aggiunta di quattro nuove posizioni.

Studenti in calo

Tuttavia, nonostante gli sforzi evidenti dell’Università di Catania e di altre università siciliane per migliorare e ampliare l’offerta formativa, resta un dato allarmante: il numero degli immatricolati è in costante declino. Tra il 2011 e il 2021, la Sicilia ha perso circa 25.000 studenti, registrando un calo del 18,6%.

Questo fenomeno, che si inserisce nel quadro più ampio della fuga di cervelli dal Sud verso le regioni del Centro-Nord e l’estero, rappresenta una sfida enorme per l’isola.

Le ragioni sono complesse e includono non solo la mancanza di lavoro qualificato, ma anche la percezione diffusa che studiare e formarsi al Nord o all’estero possa garantire migliori opportunità future.

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