Se una strada può diventare "mito", i chilometri che la Strada Statale 121 dovrà macinare per diventarlo sembrano ancora troppi.
I suoi 96 anni di istituzione (che festeggerà più precisamente nel prossimo mese di maggio) e gli oltre 252 chilometri di lunghezza la incoronano, a buona ragione, come uno dei più antichi ed importanti collegamenti viari della Sicilia: si sta parlando della Strada Statale 121.
Tra un caposaldo iniziale, posto esattamente a ridosso della Porta Ferdinandea nella catanese piazza Palestro, ed uno finale che si interseca con lo svincolo per l’A19 nella zona di Villabate, le vertiginose curve della SS121 incrociano o attraversano svariati comuni dell’entroterra siculo di ben 4 province – rispettivamente Catania, Enna, Caltanissetta e Palermo – e si lasciano più volte accarezzare dalle sponde dei fiumi Simeto e Dittaino. Le diverse altitudini in cui la strada si snoda, la maggior parte intorno ai 600 metri s.l.m., rendono il percorso decisamente suggestivo: l’occhio può infatti posarsi sia su zone più collinari e montuose che su territori più “selvaggi”, location degne di una pellicola spaghetti-western a firma di Sergio Leone.
Proprio queste sembrano essere le principali motivazioni per cui alcuni siti web, come Moto.it, hanno voluto descrivere la nostra statale catanese come “la piccola Route 66”, la leggendaria strada americana che – con i suoi quasi 4.000 chilometri di asfalto rovente – collega la ventosa città di Chicago a Santa Monica, nello Stato della California.
Malgrado l’affascinante parallelismo tra queste due strade, non sono però in molti i cittadini della provincia a farsi trasportare dal “mito” della 121. Al contrario, l’appellativo utilizzato da chi, ogni giorno, si trova costretto a percorrere la statale, in particolar modo il tratto in cui essa assume le caratteristiche di Superstrada, non lascia spazio al mistero: la “strada della morte”.
Gli incidenti più recenti (al momento della stesura di questo articolo), che hanno visto come solita protagonista la Catania – Paternò, sono stati registrati nella tarda serata dell’8 ottobre: diverse testate giornalistiche ed emittenti televisive locali, tra cui il giornale La Sicilia e la biancavillese Videostar, riportavano infatti ben tre sinistri avvenuti consecutivamente, di cui due all’altezza dello svincolo per il centro commerciale Etnapolis ed un altro in direzione Paternò. 11 i feriti in totale, tra i quali due carabinieri travolti da un’auto mentre svolgevano i rilievi sul primo incidente. Un bilancio che va a rinforzare una media giornaliera di sinistri dalle cifre terrificanti.
All’appellativo di “strada della morte” della Catania – Paternò si è affiancato, durante gli anni, il secondo appellativo di “strada della burocrazia”.
A settembre di quest’anno, il Comitato Tecnico-Scientifico dell’Assessorato Regionale del Territorio e dell’Ambiente ha finalmente espresso parere favorevole sul progetto di sistemazione dello svincolo per Paternò, passando dunque il testimone ad Anas Sicilia, società che gestisce il tratto stradale e che dovrà occuparsi della realizzazione dei lavori. Si tratta di una conquista fortemente voluta, specialmente dal deputato nazionale Francesco Ciancitto e dal sindaco paternese Nino Naso, che proprio nei mesi scorsi avevano invocato un’accelerazione sull’iter burocratico.
Il progetto in questione – finanziato con un importo di circa 1,80 milioni di euro – fa parte del “pacchetto di misure” del Piano Operativo FSC 2014-2020, ossia una serie di interventi da realizzare anche in Sicilia.
A lasciare perplessi sono però le tempistiche: l’1 dicembre 2016 è stata la data in cui il CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) ha approvato e firmato il progetto (fonte: Mobilità.org), e ad ottobre 2023 si attende ancora l’inizio dei lavori.
“Le cose viste dall’alto fanno sempre meno impressione”, recita una frase del famoso “Per un pugno di dollari“, film capolavoro proprio del regista Sergio Leone. Chissà, però, se è davvero così.
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