Italiani via di casa a 30 anni, tra gli ultimi in UE: gli aiuti per i più giovani

In Spagna si annuncia un bonus con cui aiutare i giovani a pagare l'affitto: una misura, questa, che mira ad abbassare l'età in cui mediamente si raggiunge l'emancipazione. In Italia si lascia la casa d'origine a oltre 30 anni.

Con un bonus di 250 euro mensili, il Governo spagnolo desidera agevolare gli under 35 nel pagamento dell’affitto. Si tratta dell’originale misura recentemente annunciata dal premier Pedro Sánchez, una tra quelle inserite nella Legge di Bilancio da presentare al Parlamento di Madrid.

In tal modo, i giovani tra i 18 e i 35 anni con un impiego ed un reddito inferiore ai 23.725 euro, non dovranno temere di lasciar casa dei genitori per via delle spese da sostenere, non di rado eccessive. Al contrario verranno spinti a scegliere una sistemazione adeguata alle proprie esigenze e, con essa, l’autonomia.

Il bonus da 250 euro (che nel caso di famiglie meno abbienti, grazie ad un implemento con altre misure, dovrebbe riuscire a coprire fino al 40% del costo dell’affitto), è un’agevolazione che cela e denuncia un fenomeno tanto diffuso quanto drammatico.

 Di fatto, secondo quanto indicato anche dallo stesso presidente Sánchez, si tratta di una misura a cui si ricorre con la speranza di abbassare l’età media in cui si lascia l’abitazione in cui si è nati e cresciuti. Quella, insomma, in cui si opta per l’autonomia.

All’interno dei confini spagnoli i giovani attendono in media i 29 anni per lasciare il “nido”. Cosa succede, nel frattempo in Italia?

La situazione in Italia e il confronto con altri Paesi

In Italia si diventa indipendenti più tardi che in Spagna. È stato l’ufficio statistico dell’Unione europea (Eurostat), in occasione della Giornata internazionale della gioventù, a fornire un dato legato all’anno 2020: nel Bel Paese i giovani smettono di abitare con i propri genitori ad un’età media di 30,2, identica a quella registrata da Malta.

Una media, quella italiana, estremamente più alta rispetto a quella riportata da altri Paesi dell’Unione Europea. Basti pensare che in Svezia ci si emancipa mediamente a 17,5 anni mentre in Lussemburgo l’età media sale appena a 19,8 anni.

La media dell’Unione europea, invece, è di 26,4 anni.

Quel che, più in generale, si è notato è che nei Paesi settentrionali e occidentali l’indipendenza dei giovani giunge mediamente entro la prima metà dei loro vent’anni. Al contrario, in quelli meridionali e orientali alcune responsabilità come il mantenimento di una casa giungono più tardi, tra la fine dei venti e l’inizio dei trent’anni.

Occorrerà precisare, tuttavia, che l’Italia non è ultima in UE in questo ambito. In Slovacchia si va via di casa mediamente a quasi 31 anni mentre in Croazia persino a 32,4.

Inoltre, le abitudini cambierebbero a seconda del sesso dei coinvolti. Nei Paesi dell’UE gli uomini scelgono più tardi l’emancipazione: in media all’età di 27,4 anni, mentre le donne esattamente due anni prima. Se poi si consultano i dati delle singole Nazioni si scopre che in Croazia l’età di emancipazione maschile è fissata in media a 34 anni ed è molto più alta di quella femminile, ferma a 30,9 anni.

 È la Svezia, in questo caso, a rappresentare un’eccezione: di fatto, secondo gli ultimi dati Eurostat, solo in questo Paese le donne restano con la propria famiglia d’origine mediamente 0,1 anni in più rispetto ai connazionali uomini.

In Italia i giovani lasciano tardi casa dei genitori: quanti hanno un lavoro?

Dipendere dai propri genitori è una scelta immotivata o costretta? Quel che è certo è che in moltissimi casi ciò dipende dall’assenza di un impiego, non raro soprattutto dopo l’avvento della pandemia. Secondo i dati Istat resi pubblici a settembre, la disoccupazione giovanile ad agosto 2021 era ancora al 27,3%.

Importante è anche l’allarme emerso dall’ultimo rapporto annuale della Caritas sulla povertà. Secondo questo, nei primi otto mesi del 2021 non solo è aumentato il totale di soggetti assistiti dall’ente rispetto al 2020 (del 7,6%), ma nel giro degli ultimi 12 mesi si è rafforzato anche “lo svantaggio di minori e giovani under 34”. La già citata povertà, dunque, è in crescita tra i più giovani.

Italia: le misure riservate agli under 36

In Italia non è stato ancora messo a punto alcun bonus destinato a rendere “più leggero” il peso dell’affitto per i più giovani. Tuttavia, non mancano le misure pensate per questa categoria.

Andrà citata, per esempio, la misura del Decreto Sostegni bis ormai conosciuta come “Bonus prima casa under 36”.  Questa implica una serie di agevolazioni fiscali da riservare a chi ha meno di 36 anni, un Isee non superiore a 40.000 ed il desiderio di acquistare la prima casa entro il 30 giugno 2022.

I giovani acquirenti che beneficeranno di tale misura verranno, tra il resto, esentati dal pagamento dell’imposta di registro, ipotecaria e catastale.

Non va dimenticato, poi, il “Bonus assunzioni under 36” che più che a render concreto il sogno di una casa, punta a far crescere il tasso di giovani con un lavoro stabile.

Di fatto il Bonus in questione, introdotto dalla Legge di Bilancio 2021, è un esonero contributivo da riservare ai datori di lavoro privati che entro l’ultimo giorno dell’anno, il 31 dicembre 2021, assumeranno giovani (al di sotto dei 36 anni) a tempo indeterminato o ne stabilizzeranno il rapporto a termine.

 

Marzia Gazzo

Marzia Gazzo nasce a Catania il 6 giugno 1998. Laureata in Lettere Moderne, collabora con la testata LiveUnict da maggio 2018. Da dicembre 2020 è coordinatrice della redazione. Ama leggere belle parole, ascoltare voci, raccontare storie.

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