Ecosistema urbano 2023: il report di Legambiente non riporta buone nuove per Catania e il resto della Sicilia. Ecco quali posizioni occupano alcune delle città dell'Isola.
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Ecosistema urbano 2023: non sono giunte buone notizie, con la strada che rimane in salita e con miglioramenti che sono molto lievi. Nelle città italiane, infatti, secondo il report di Legambiente, le emergenze urbane rimangono le stesse: dallo smog ai trasporti, fino ad arrivare allo spreco idrico e al gran numero di auto circolanti.
La città di Catania, in questo report giunto alla sua 30esima edizione, risulta essere la meno green d’Italia, e il resto dell’Isola non occupa gradini alti di questa classifica.
Ecco, nel dettaglio, gli aspetti principali della graduatoria di questo report e quali sono i parametri che sono stati presi in considerazione per stilarla.
I parametri presi in considerazione per determinare questa classifica sono 19 e il punteggio massimo teorico che si può attribuire è di 100 punti. Si va dalla presenza nell’aria di biossido di azoto a quella di polveri sottili e di ozono. Altri aspetti presi in considerazione riguardano il trasporto pubblico e il tasso motorizzazione auto, la presenza del verde e delle aree pedonali, ciclabilità, tasso di incidentalità stradale e i rifiuti, con questo ultimo che è un tema cruciale e tasto dolente per quanto riguarda le città siciliane e non.
Se nessuna città aveva superato gli 80 punti nel report dello scorso anno, stavolta se ne contano 3, nonché quelle che occupano il podio. Il primo posto è occupato dalla città di Trento, già vincitrice nelle scorse edizioni e seconda in quella del 2022. Punto di forza della provincia autonoma è la qualità dell’aria, oltre ad un calo dei consumi idrici e della produzione di rifiuti.
Secondo posto per Mantova, che migliora facendo un grande balzo in avanti, dopo la decima posizione del 2022. Sebbene ci sia stato un miglioramento per quanto riguarda i valori di di NO2 e nella raccolta differenziata, la città lombarda risulta essere tra le 8 con il consumo di acqua più alto.
Completa il podio la friulana Pordenone, che nel 2022 occupava il quinto posto e nel 2021 il settimo posto. I maggiori miglioramenti si vedono nella raccolta differenziata e nella quantità di rifiuti prodotta, passando da 520 kg per abitante all’anno della scorsa edizione ai 493 di quest’anno.
Come già accennato, non sono pervenuti buoni risultati per la Sicilia, con Palermo e Catania che sono i fanalini di coda della classifica, con il 20,86%. La prima città dell’Isola si trova al 72esimo posto, ed è Agrigento (49,69%), classificata, però, tra le migliori sulla presenza di biossido di azoto e nel consumo idrico domestico. Bisogna scendere di 9 posizioni per trovare la seconda città siciliana, Enna (47,40%), che, al contrario di Agrigento è nel gruppo delle peggiori per la presenza di biossido di azoto. Altro tasto dolente per la città più alta d’Europa è la scarsa presenza di alberi nell’area urbana.
Tornando alla coda della classifica, a far compagnia a Catania e Palermo c’è anche Caltanissetta, e i punti critici abbondano. La città nissena è, infatti, nel taccuino delle peggiori secondo i parametri che riguardano le polveri sottili, l’ozono, i consumi idrici domestici, la dispersione di rete idrica, il trasporto urbano e le energie rinnovabili. Molti di questi sono in comune con il capoluogo Palermo, dove si aggiunge il sempre discusso tema dei rifiuti.
Analizzando il report dello scorso anno, Catania occupava la penultima posizione insieme a Palermo. In questo 2023 si registra, quindi, un ulteriore peggioramento che vede le 2 maggiori città siciliane appaiate all’ultimo a pari merito.
I tasti dolenti sono molteplici e nella sezione del report che classifica le migliori città a seconda del parametro analizzato, il capoluogo etneo non è presente. Oltre al già citato problema dei rifiuti, si va ad aggiungere la presenza critica di polveri sottili nell’aria e il numero di passeggeri nel trasporto pubblico urbano. Sotto gli occhi di tutti, infatti, l’elevato tasso di motorizzazione, a causa, soprattutto, del grande numero di persone che, residenti nei paesi etnei, si recano in città per motivi lavorativi o altro. Il dato è scoraggiante. A Catania si conta un numero altissimo di auto per abitante, 78 su 100 persone. E questo è un chiaro campanello d’allarme di come bisogna urgentemente intervenire sui sistemi di trasporto pubblico, la cui priorità deve essere rivolta anche verso i paesi etnei. Sono evidenti i disagi che stanno subendo i passeggeri dell’Ast. A tal proposito, tutto tace per il famoso progetto EtnaRail, un sistema di metropolitana leggera su monorotaia per collegare i principali paesi etnei al capoluogo etneo.
Come non parlare, inoltre, del consumo eccessivo di acqua potabile procapite al giorno, che passa dai 92 litri agli attuali 246. Migliorano, invece, le perdite della rete idrica che dal 71% dichiarato lo scorso anno, scende al 61%, restando comunque tra i valori più alti della penisola.
Da segnalare, infine, un altro aspetto critico che riguarda l’uso inefficiente del suolo. Sono, ancora, vivi gli effetti dell’abusivismo e della speculazione edilizia di stampo mafioso, del presente e del passato. I progetti sono, tuttavia, presenti, come la riqualificazione di Corso Martiri della Libertà, l’annuncio, pochi giorni fa, per la riorganizzazione del porto e la tanto discussa questione di San Berillo, una ferita ancora aperta, come è stata definita da Legambiente, risalente già agli anni 50/60, quando il mito di Catania “Milano del Sud”, stava prendendo piede.
Tanti, dunque, gli aspetti da migliorare, per una città che detiene un potenziale straordinario ma che deve, necessariamente venire fuori.
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