Anche l'Arcivescovo interviene sulla questione sbarchi al porto di Catania: le dichiarazioni.
Centrale, in queste ore, la notizia dell’arrivo di due navi al porto di Catania, con a bordo numeri migranti. Soltanto per alcuni di questi è stato disposto lo sbarco.
Da sabato sera l’Arcivescovo di Catania Mons. Luigi Renna, la Caritas diocesana e la Comunità di Sant’Egidio hanno dichiarato di voler collaborare per l’accoglienza delle persone che viaggiavano sulla nave Humanity 1. Si ricorda che a bordo di questa si trovano ancora 35 persone. Resa pubblica, ora, una nota della Diocesi sulla questione.
“Come è noto – si legge nella nota – , le Autorità competenti, in applicazione del decreto del Ministero dell’Interno, hanno fatto sbarcare tutti i minori, le donne in stato di gravidanza e le persone fragili, in numero di 144 persone.
Questo risultato – continua – , mentre tranquillizza per la situazione di questi fratelli e sorelle più fragili, non lascia tranquilli sul futuro di chi è rimasto sulla nave, e l’Arcivescovo auspica che l’accoglienza sia totale, tenendo conto che coloro che sono rimasti a bordo, provengono da situazioni di grave disagio, oltre che da molti giorni di navigazione”.
Nel corso della serata di ieri l’Arcivescovo, insieme al vicedirettore della Caritas ed al Presidente della Comunità di Sant’Egidio Emiliano Abramo, ha raggiunto il porto per assistere alle operazioni di sbarco dalla nave Geo Barents, accertando il grande lavoro svolto da medici e Forze dell’Ordine con l’obiettivo di accogliere dignitosamente i migranti.
Secondo quanto emerso da alcuni racconti e riportato nella nota, le persone giunte a Catania sarebbero sofferenti ma animate dalla speranza di cambiare in meglio le proprie condizioni di vita. La stessa speranza caratterizzerebbe i 35 soggetti ancora a bordo della nave Humanity 1.
L’Arcivescovo auspica “che il criterio della selezione adottato finora sia rivisto dal legislatore, perché mentre mette in sicurezza alcun fasce di persone più bisognose di cure immediate, esclude chi presto potrebbe giungere all’esasperazione, perché nella fuga dal proprio Paese ha intravisto un barlume di speranza per il proprio futuro”.
“Le esigenze espresse dal Ministero degli Interni – conclude la nota – , di vedere l’Italia non lasciata sola di fronte al numero ingente di migranti che bussano alle porte dell’Europa è più che giusta, ed ha bisogno di soluzioni politiche, soprattutto di una urgente revisione del Documento di Dublino; ma evidentemente non si può aspettare la conclusione dell’iter di un dibattito politico e legislativo senza nel frattempo mettere in sicurezza l’esistenza di tante persone, create ad immagine di Dio come ciascuno di noi, che non possono vagare per il Mediterraneo o essere respinte, senza cadere nella disperazione o addirittura perdere il dono inestimabile della vita”.
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