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Il green pass obbligatorio diventa legge. È infatti necessario esibire la certificazione verde se si è maggiori di 12 anni per potersi sedere ai tavoli di ristoranti, bar e tavole calde (solo al chiuso), ma non se si vuole prendere un caffè al bancone. Allo stesso modo è obbligatorio possedere il documento in questione anche per accedere a stadi, palestre, piscine e per assistere agli spettacoli, anche all’aperto.
Il nodo controlli
Data la legge il problema è ora quello di stabilire a chi sarà affidato il compito dei controlli del green pass. Nei giorni scorsi la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, si era espressa a sfavore dell’idea che debbano essere i titolari di bar e ristoranti a chiedere la carta d’identità ai clienti per verificare che non ci sia abuso nell’esibizione della certificazione verde.
Tuttavia, il Garante della Privacy, citando esplicitamente il Dpcm dello scorso 17 giugno, ha fatto notare che anche i titolari delle strutture ricettive e degli esercizi pubblici possono chiedere ai clienti di esibire un documento d’identità a coloro i quali esibiscono il green pass, sulla scia di quanto già avviene, per esempio, nel caso in cui un presunto minorenne voglia acquistare o consumare alcolici.
Il chiarimento del Viminale
Per dirimere la questione su come e quando sia utile da parte dell’esercente chiedere un documento d’identità al cliente, la circolare ricorda che per la verifica del green pass sono necessarie due fasi:
- verifica del possesso della certificazione verde;
- dimostrazione dell’identità del cliente.
Coloro che dovranno verificare il documento d’identità dei clienti sono, in primo luogo, i pubblici ufficiali, ma per quanto riguarda i servizi di ristorazione, anche i titolari. Il controllo sarà necessario quando “appaia manifesta l’incongruenza con i dati anagrafici contenuti nella certificazione”.
Controllo del green pass: la circolare del Viminale (PDF)
La reazione degli esercenti
In merito alla questione però gli esercenti non si sono espressi positivamente. Da quando infatti è stata introdotta la legge, alcuni esercizi pubblici si sono dimostrati esplicitamente contrari alla norma. Adesso il dibattito verte sul quarto comma dell’articolo 13 della circolare diramata dal Viminale, volta a chiarire come e quando i titolari di bar e ristoranti dovranno richiedere un documento d’identità.
Nel testo si legge infatti che l’intestatario della certificazione verde è chiamato, a richiesta dei verificatori, a mostrare la propria identità personale tramite esibizione di un documento. I ristoratori, dal canto loro, sottolineano le loro perplessità. “Ci auguriamo che la nostra “richiesta” della carta di identità avvenga soltanto laddove si ravvisi una palese contraffazione del certificato – spiega il direttore generale della Fipe, Roberto Calungi –. E in quel caso, se il cliente si rifiuta di esibire il documento, chiameremmo le forze dell’ordine. Non possiamo sostituirci a un pubblico ufficiale”.