Da Peppe Nappa all’Abbatazzu: la storia delle celebri maschere del carnevale siciliano

Il "giovedì grasso" ha dato ufficialmente il via ai festeggiamenti carnevaleschi in Sicilia: fino all'1 marzo, le città si arricchiranno di colori e maschere. Ma a proposito di maschere, forse non tutti sanno che l'Isola ha una sua lunga tradizione di personaggi carnevaleschi. Eccone alcuni.

Maschere e colori invadono le città: è arrivato il Carnevale. La giornata di ieri, il “giovedì grasso” 24 febbraio, ha segnato infatti l’inizio delle celebrazioni della coloratissima “festa mobile”. In questi giorni, tutto è concesso: indossare maschere, lanciare coriandoli, travestirsi, degustare le classiche prelibatezze caratterizzanti le giornate carnevalesche.

Ben presto, inoltre, inizieranno le sfilate dei carri allegorici; quel che forse non tutti sanno, tuttavia, è che tra di essi è possibile scorgere le “maschere” tipiche siciliane. Come la Colombina veneziana, l’Arlecchino bergamasco o il Pulcinella napoletano, anche la Sicilia ha una lunga tradizione di personaggi mascherati carnevaleschi, alcuni dei quali trovano le loro origini nel Seicento. Ecco le più celebri, da est a ovest dell’Isola.

Peppe Nappa

La maschera siciliana per eccellenza è certamente Peppe (talvolta Beppe) Nappa: il personaggio si sviluppa nello stesso periodo di Arlecchino e Pulcinella, con la nascita della commedia dell’arte. Si hanno testimonianze del personaggio sin dal 1610, momento nel quale appare nella scenetta “il lazzo del lavaggio dei vestiti”.

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Peppe Nappa, il cui nome sta a significare “toppa” in siciliano, è facilmente riconoscibile: si veste con ampie casacche e calzoni azzurri, indossando un cappellino di feltro verde o bianco. Questo personaggio viene rappresentato come un servitore, spesso inaffidabile: è beffardo, goloso, molto pigro. Improvvisa danze e salti acrobatici, ma non resiste ai colpi di sonno, motivo per il quale lo si vede sbadigliare spesso.

Il personaggio di Peppe Nappa, dagli anni ’50, è stato adottato in particolare dal comitato dei festeggiamenti del Carnevale di Sciacca, di cui è divenuto la maschera simbolo, tanto da avere un carro allegorico tutto suo, fuori dal classico concorso annuale: sindaco simbolico della città durante il periodo carnevalesco, abitualmente, anche secondo un rito pagano, il carro viene infine dato alle fiamme, tra i canti tipici dedicati alla maschera.

L’Abbatazzu e le maschere del Carnevale di Acireale

Naturalmente, Peppe Nappa non è l’unica maschera siciliana: durante i festeggiamenti del Carnevale di Acireale, che assieme a quello di Sciacca è conosciuto riconosciuto tra i più celebri d’Italia, non è inusuale veder girare per strada alcune delle maschere storiche.

Tra di queste, è possibile trovare l’Abbatazzu, storica maschera tardo seicentesca, talvolta sostituita dalla successiva maschera dei Baruni. L’Abbatazzu si veste tipicamente in modo stravagante: abiti ricchi di fronzoli, grandi parrucche in testa e un tovagliolo appeso al collo, simbolo delle persone infette dell’epoca, utilizzato durante il carnevale per far distrarre, anche solo per un po’, dalle paure portate dalle pandemie dell’epoca.

Altre figure celebri del Carnevale di Acireale, tuttavia bandite da circa un secolo, sono senza dubbioManti, sostituiti successivamente dai Domino: figure mascherate, rivestite da lunghi mantelli neri che ne celavano l’identità. La maschera fu messa al bando dopo numerosi casi di crimini compiuti durante le festività carnevalesche, data l’abitudine dei malviventi di adottare i travestimento per non farsi scoprire dalle forze dell’ordine.

Le altre celebri maschere siciliane

Tra gli altri celebri personaggi carnevaleschi siciliani, certamente non vanno dimenticati il Nannu e la Nanna di Termini Imerese, in provincia di Palermo. Il Nannu è, secondo la tradizione, la personificazione in cartapesta dell’anno trascorso. Come tale, alla fine delle manifestazioni, durante il martedì grasso, la figura viene bruciata.

Ad accompagnare il Nannu è possibile trovare l’unica maschera femminile siciliana, la Nanna: compito della maschera, descritta spesso come alta, snella e con un mazzo di ravanelli in mano, regalateli dal marito, è “sopravvivere” alla morte del Nannu, simboleggiando la continuità e la fertilità dell’anno nuovo.

Spostandosi verso la Valle dell’Alcantara, inoltre, fa la sua apparizione il Re Carnevale; ad esso è associato, durante il martedì grasso, l’evento della cianciuta di re Carnalivari, dove il Re, su un carro e con una salsiccia in mano, viene seguito da vedove e “piagnoni”, che lamentano l’inizio della quaresima, prendendo in giro tanto la mancanza della carne dalle tavole così come quella del Re, riconosciuto dalle vedove come “focoso amante”, fino al prossimo Carnevale.

Ma vi sarebbero ancora tantissime altre maschere da citare: spostandosi in lungo e in largo per l’Isola, infatti, sono molteplici i personaggi tradizionali carnevaleschi, come ad esempio Riavulicchi corleonesi, il Mastro di Campo di Mezzojuso, Zuppiddo e, infine, l‘OrsoIl Carnevale siciliano, come in tutta Italia, è un momento di celebrazioni mischiate a colori, sapori e maschere storiche: conoscerle e preservarle è contribuire a tenere viva la tradizione dell’Isola.

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Cristina Maya Rao

Classe '97, frequenta il corso di Laurea Magistrale in Scienze del Testo per le Professioni Digitali. Ama parlare di storia e cultura siciliana, ma anche di musica, arte, astronomia ed eventi: mentre scrive, impara sempre qualcosa di nuovo.

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Cristina Maya Rao

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