Molte persone, con lavoro o famiglia, hanno cominciato o ripreso a seguire le lezioni all'Università di Catania proprio grazie alla Didattica a Distanza: il "nuovo piano strategico" annunciato negli scorsi giorni terrà conto di tali esigenze e vantaggi? Di seguito la riflessione di uno studente.
Lunedì 14 febbraio si è tenuta la cerimonia di inaugurazione del nuovo anno accademico dell’Università di Catania, il 587° dalla fondazione.
Nel corso dell’evento il Rettore, Francesco Priolo, ha annunciato che l’Ateneo è impegnato in un nuovo piano strategico, dalla durata quinquinnale. Si punta a “innovazione e digitalizzazione: cambiamenti strutturali per modernizzare l’istruzione”. Una seconda fase dello stesso piano, a detta dello stesso Rettore, ruoterà intorno all’inclusione sociale. In attesa delle novità, uno studente dello stesso ateneo sottolinea come strumenti utilizzati nel corso della pandemia, quali la Didattica a Distanza, abbiano permesso a precise categorie di avvicinarsi, o riavvicinarsi, agli studi. Di ciò si terrà ora conto?
Di seguito la lettera inviata da questo studente universitario alla redazione di LiveUnict.
“Il 14 febbraio 2022 si è inaugurato il 587° anno accademico di Unict. Un evento che chiaramente ogni anno si arricchisce sempre di più, una cerimonia che con caratteristiche diverse, si celebra attraverso i tempi che cambiano.
Quest’anno la cerimonia è stata organizzata dopo due anni di pandemia, periodo nel corso del quale l’Ateneo ha mirabilmente affrontato una didattica anomala, un evento inedito e, malgrado non ci fossero elementi conoscitivi, con tutti i Docenti è riuscito a mantenere e garantire il diritto allo studio.
Nelle relazioni, si è parlato di ‘nuovo piano strategico’, del fatto che ‘l’università dopo la pandemia non potrà essere più la stessa’, di risorse per ammodernare l’università, renderla più ‘attrattiva’ e rispondere ai bisogni crescenti.
Un diritto allo studio dunque ‘come recita la costituzione’ universale. Certamente, tutte buone intenzioni ma non è stato evidenziato che delle categorie si sono avvicinate all’università proprio per le condizioni in cui l’università ha somministrato la didattica, la DaD.
Insieme agli studenti diversamente abili, si sono avvicinate categorie che avevano accantonato il ‘sogno’ universitario in quanto mamme, papà, lavoratori, e perché no anche pensionati, abili o meno.
Queste nuove categorie si sono aggiunti al percorso ‘normale’, in quanto la nuova realtà permetteva loro di seguire le lezioni da remoto e addirittura programmarle (in quanto registrate) in funzione del poco tempo libero che avevano a disposizione. Un miracolo della pandemia.
Ora, le innovazioni che il Magnifico Rettore il Professore Priolo enuncia tengono conto di queste nuove figure nel ‘Nuovo piano strategico’?
Se sì, credo che questo nuovo corso si debba implementare già a partire dal secondo semestre per una ‘Didattica Integrata’ e che diventi strutturale con qualche forma che l’Ateneo riterrà utile.
Non si può rischiare di tornare ad una normalità che, di fatto, escludeva nel periodo pre-pandemia. Se il diritto allo studio è un diritto universale, deve essere fruibile per tutte le categorie di studenti. Certamente in riferimento a quei dipartimenti dove si evidenzia nel corso di laurea che ‘la frequenza non è obbligatoria’. Diversamente, si cade in una contraddizione”.
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