La tecnologia progredisce, e le giovani generazioni sono sempre più abituate ad un mondo quasi dipendente dagli strumenti tecnologici. Non a caso si sente sempre più spesso parlare di “nativi digitali” quando ci si riferisce alle ultime generazioni di esseri umani. Tuttavia, la situazione è da tenere sotto controllo, secondo le ultime indagini e i relativi risultati rilevati. Infatti, secondo una recente analisi riportata da Today e realizzata da DiTe, associazione nazionale Dipendenze Tecnologiche, su un campione di tredicimila genitori e figli, il 33% dei bimbi tra i 5 e i 6 anni in Italia ha un profilo social, mentre più della metà usa WhatsApp.
Bambini e social media
Come riportato in apertura, l’uso degli strumenti digitali è ormai quasi fondamentale nella vita di tutti giorni e sia genitori che bambini ne fanno un uso quotidiano. Che si tratti di un PC, un tablet o uno smartphone, questi strumenti sono spesso utilizzati sin da quando i bambini sono ancora in fasce per intrattenerli e distrarli. Infatti, secondo quanto analizzato, nella fascia 0-4 anni, il 60% dei genitori intrattiene i figli con i device e il 67% li usa in loro presenza, mentre nella fascia di età 4-9 anni, l’88% dichiara di intrattenere i figli con smartphone o tablet, di usarli in loro presenza (96%), di concederne l’uso prima di dormire (37%), quando sono stanchi o agitati (30%) o durante i pasti (41%).
Inoltre, DiTe ha rilevato che molti bambini hanno un profilo social ben prima di aver compiuto i 14 anni necessari per iscriversi. Inoltre, il 59% utilizza app di messaggistica come WhatsApp e una mamma su due usa lo smartphone mentre allatta il proprio figlio.
“Bimbi connessi”: il profilo
L’indagine di DiTe è stata condotta in collaborazione con la società italiana di pediatria condivisa (Sipec) e attraverso essa è stato possibile rilevare alcuni elementi fondamentali dei comportamenti e delle pratiche dei “bimbi connessi”.
Secondo quanto analizzato, nella fascia di età 9-14 anni il 98% dei ragazzi usa i dispositivi durante la giornata e il 62% preferisce farlo prima di addormentarsi, l’81% si annoia quando non li usa, il 57% preferisce rimanere connesso piuttosto che uscire, il 77% di arrabbiarsi quando lo fanno disconnettere.
“Questo ha impatto sulle relazioni e le emozioni. Sempre più ragazzi, specie dopo la pandemia, preferiscono vivere online piuttosto che fare esperienze nella vita reale, con tutto quello che può derivarne, dal cyberbullismo all’hikikomori – ha spiegato Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta e presidente di Di.te – Un uso eccessivo e precoce può avere conseguenze negative sul piano psicologico e sociale, ma molti adulti – conclude – non conoscendo i rischi è come se abdicassero il loro ruolo di educatori. Questo conferma l’esigenza di un’educazione digitale precoce: già il ginecologo o il pediatra dovrebbero iniziare a parlare con i genitori di questo”.