Una maratona digitale, organizzata dai volontari di Padiglione Italia a Expo 2020 Dubai, riservata anche al "racconto" delle ricerche svolte nell'ateneo catanese.
La ricerca accademica gioca ruolo fondamentale nella costruzione del futuro e della bellezza della Sicilia. Per essere davvero proficua, tale ricerca deve attingere tanto agli studi scientifici quanto a quelli umanistici. Deve, anzi, servirsi del connubio tra i due.
Sul tema in questione si sono confrontati diversi esperti nel corso del convegno dal titolo “Beyond Sicilia. I volontari di Padiglione Italia raccontano le loro isole” recentemente organizzato a Dubai.
Una maratona digitale, denominata “Arcipelago Italia“, organizzata dai volontari di Padiglione Italia a Expo 2020 Dubai per raccontare con le loro voci le due principali isole italiane, la Sardegna e la Sicilia, e in particolar modo le ricerche svolte negli atenei di Sassari e Catania.
L’ambasciatrice “digitale” dell’ateneo catanese Fabiana Chillemi, laureanda del corso di laurea magistrale di Lingue e Letterature comparate, selezionata con la catanese Giorgia Lombardo tra i 60 candidati italiani del più grande progetto di mobilità studentesca “Volontari del Padiglione Italia a Expo 2020 Dubai”, in collaborazione tra il Commissariato italiano per la partecipazione dell’Italia all’Esposizione Universale e la Conferenza dei Rettori delle Università italiane, ha introdotto i risultati del progetto di ricerca “A method for similarity assessment between death masks and portraits through linear projection: The case of Vincenzo Bellini”.
Un progetto mirato alla ricostruzione più verosimile del volto del grande compositore catanese Vincenzo Bellini frutto del lavoro condotto da due gruppi di ricerca dell’Università di Catania: quello di Disegno e Metodi dell’Ingegneria industriale, composto dal Prof. Salvatore Massimo Oliveri e dai ricercatori Gaetano Sequenzia e Gabriele Fatuzzo, e quello dell’Image Processing Laboratory, composto dal Prof. Filippo Stanco con i ricercatori Dario Allegra e Filippo Milotta.
Una ricerca che combina insieme gli studi letterari con quelli informatici e ingegneristici.
Nel corso dell’incontro è intervenuta la Prof.ssa Lucia Zappalà, delegata all’Internazionalizzazione, che, nel presentare la dimensione internazionale dell’Università di Catania, ha sottolineato «l’importanza dell’esperienza internazionale nella formazione di studenti e studentesse».
“Questa è resa possibile dai numerosi strumenti messi in atto e veicolati dall’Ateneo – ha aggiunto la delegata al coordinamento dell’Internazionalizzazione d’Ateneo –, come per l’appunto il bando MAECI-CRUI nell’ambito del quale sono state selezionate le due studentesse dell’Università di Catania, che diventano così ambasciatrici della conoscenza e della Sicilia nel mondo o la nuova identità dell’Università di Catania, che diventa Università Europea grazie alla partecipazione al progetto Eunice”.
Ad aprire l’intervento i dottorandi Giuseppe Sanfratello e Nicol Oddo in Scienze per il Patrimonio e la Produzione culturale dell’Università di Catania che hanno raccontato Vincenzo Bellini e i luoghi del “Cigno catanese” evidenziando l’importanza della ricerca condotta nell’ateneo catanese nel campo degli studi musicologici sulla figura e opera del grande operista catanese, grazie anche alla presenza nel Dipartimento di Scienze Umanistiche della Fondazione Bellini e del Centro studi belliniani. E in particolar modo si sono soffermati sul recente studio storico-critico e filologico degli anni giovanili del Bellini inserito nel volume “Gli spazi del talento” della prof.ssa Maria Rosa De Luca, delegata ai Rapporti con il territorio e con le realtà culturali.
Successivamente il Prof. Filippo Stanco, delegato per le Innovazioni tecnologiche per l’informazione, ha introdotto le tematiche di ricerca dell’informatica applicata ai Beni culturali, mentre Dario Allegra, ricercatore del Dipartimento di Matematica e Informatica, si è soffermato sui risultati ottenuti sul caso della maschera e dei dipinti di Bellini.
La ricerca ha permesso di far luce su un misterioso “cold case”: la causa della morte del celebre compositore avvenuta nel 1835 a Puteaux in Francia. Stando alla versione ufficiale si sarebbe trattato di decesso per infezione intestinale, ma alcuni storici hanno ipotizzato una morte per avvelenamento. Re Luigi Filippo ordinò l’autopsia e l’imbalsamazione del corpo dell’artista. Dall’esame effettuato dal prof. Adolphe Dalmas si è giunti alla conclusione di un decesso per colite ulcerosa. Da questo risultato, e in particolare da alcune maschere che raffigurerebbero il volto del Bellini (la prima è stata realizzata dallo scultore Jean Pierre Dantan al momento dell’autopsia), si sono mossi i ricercatori del gruppo di Disegno e Metodi dell’Ingegneria industriale del dipartimento di Ingegneria elettrica elettronica e informatica. Applicando le tecniche di antropologia virtuale sulle maschere i ricercatori hanno dimostrato incongruenze con il referto autoptico.
Il gruppo di Informatica del Dipartimento di Matematica e Informatica, invece, ha sviluppato un software per la comparazione tra la maschera mortuaria in cera presente all’interno del museo Belliniano a Catania e 14 ritratti del compositore realizzati da artisti dell’epoca. Grazie al software “Image Mark Pro” sono stati individuati in ogni ritratto 16 landmark, ossia punti chiave antropometrici, e in particolar modo che l’opera del maestro Angelo D’Agata raffigura in modo più similare il vero volto del Bellini. La ricerca, inoltre, ha permesso, mettendo insieme i diversi campi della medicina o ingegneria, di ricostruire in 3D il vero volto di Vincenzo Bellini.
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