L'Unione Europea ha di recente approvato una direttiva sulla trasparenza salariale che obbligherà all'inserimento della retribuzione negli annunci di lavoro e al contenimento del gender pay gap.
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Molto presto potrebbe verificarsi un cambio di passo nella regolamentazione del campo professionale negli stati membri dell’Unione Europea. Infatti, è notizia recente la direttiva a livello europeo che mira all’abbattimento delle disparità salariali di ogni tipo, in modo da favorire la trasparenza di retribuzione. L’approvazione di tale misura comporterà una vera rivoluzione negli ambienti lavorativi, a favore dei lavoratori: ecco in cosa consiste e cosa potrebbe cambiare.
Di recente il Parlamento Europeo ha approvato una direttiva avente per oggetto la trasparenza salariale analizzata sotto vari punti di vista. In particolare, la direttiva per la quale è arrivato l’ok del Parlamento Europeo è nata da una proposta della Commissione Europea di alcuni anni fa ed è stata votata di recente con 427 voti a favore, 79 contrari e 76 astensioni.
Come anticipato, la normativa europea proposta prevederà l’inserimento di nuove regole per quanto riguarda la trasparenza salariale. Per definire l’ufficialità della misura bisognerà attendere l’approvazione da parte del Consiglio e, una volta ottenuta, sarà possibile introdurre la direttiva in Gazzetta Ufficiale. Da quel momento, gli Stati membri dell’Unione Europea avranno tre anni di tempo per far applicare la normativa alle aziende e, in caso di riscontro negativo, di procedere alle sanzioni.
Tra le questioni che più hanno attirato l’attenzione mediatica e dei lavoratori riguardo la decisione del Parlamento Europeo, il contrasto al “segreto retributivo” è di certo l’argomento che ha suscitato maggior clamore. Infatti, attraverso l’applicazione della direttiva UE, diventerà obbligatorio indicare negli annunci di lavoro la retribuzione prevista per l’impiego.
A tal proposito, il cosiddetto “segreto salariale” è destinato a sparire, considerando che sarà formalmente vietato. “Le norme stabiliscono infatti che i lavoratori e i loro rappresentanti abbiano il diritto di ricevere informazioni chiare ed esaurienti sui livelli retributivi individuali e medi, suddivisi per genere – è stato riportato dal Parlamento Europeo a sostegno della propria decisione -. Non dovranno esserci clausole contrattuali che impediscano ai lavoratori di divulgare informazioni sulla loro retribuzione o di chiedere informazioni in merito ad essa o alla retribuzione di altre categorie di lavoratori”.
Di conseguenza, una volta ottenuto il via libera anche da parte del Consiglio, le aziende di tutto il territorio appartenente all’Unione Europea avranno tre anni di tempo per uniformarsi alla norma e saranno obbligati a trascrivere la retribuzione prevista per l’impiego negli annunci di lavoro che pubblicheranno.
Tuttavia, come riportato in apertura, l’attività dell’UE nell’ambito della trasparenza salariale non si è limitata esclusivamente alla necessità di esplicitare gli stipendi proposti negli annunci di lavoro. Infatti, un altro tema affrontato nel contesto della direttiva approvata dal Parlamento Europeo è quello della lotta al gender pay gap.
Questo fenomeno purtroppo riscontrato in tutto il mondo indica la condizione di disparità retributiva a seconda del genere, la quale anche in Italia vede le donne avere la peggio ottenendo stipendi minori rispetto a quelli della controparte maschile a parità di mansioni.
Per combattere questa realtà, la direttiva approvata dal Parlamento Europeo prevede una clausola che rimanda proprio alla questione del gender pay gap. Nello specifico, le nuove regole in materia di retribuzione prevedono che gli stipendi pubblici e privati siano definiti su criteri che prescindono dal genere, così come dovranno essere neutri anche i criteri di valutazione professionale e i processi di assunzione, durante i quali non devono verificarsi atteggiamenti discriminatori.
Infine, per tentare un minimo contrasto all’evasione della normativa, l’UE ha individuato dei criteri che permetteranno di valutare la parità salariale nelle aziende. Infatti, in tutte le aziende con più di 100 dipendenti che prevedono un divario salariale di genere che sia superiore al 5% i datori di lavoro saranno chiamati “a effettuare una valutazione delle retribuzioni in cooperazione con i rappresentanti dei loro dipendenti” in modo da correggere il dislivello di retribuzione.
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