Secondo Legambiente, la città di Catania sarebbe tra le più insicure d'Italia per l'alta percentuale di auto e di incidenti stradali: i dati del report "Clean Cities 2023".
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Non manca ormai molto tempo al 2030: ma perché questa data è tanto importante? I motivi sono diversi e sono per lo più legati ai “propositi” per il futuro. Infatti, a molti sarà nota l’ormai celebre Agenda 2030 dell’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, la quale consiste in 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) per permettere un progresso eticamente responsabile del mondo intero. E a soli 7 anni dalla scadenza dell’Agenda 2030 c’è ancora tanto lavoro da fare per poter considerare gli obiettivi prefissati come raggiunti.
Tuttavia, il 2030 riveste un ruolo importante anche per altri enti, come Legambiente. Infatti, l’associazione ambientalista analizza di anno in anno l’avanzamento delle città italiane nei confronti degli obiettivi di riduzione delle emissioni e sicurezza fissati al 2030. E anche in questo caso, a soli 7 anni dalla scadenza, la meta sembra ancora troppo lontana. Tra le città analizzate per il 2023 è presente anche Catania, che è risultata essere una delle più insicure d’Italia per l’alto numero di auto e incidenti: eco nel dettaglio la situazione della città etnea.
Prima di approfondire la situazione etnea, è interessante comprendere a pieno in cosa consiste il rapporto “Clean Cities 2023” di Legambiente. Si tratta di una campagna itinerante che ha visto l’analisi di 18 capoluoghi italiani distribuiti in tutto il Paese. Lo scopo è stato quello di promuovere un nuovo modello di mobilità urbana che sia meno inquinante e più sicuro. D’impatto è lo slogan scelto per la campagna, legato anche alla petizione lanciata online, al grido di “Ci siamo rotti i polmoni!”.
Tuttavia, non si tratta di una esclusiva italiana. Infatti, l’iniziativa fa parte della “Clean Cities Campaign”, una rete di associazioni ambientaliste sparse per l’Europa che si spende per raggiungere un livello di mobilità che sia ecosostenibile e a emissioni zero entro il 2030.
Per quanto riguarda la città di Catania, la tappa etnea è stata la 16° per il 2023 e i dati rilevati non sono stati dei migliori. Infatti, la città di Catania presenta un modello di mobilità che non è né ecosostenibile né sicuro. Infatti, dai dati evidenziati si osserva un forte inquinamento dell’aria, causato dall’alta percentuale di PM10 e PM2.5 nell’aria etnea, i quali dovranno subire rispettivamente una riduzione del 29 e del 23% per rispettare gli standard adottati dall’Europa per il 2030.
Inoltre, un altro elemento da considerare è un annoso problema di Catania: la presenza di troppe auto in città. Infatti, se ne registrano 79 per 100 abitanti, dato che porta l’incremento anche dell’indice di incidentalità con ben 5,72 morti e feriti ogni 1000 abitanti all’anno. E sono proprio questi due elementi a rendere Catania una delle città più insicure d’Italia, considerando che il tasso di incidentalità è notevolmente superiore alla media nazionale e che l’obiettivo per il 2030 è di rimanere al di sotto dei 2 casi.
Infine, una parentesi a parte è quella dell’utilizzo del trasporto pubblico e delle piste ciclabili. Infatti, nel primo caso, la percentuale etnea risulta essere insufficiente e ben 15 volte inferiore rispetto alla città di Milano, e nel secondo caso l’offerta è insufficiente nonostante la presenza notevole di ciclisti urbani.
Ma qual è la situazione nel resto della Sicilia? “Clean Cities 2023″ ha analizzato anche la condizione della città di Palermo, capoluogo di regione, e può essere interessante confrontare i dati con la città di Catania. Purtroppo, in termini di inquinamento, Palermo non può essere presa come esempio dalla città etnea: infatti, secondo i dati rilevati, se il PM10 dovrà essere ridotto del 29%, il PM2,5 necessiterà un’azione ancora più forte, per ottenere una riduzione del 44% entro il 2030.
Infine, la situazione di Palermo è simile a quella etnea anche per quanto riguarda l’alta presenza di auto per abitante che provocano traffico e inquinamento. In particolare, si sottolinea come risulti poco funzionale la ZTL del centro storico palermitano, considerando che i veicoli inquinanti continuano a transitare autorizzati dal pagamento del ticket giornaliero o, in assenza di ciò, evadendo il pagamento della sanzione.
Tuttavia, sarebbe errato pensare che questa situazione di arretratezza riguardi solamente le due città siciliane. Infatti, secondo quanto rilevato da Legambiente durante la campagna “Clean Cities 2023”, l’Italia intera si trova lontano dal raggiungimento degli obiettivi prefissati per il 2030: e il tutto, nonostante manchi poco più di un lustro alla scadenza.
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