Questo è quanto emerge da un report di Save the Children. La Sicilia è al primo posto per dispersione scolastica, seguita da Calabria e Puglia.
Rientro in classe ma le notizie per la scuola non sono delle migliori. I dati che emergono dal report di Save The Children “Alla ricerca del tempo perduto – Un’analisi delle disuguaglianze nell’offerta di tempi e spazi educativi nella scuola italiana“, sono molto sconfortanti sopratutto per quanto riguarda la Sicilia e il Sud Italia in generale.
Secondo il report emerge una forte disparità territoriale e geografica. Nelle regioni meridionali, osserva Save the Children – nonostante una diminuzione importante avvenuta nell’ultimo anno in particolare in Puglia (-4,3%) e in Calabria (-3,8%), permangono percentuali di “dispersi” alla fine del percorso di istruzione più elevate rispetto alla media nazionale, con una punta del 19,8% in Campania.
Se guardiamo poi alle competenze nelle singole materie, in Campania, Calabria e Sicilia più del 60% degli studenti non raggiungono il livello base delle competenze in italiano, mentre quelle in matematica sono disattese dal 70% degli studenti in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna.
Nel caso della dispersione esplicita, l’abbandono scolastico nella maggior parte delle regioni del sud va ben oltre la media nazionale (12,7%). Le peggiori sono la Sicilia (21,1%) e la Puglia (17,6%), e valori decisamente più alti rispetto a Centro e Nord anche in Campania (16,4%) e Calabria (14%).
Il 9,7% degli studenti con un diploma superiore nel 2022 si ritrova in condizioni di dispersione “implicita”, cioè senza le competenze minime necessarie per entrare nel mondo del lavoro o dell’Università, mentre il 12,7% dei minori non arriva neanche al diploma delle superiori, perché abbandona precocemente gli studi, e in Calabria si raggiunge il 14%
Anche il confronto con l’Europa è duro, visto che l’incidenza della dispersione scolastica, nonostante i progressi compiuti, in Italia resta tra le più elevate in assoluto dopo quella della Romania (15,3%) e della Spagna (13,3%), ed è ben lontana dall’obiettivo del 9% entro il 2030 stabilito dalla UE.
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