Uno dei più grandi problemi di Catania è quello che riguarda l'inquinamento atmosferico, dannoso per i cittadini e la città stessa. Ne abbiamo parlato con la presidente di Legambiente Catania.
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I capoluoghi italiani possono, e devono, diventare più green per prevenire quello che è un macro-problema: l’inquinamento atmosferico. Nella città di Catania questo non accade: la qualità dell’aria è pessima, le auto sono troppe e il progetto sostenibile è ormai alla deriva. Per approfondire questo tema, è intervenuta ai microfoni di LiveUnict Viola Sorbello, presidente del circolo Legambiente di Catania.
“La situazione in tutta la città è piuttosto critica – spiega la presidente Sorbello –. La centralina di Viale Vittorio Veneto, all’altezza dell’incrocio con Viale Libertà, ha segnato dei grandi sforamenti. A Catania l’inquinamento è dovuto al traffico automobilistico nel capoluogo etneo sono presenti 777 macchine su 1000 abitanti, questo dato è uno dei più alti d’Europa”.
Il numero elevato di autovetture provoca, infatti, inquinamento atmosferico e acustico. Diverse sono le conseguenze legate ai rischi per la salute: problemi all’apparato respiratorio, malattie cardio-respiratorie e vari disturbi al sistema nervoso. Inoltre, aumentano anche i morti sulla strada. Quello dell’inquinamento è un macro-problema sotto ogni aspetto.
Anche dal punto di vista economico e turistico, commenta Viola Sorbello, “diventa difficile spostarsi dalla città alla periferia e viceversa. Questo è un danno perché vanno a mancare degli investimenti da parte delle imprese e dai privati. Il problema si ripercuote anche sul piano turistico: la nostra è una città che ha un patrimonio artistico molto importante, ha una posizione geografica invidiabile. Per questo potrebbe avere molti più turisti di quelli che attualmente arrivano e si fermano solo per pochi giorni preferendo mete più attraenti come Siracusa, Noto o Taormina che hanno fatto scelte più coraggiose sulla mobilità trasformando tutti i loro centri storici in aree pedonali. Ma Catania è una città difficile da percorrere con mezzi diversi dalle automobili, per questo molti turisti restano nel capoluogo etneo per pochi giorni”.
Secondo l’esperta, in questa situazione, i cittadini possono fare ben poco: “La mobilità è gestita dall’amministrazione comunale, che dovrebbe adottare delle politiche di sostenibilità ambientale che vengono dall’alto. Qualcosa è stato fatto da parte di AMTS con l’iniziativa di alcuni abbonamenti al costo illusorio di 20 euro al mese. Ma c’è tanto ancora da fare, come la realizzazione di piste ciclabili, la costruzione di strade ZTL, la pedonalizzazione di numerose zone della città, la creazione delle zone 30”.
I cittadini, dal canto loro, potrebbero provare a cambiare alcuni stili di vita. Si potrebbe, per esempio, non utilizzare l’automobile per i piccoli spostamenti, ma non è semplice dato che la mobilità nella nostra città non è delle migliori. Da pochi mesi, è possibile usufruire dei monopattini, ma non esistono le strade adatte e le stesse sono occupate da tantissime automobili.
“Da anni Legambiente incontra tutte le istituzioni – dichiara la presidente –. Abbiamo chiesto dei tavoli tecnici che sono stati continuamente rifiutati. Inoltre, proviamo a collaborare con la comunità scolastica: l’ultimo progetto che abbiamo lanciato riguarda la costruzione delle strade scolastiche, ovvero un piccolo laboratorio di mobilità sostenibile, in cui attualmente si è trasformata la scuola media Cavour”.
Negli ultimi anni, Legambiente Catania ha chiesto la pedonalizzazione di Via Dusmet, la creazione di zone 30 e ha partecipato per la progettazione di una rete ciclabile, che però non è mai stata realizzata. ”Non esistono reti ciclabili che collegano la città – spiega Sorbello di Legambiente Catania –, non si mette il cittadino in condizione di muoversi con libertà nella città. Sono numerosi anche i cittadini che vivono fuori città questi sono i più colpiti, perché sono costretti a recarsi al centro della città con i loro mezzi privati”.
“Abbiamo cercato negli anni di metterci a disposizione, ma la situazione è davvero complessa. È come ritrovarsi contro un muro, l’unica cosa che possiamo fare è creare dei progetti di sostenibilità ambientale che però partono dal basso”.
“Solo per un paio di giorni le persone non hanno preso le macchine, l’aumento del prezzo della benzina è un dato irrilevante. Il problema è che la macchina è l’unico mezzo per spostarsi a Catania, dato che gli altri mezzi non funzionano”.
Al contrario di Catania, le grandi città europee sono molto sensibili al tema della sostenibilità ambientale: “La mobilità sostenibile – chiarisce Sorbello – si è realizzata perché esistono dei percorsi esclusivi per raggiungere certi luoghi, si crea dunque una certa idea di politica che spinge le persone a muoversi attraverso l’ausilio di mezzi sostenibili”
A Catania, invece, sembra quasi che i cittadini siano “costretti” a utilizzare la macchina anche per piccoli spostamenti. Purtroppo la mobilità, conclude Sorbello, “è complessa da realizzare ci vuole tanto studio, non basta allargare le strade: le zone 30 si realizzano allargando i marciapiedi e stringendo le strade in modo da costringere le macchine a rallentare la marcia, le zone 30 diminuiscono i numeri di incidenti stradali e i dati sull’inquinamento acustico ed atmosferico”.
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