Sicilia: l’illegalità “costa”, e non poco. Secondo le analisi avanzate dalla Confcommercio, sarebbe pari a 1,2 miliardi di euro il “prezzo” delle azioni illecite portate avanti in Sicilia.
Di fatto è stato riscontrata una crescita nel settore del racket e dell’usura, insieme ad un’ampia varietà di attività nell’illecito. Si tratta per esempio di contraffazione, abusivismo e pirateria, o ancora di furti e rapine, taccheggio e infiltrazioni della criminalità organizzata aventi come risultato un danneggiamento del settore commerciale e dell’economia dell’intera regione.
Questo è quanto emerso in occasione della nona edizione siciliana della Giornata di Confcommercio denominata “Legalità, ci piace”. Inoltre, è stato evidenziato dall’Ufficio Studi come vi sia un rischio potenzialmente maggiore di incorrere in attività di usura per tutte quelle imprese che non hanno ricevuto il credito richiesto. Ciò, considerando anche il dato relativo al 14% delle imprese del terziario dove si è percepito un peggioramento della sicurezza nel 2021. Infatti, il trend dell’usura risulta in aumento in Sicilia per il 31% delle imprese.
Come anticipato, la crescita è stata riscontrata anche nell’ambito dell’attività di racket, con imprenditori che nel corso delle interviste hanno espresso il loro timore in merito o la loro esperienza più o meno diretta con racket e usura. Dato importante, è stato sottolineato come il 58,4% degli imprenditori intervistati ha riferito la necessità di denuncia di fronte a casi simili, a fronte di un 6,4% che si crede impotente e del restante 33,6% che afferma di non sapere come comportarsi qualora si trovasse in una situazione simile.
Di certo gli attuali avvenimenti storici pesano sull’economia.
“Il perdurare della pandemia – ha evidenziato Gianluca Manenti, Presidente di Confcommercio Sicilia – ha determinato la necessità di concentrare l’attenzione su fenomeni criminali quali l’usura e sui tentativi di infiltrazione della criminalità nel tessuto economico”.
Risultano essere almeno 3.000 le imprese del commercio siciliano in vari ambiti che si trovano ad alto rischio di usura. L’illegalità, oltre a costare alle imprese siciliane del commercio e dei pubblici esercizi oltre un miliardo di euro all’anno, mette a rischio circa 10.000 posti di lavoro.
Infine, nello specifico, l’abusivismo commerciale costa circa 500 milioni di euro, mentre nella ristorazione ci si aggira attorno ai 200 milioni. Ulteriori 150 milioni pesa la contraffazione e 100 milioni per il taccheggio.