In questi ultimi giorni si è parlato di un ritorno alle origini per gli studenti in attesa di affrontare l’Esame di Maturità o quelli di terza media, ovvero della reintroduzione delle Prove Invalsi quali requisito di ammissione. O almeno questo si evinceva da una lettera a firma di Roberto Ricci, presidente di Invalsi, di recente inviata agli istituti della Penisola per l’avvio delle rilevazioni dei test Invalsi.
“Lo svolgimento delle prove Invalsi 2023 – si legge, di fatto, nella lettera – costituisce requisito di ammissione all’esame di Stato conclusivo del primo ciclo d’istruzione e requisito di ammissione all’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo“.
Non per certo una novità, più una ripresa delle disposizioni precedenti il periodo pre-pandemico. Di fatto andrà ricordato che soltanto nel 2020 e nel 2021 tanto le prove Invalsi quanto l’alternanza scuola-lavoro non costituirono un requisito d’accesso all’esame.
In seguito è giunto il chiarimento da parte dello stesso Istituto.
“Il requisito di ammissione delle prove Invalsi all’esame di Stato conclusivo del primo e del secondo ciclo di istruzione – spiega, tramite una nota, l’Invalsi – è previsto dalla normativa vigente (D. Lgs. n. 62/2017), che è sempre rimasta tale avendo subito esclusivamente delle sospensioni legate all’emergenza pandemica, e pertanto il richiamo contenuto nella lettera del Presidente Invalsi del 2 novembre 2022 riprende esclusivamente il dettato normativo attualmente in vigore ed è da attribuirsi all’autonoma interlocuzione tra l’Istituto e le Istituzioni scolastiche interessate dalle rilevazioni.
L’Invalsi – conclude la nota – tiene precisare la natura meramente tecnica della comunicazione che non coinvolge in alcun modo le decisioni di competenza del Ministero dell’Istruzione e del Merito“.