8 marzo, bisogna “festeggiare”? Sì, ma c’è ancora tantissima strada da fare

Un coro all'unisono, nelle città italiane, sui social e non solo, in occasione della Giornata Internazionale della Donna. Per la parità di genere la strada da percorrere è ancora lunga.

8 marzo 2024: è arrivata anche quest’anno la Giornata Internazionale della Donna, tra scioperi, manifestazioni e un grido di protesta all’unisono. Sono ancora tanti, troppi, i diritti negati in varie zone del mondo e la disparità di genere che ancora persiste. Oggi, il mondo dei social, e non solo, è un coro unito, un urlo, delle voci che si chiedono cosa ci sia da “festeggiare”. Nulla, secondo molte e molti. Nulla perché la strada da percorrere è ancora lunga.

8 marzo: le “voci” sui social

Scorrendo i social network oggi, sembra si voglia quasi sottolineare l’ipocrisia espressa durante questo giorno, mettendo da parte con delle mimose delle questioni ancora più vive che mai. “Che me ne faccio delle mimose se poi vi girate dall’altra parte quando si parla di cultura del patriarcato, fate battute sullo stupro, siete contro l’aborto, i femminicidi non sono un problema e vivete di misoginia”, si legge sul social X, ex Twitter. E c’è chi si scaglia pienamente contro le iniziative che spesso caratterizzano questa ricorrenza: “Facciamo finta che delle donne ce ne importi qualcosa regalando mimose e facendo sconti dedicati solo a loro mentre continuiamo a dire che la disparità salariale va bene, che non c’è nessuna emergenza femminicidi e che le vittime di stupro se la cercano, scrive un’altra utente sul social.

A proposito di femminicidio, uno dei temi più caldi tra quelli affrontati in occasione della commemorazione odierna, significativo il post pubblicato su Instagram dall’agenzia funebre Taffo, pienamente impegnata in operazioni di marketing tramite i social. L’ immagine è chiara: una lapide raffigurante il numero 18, ovvero i femminicidi già avvenuti in questi primi 3 mesi del 2024, accompagnata dalla domanda Auguri de che?“.

8 marzo: lo sciopero generale per “alzare la voce”

Se sui social il messaggio lanciato è chiaro, lo stesso si riflette nelle principali piazze di diverse città italiane, Catania compresa. Sostenere la parità di genere, contrastare i femminicidi, promuovere il salario minimo, opporsi all’autonomia differenziata e allo smantellamento dello Stato sociale. Queste le motivazioni principali dello sciopero in corso nella giornata di oggi.

I dati sui femminicidi e violenze sessuali

Lo ha già ben messo in evidenza Taffo. Il 2024 non è iniziato bene e il fenomeno è più vivo che mai. Fino ad oggi, sono 18 i femminicidi avvenuti in questi 3 mesi. Facendo un passo indietro, il 2023 ha, invece, registrato oltre 100 vittime. Il dato più terrorizzante è che la maggior parte di questi femminicidi, più della metà, è avvenuta per mano del proprio partner, secondo quanto si legge nel report del Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale.

Nella stessa analisi si affronta anche il fenomeno delle violenze sessuali, anche in questo caso, dati scoraggianti, con un trend di crescita registrato nel 2023 rispetto ai precedenti anni.

Gap di genere in ambito lavorativo

Un altro report, quello di FragilItalia, mette, invece, in evidenza la situazione lavorativa delle donne. Se da un lato si registra un’ occupazione che ne conta oltre 10 milioni, dall’altro si mette in evidenza un gap retributivo ancora rilevante.

È ancora un 8 marzo dove la parità di genere è ancora timida, sotto questo punto di vista. Dati alla mano, per il 71% delle donne, non c’è parità di retribuzione in confronto a quella maschile. Secondo gli ultimi dati disponibili del relativo Osservatorio Inps, nel 2022 si registra una differenza di retribuzione media annua di 7.922 euro. Quella degli uomini si attesta a 26.227 euro contro i 18.305 euro delle donne.

8 marzo: perché si celebra

Poco da celebrare, dunque, a fronte di molte cause ancora irrisolte che dimostrano che la parità di genere è ancora un miraggio e che il patriarcato è sempre presente.

Facendo un salto nel passato, ecco quali sono le origini di questa ricorrenza. Bisogna risalire ai secoli XIX e XX, quando, soprattutto nel mondo anglosassone, nacquero i primi movimenti. All’epoca, obiettivo principale era l’ottenimento del diritto di voto e, di conseguenza, una maggiore partecipazione femminile in politica.

Fino alla prima guerra mondiale, si susseguirono una serie di manifestazioni, poi riprese nel 1917, anno in cui, in Russia le donne ottennero il diritto di voto, proprio l’8 marzo. Ma nel 1908 si può individuare la vera e propria origine di questa ricorrenza, in un fatto sanguinoso, riguardante la morte di alcune operaie in un incendio nella fabbrica Cottons, l’8 marzo del 1908 a New York.

L’ ONU ha riconosciuto ufficialmente la giornata il 16 dicembre del 1977. Da allora, è stata istituita in tutti i Paesi una Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale.


Donne e giornalismo: 5 figure femminili italiane che hanno fatto la storia

Dario Cosimo Longo

Dario Cosimo Longo nasce a Catania il 6 febbraio 1995. È Laureato in Scienze e Lingue per la Comunicazione e laureando in Comunicazione della Cultura e dello Spettacolo. Collabora con la testata LiveUnict da maggio 2022 e da aprile 2023 è coordinatore di redazione. Se su LiveUnict ci sono articoli sui concerti, probabilmente li ha scritti lui. Ma scrive anche di sport, mobilità sostenibile e turismo. 📧 d.longo@liveunict.com

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