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Anche se non si tratta di un’informazione nota a molti, le bambine e le ragazze di tutto il mondo hanno una giornata internazionale dedicata interamente a loro che è ormai giunta alla decima edizione. Infatti, l’11 ottobre di ogni anno si celebra la Giornata Internazionale delle Giovani Ragazze, la cui prima edizione si è svolta nel 2012 secondo la proclamazione dell’ONU. Come tutte le ricorrenze di questo genere, il motivo che ne giustifica l’ideazione è legato alla sensibilizzazione sul tema di cui la giornata porta il nome. Non a caso la giornata è dedicata alle giovani di sesso femminile, dato che purtroppo molte bambine e ragazze vivono spesso in condizioni di disagio, trovandosi a rappresentare una tra le categorie sociali più deboli e bisognose di protezione.
A tal proposito, lo scopo di questa giornata internazionale è soprattutto legato alla necessità di sottolineare quali sono le necessità e le difficoltà che le esponenti di questa gruppo sociale affrontano nelle varie parti del mondo. Allo stesso tempo, il motivo di una simile ricorrenza è anche quello di incentivare l’emancipazione delle bambine e delle ragazze e la protezione e il rispetto dei loro diritti.
Bambine e ragazze, dossier “indifesa”: le criticità riscontrate
Quando si parla di temi sociali quali la condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo, è spesso possibile poter trarre delle riflessioni a partire da rapporti e dossier tematici. Infatti, anche a proposito della tematica delle piccole donne è possibile trovare un dossier relativo: si tratta di “indifesa”, un rapporto realizzato da Terre des Hommes, rete composta da 11 organizzazioni nazionali che si occupano della protezione dei diritti umani in vari campi. “Indifesa” è basato su una una campagna che mira alla protezione delle bambine del mondo e dei loro diritti e, dai dati raccolti ogni anno, è possibile estrapolare le informazioni per il rapporto annuale riguardo questo tema.
Nello specifico, per l’edizione 2022, sono state individuate tre minacce globali per i risultati raggiunti negli ultimi tempi in materia di diritti delle bambine. Si tratta della pandemia, e del rischio che se ne verifichino di ulteriori, delle guerre e dei cambiamenti climatici. Infatti, nel primo caso, le differenze di genere si sono manifestate anche nell’impatto che il Covid 19 ha avuto su bambini e bambine, lasciando le seconde notevolmente più indebolite a causa di violenze subite durante i lockdown, gravidanze e matrimoni forzati conseguenti al peggioramento delle condizioni economiche familiari. Allo stesso tempo, sia i conflitti armati che la questione ambientale hanno avuto ripercussioni sul mondo intero e sull’economia globale, gravando soprattutto sulle categorie sociali più vulnerabili, quali donne e bambine.
Sicilia: il fenomeno delle “baby mamme”
Per quanto riguarda la situazione italiana, le maggiori criticità riscontrate per ragazze e bambine sono molteplici: un esempio, è quello dell’alta presenza di “Neet” sul suolo nazionale, valore che lo rende il primo paese europeo per numero di giovani che non studiano e non lavorano, e che in Italia sono in maggioranza donne, soprattutto nella fascia 30-34 anni, quando per le donne diventa estremamente complesso entrare nel mondo del lavoro.
Tuttavia, tra le informazioni relative all’Italia sono presenti anche dei dati specifici per ogni regione. Tra questi, la Sicilia detiene un primato assoluto, vale a dire quello relativo al numero di bambini nati vivi da “baby mamme”. Secondo quanto riportato nel dossier di TDH, i bambini nati in Italia da madri minorenni sono stati 923 nel 2020, dei quali 4 sono nati da tre ragazze italiane e una straniera con meno di 15 anni, quindi prima dell’età del consenso. In generale, il dato è in decrescita rispetto al dato pre-Covid, dato che nel 2019 i bambini nati da baby mamme erano stati 1.086 e nel 2018 erano nati persino 1.218 infanti.
Come anticipato, la Sicilia è la prima regione italiana per numero di bambini nati dalle cosiddette “baby mamme”, vale a dire ragazze minori di 17 anni. Non si tratta della prima volta che l’Isola ottiene il primo posto, ottenuto per il 2020 con 232 bambini, seguita dai 206 nati in Campania e gli 88 nati in Puglia.
Inoltre, si aggiunge che al conteggio potrebbero essere aggiunti i bambini nati da madri che hanno compiuto 18 anni al momento del parto, ma che sono rimaste incinte da minorenni: si tratta di altri 1.200 neonati, di cui 272 nati da madri di origine straniera e i restanti 928 nati da giovani italiane.
Povertà educativa: è “allarme matematica” in Sicilia
Tra i dati registrati per la Sicilia vi è anche quello relativo alla povertà educativa, ulteriore criticità della condizione di bambine e ragazze in Italia. A ragion del vero, secondo quanto riportato nel dossier “indifesa”, la problematica riguarda indistintamente i giovani italiani di sesso maschile e femminile: in realtà, il dato era in miglioramento prima della pandemia, ma i lunghi periodi di didattica a distanza hanno dato luogo a un peggioramento.
Tuttavia, nello specifico, si registra un trend inverso per ragazze e ragazzi: se le prime hanno risultati peggiori nelle competenze matematiche, i secondi si trovano in una situazione simile per le competenze alfabetiche. Infatti, il 47,2% delle ragazze in Italia è insufficiente in materie matematiche, rispetto ad un pur sempre alto 43,1% della controparte maschile. Tra le regioni in cui le ragazze hanno risultati peggiori in matematica si trovano soprattutto quelle del Mezzogiorno, con la Calabria in testa (68% studentesse insufficienti), seguita da Campania (64,3%) e Sicilia (63,3%).