Scuola: se in alcune regioni la prima campanella è già suonata, in altre si è ormai prossimi all’inizio del nuovo anno scolastico. Si tratterà di un anno di ripresa per la scuola rispetto alla pandemia, anche se questo non significa che saranno assenti nuove sfide. Infatti, l’emergenza sanitaria si presenta come esclusivamente più contenuta, ma è ancora presente, mentre la crisi energetica sembra essere un nuovo importante ostacolo per lo svolgimento di un anno scolastico sereno.
A proposito delle sfide per il nuovo anno scolastico, Sky TG24 ha intervistato il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, il quale ha espresso la sua contrarietà riguardo la possibilità che la scuola venga sacrificata per altre questioni. “Sono favorevole ad ogni situazione che permetta alla scuola, alle famiglie, a tutti di ritrovarsi – ha dichiarato Bianchi –. Sono contrario all’idea che poiché c’è un’emergenza la scuola dev’essere la prima a pagare”.
Inoltre, il ministro ha colto l’occasione per ricordare anche il ruolo fondamentale che viene svolto dalle realtà amministrative locali, in sinergia con le scuole e il ministero stesso. “Le scuole hanno sempre fatto la loro parte, noi coi Comuni e le Province che sono i proprietari dei locali e quindi sono i responsabili anche nel garantire la funzionalità degli ambienti, parliamo continuamente – ha spiegato il ministro Bianchi –. Sicuramente la scuola non si tirerà indietro, ma non bisogna partire dalla scuola. Bisogna che questo sia l’intero paese che cambia direzione rispetto ai consumi“.
Tra i temi caldi in ambito scolastico, rimane sempre quello dell’assunzioni dei docenti e delle presenze in cattedra in tempo per l’inizio dell’anno. A tal proposito, Bianchi ha affermato che “l’anno scorso abbiamo assunto 61mila insegnanti. Quest’anno ne sono già stati assunti oltre 50mila e altri sono in via di assunzione. Poi ci sono gli insegnanti di sostegno in deroga”.
Infine, un’ultima parentesi avanzata dal ministro Bianchi è stata rivolta alla questione della denatalità che sta gravando sulla crescita del Paese. “In questi due anni scolastici noi abbiamo perso nel nostro paese quasi 300mila studenti. La previsione è che avremo quasi 1 milione e 400mila bambini in meno, compreso l’effetto migranti che avevano un’attitudine diversa rispetto alle persone che vivevano qui. C’è un’attenzione che dev’essere posta, si viva questa cosa come un’emergenza nazionale, si pongano i nostri bambini al centro dell’attenzione” ha poi concluso il ministro.