Tramite il DNA è stato possibile riscontrare in un'area archeologica siciliana la presenza di mercenari nell'esercito greco dell'età classica: i risultati dello studio.
Nell’esercito greco di stanza in Sicilia nel V secolo a.C. erano presenti anche dei mercenari. Questo è quanto rivela uno studio dell’Università di Firenze che mirava ad indagare la varietà genetica dei soldati dell’Antica Grecia. I risultati sono stati ottenuti attraverso l’analisi del DNA, il quale è stato ricavato dalle sepolture di Himera, la necropoli della Sicilia occidentale che ospita 54 individui sepolti nell’area archeologica.
Secondo quanto evidenziato dallo studio, i soldati dell’esercito dell’Antica Grecia non erano solo cittadini della polis ma vi erano anche mercenari provenienti dall’Europa nord orientale, dal Caucaso e dalle steppe eurasiatiche. Questi arrivarono in Sicilia nel V secolo a.C. insieme ai Greci del mar Egeo, i quali avevano deciso di espandersi nel Mediterraneo per conquistare nuovi territori e stabilire delle colonie, allo stesso modo dei Fenici provenienti da Oriente. E fu proprio con questi ultimi che l’esercito dell’Antica Grecia ebbe modo di scontrarsi in Sicilia, territorio ambito da entrambe le popolazioni per l’espansione mediterranea.
Tra i vari scontri, uno si tenne proprio a Himera, tra i fenici di Cartagine e i greci di quest’ultima, Siracusa e Agrigento, che respinsero l’offensiva prima della disfatta definitiva nel 409 a.C. quando Himera fu rasa al suolo e abbandonata. La zona divenne un’area archeologica solo all’inzio degli anni ’90, quando la necropoli greca fu portata allo scoperto con le sue 10mila sepolture, tra le quali furono rinvenute anche diverse fosse comuni che accolsero i soldati caduti negli scontri.
La ricerca dell’Università di Firenze è stata coordinata dal Dipartimento di Biologia evolutiva umana di Harvard (Stati Uniti d’America), dal Dipartimento di Archeogenetica dell’Istituto Max Planck di Antropologia evolutiva (Germania), dal Centro di Evoluzione umana e scienze archeologiche dell’Università di Vienna (Austria) e dall’Università della Georgia (Athens, Stati Uniti d’America).
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