Gli studi sul vulcano siciliano permetteranno di testare tecniche di analisi dei dati radar per l'individuazione di attività vulcanica in corso su Venere.
Una soluzione per studiare il vulcanismo di Venere proprio dietro l’angolo? A risolvere il problema viene in aiuto un team internazionale di ricercatori guidati dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), in collaborazione con i vulcanologi dell’Osservatorio Etneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV-OE),
L’Etna, da sempre, è considerato un vero e proprio laboratorio naturale a cielo aperto per i geologi che si occupano di vulcanismo, perché facile da raggiungere e perché è possibile effettuare osservazioni prelevando campioni di lava che saranno poi comparati con quelli prodotti dalle future missioni su Venere. Lo studio “Mount Etna as a terrestrial laboratory to investigate recent volcanic activity on Venus by future missions: a comparison with Idunn Mons, Venus”, recentemente pubblicato sulla rivista Icarus, riaccende i riflettori sull’Etna, uno dei vulcani attivi più monitorati al mondo. Gli studi sul vulcano siciliano permetteranno, ai geologi, di testare tecniche di analisi dei dati radar per l’individuazione di attività vulcanica in corso su Venere.
“Il vulcano Etna a partire dal XIX secolo in poi è stato, e continua ad essere, un laboratorio di ricerca per tutta la comunità scientifica italiana e internazionale riguardo gli studi di tipo geologico, vulcanologico, geofisico e geochimico e, grazie al sistema di monitoraggio multiparametrico dell’Osservatorio Etneo dell’INGV, è uno dei vulcani meglio studiati al mondo”, ha affermato Stefano Branca, direttore dell’Osservatorio Etneo dell’INGV e coautore dell’articolo.
“Questo lavoro evidenzia ancora di più questo aspetto anche per quanto riguarda lo studio del vulcanismo planetario, come nel caso di Venere. Infatti, le notevoli conoscenze sulla storia eruttiva del vulcano siciliano, acquisita durante gli studi realizzati per la pubblicazione della carta geologica dell’Etna alla scala 1:50.000, unitamente alle conoscenze sull’attività recente hanno permesso di fare una comparazione morfostrutturale con il vulcano Idunn al fine di individuare possibile evidenza di vulcanismo attivo su Venere. Questo studio rappresenta il primo tassello di una importante collaborazione multidisciplinare tra astrofisici e vulcanologi dell’Osservatorio Etneo dell’INGV. Una sinergia che apre affascinanti capitoli di ricerca e getta nuova luce sui misteri del vulcanismo di Venere”, ha poi concluso Branca.
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