Nei giorni scorsi, a Torino, si è tenuta l’edizione 2023 del Salone Internazionale del Libro, famosa manifestazione culturale che ogni anno raccoglie migliaia di persone. In particolare, venerdì 19 maggio, è intervenuta la scrittrice Susanna Tamaro, che ha discusso a proposito dell’insegnamento della letteratura italiana nelle scuole.
“Cambierei completamente l’insegnamento della letteratura italiana a scuola, quella è una cosa vergognosa – ha detto -. Basta con Verga, non ne possiamo più“. E ancora: “Ci sono testi davvero difficili e anche brutti. Si potrebbe sostituire Verga con ‘Va’ dove ti porta il cuore’“.
La Fondazione Verga, però, non è d’accordo e risponde alle forti affermazioni dell’autrice tramite un post sul proprio profilo Facebook.
“Le recenti affermazioni di Susanna Tamaro al Salone del Libro di Torino, in quanto presentate come indicazioni per l’insegnamento della letteratura a scuola, richiedono qualche breve considerazione – si legge nel post -. Numero 1, la logica del mercato del libro e dei suoi interessi economici non può pensare di imporre, senza alcun ritegno, le sue scelte al canone letterario del nostro Paese.
Numero 2, l’insegnamento della letteratura a scuola va certamente adeguato ai tempi, dedicando maggiore spazio alla letteratura contemporanea, senza però rinunciare ai grandi classici e alle domande di senso che da essi possono scaturire. Numero 3, il piacere che deriva dalla lettura dei grandi libri ha un’intensità, un valore più duraturo, più profondo della superficiale contingente ‘piacevolezza’ che si sottrae alle domande di senso, anche se queste possono apparire ‘difficili‘.
Numero 4, i giovani hanno tendenzialmente bisogno di ‘comprendere’. A tale bisogno, può rispondere soprattutto la grande letteratura, mediata dall’insegnamento all’interno di quella comunità interpretante che è ogni classe scolastica. Numero 5, le letture ‘amene’, come il libro più famoso della signora Tamaro, possono far evadere dalla cruda realtà, ma non forniscono ai ragazzi quella sensazione di rispecchiamento che gli psicologi additano come passaggio fondamentale per la crescita dell’io.
Numero 6: la letteratura sa rappresentare anche le brutture degli uomini, anche l’inferno, come hanno fatto Dante, Shakespeare, Verga; rendendo, però, nelle forme immortali delle loro opere, ‘bella’ anche la cattiveria del mondo.
Alla fine, la Presidente ed il Vicepresidente del Consiglio Scientifico della Fondazione Verga hanno rivolto una domanda all’autrice: “Allora vorremmo chiedere alla scrittrice: è più formativo per mettere in guardia dal bullismo il ‘brutto e cattivo’ Rosso Malpelo o la letteratura alla melassa?“