"Una primitiva e pericolosa usanza": è questa la definizione avanzata da Francesco Tanasi, segretario nazionale del Codacons, che chiede ai sindaci di vietare i fuochi d'artificio.

Foto d'archivio.
In molti sono soliti salutare l’arrivo di un nuovo anno con fuochi d’artificio: un’usanza che potrebbe ripetersi in tutta Italia anche per questo Capodanno, oramai alle porte, ma che il Codacons spera si accantoni definitivamente. Per tale ragione, il segretario nazionale Francesco Tanasi ha chiesto ai sindaci di vietare i fuochi di artificio per mezzo di apposite ordinanze e richiesto persino l’intervento del Ministero dell’Interno.
Tanasi ha ricordato che, negli anni precedenti, in diverse città è stata accolta la richiesta del Codacons di vietare i tradizionali botti.
“Non si tratta, infatti, solo di una primitiva e pericolosa usanza che ogni anno provoca centinaia di feriti, anche gravi – ha dichiarato il segretario nazionale del Codacons Tanasi – ma anche di una pseudomoda che, al di là degli incidenti, costituisce comunque un problema serio per la salute, in particolare per bambini, anziani ed animali“.
Il segretario ha precisato che a costituire un rilevante pericolo non sono soltanto i botti illegali. Al contrario, secondo quanto precisato da Tanasi, “anche quelli perfettamente esplosi senza inconvenienti provocano un pericoloso aumento delle polveri sottili”. Riferiti ulteriori dettagli in merito ai rischi.
“La conseguenza – continua – è che il primo dell’anno nelle città si supera il limite di legge di 50 microgrammi al metro cubo fissato per il PM10, con un valore, a seconda dei casi, da doppio a triplo rispetto alla media del periodo. Ricordiamo che per ogni aumento di 10 microgrammi di polveri sottili concentrate nell’aria, cresce del 3 per cento il rischio di problemi respiratori tipici dei bambini. Ciò significa che se si arriva a cento microgrammi il rischio aumenta del 20 per cento.
A correre i maggiori rischi per la salute sono bambini, anziani, asmatici, chi soffre di patologie respiratorie e tutti quelli che hanno patologie correlabili all’inquinamento. Inoltre – conclude Francesco Tanasi – è accertato che i botti fatti scoppiare vicino un animale domestico producono danni irreversibili che vanno dalla morte (spesso per la paura si buttano dai balconi) allo spavento, dalla follia ai danni all’udito”.
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