Al Museo di Zoologia finanziato interamente con i fondi dell'Università di Catania arriva anche l'antenato del "Liotru" simbolo di Catania. Di seguito alcune fotografie del museo.
Tra la tigre, la zebra e il leone, spicca proprio lui: l’Elefante “Africano”, l’antenato del “Liotru”. E non poteva essere altrimenti. È il simbolo di una città, “u Liotru” per i catanesi un “marchio” a cui hanno affidato la protezione contro le eruzioni dell’Etna oltre che essere fonte continua e immensa di ispirazione. E, ovviamente, da protagonista indiscusso, non può che fare bella mostra di sé al centro del salone grande del rinnovato Museo di Zoologia e Casa delle farfalle che stamattina ha riaperto i battenti.
Una struttura, il più antico museo zoologico siciliano, fondato nel 1853 dal prof. Andrea Aradas, allora nei locali del Palazzo centrale dell’ateneo catanese, che dal 1922 è ospitato nella sede attuale di via Androne 81, in un edificio in stile Liberty appositamente edificato costituito da un ampio salone a piano terra e da uno spazio al primo piano all’interno della sezione di Biologia Animale “Marcello La Greca” del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania.
Ad accogliere i visitatori al museo ovviamente il padrone di casa, eletto “simbolo” di MuZoo: l’elefante “africano” arrivato nel giardino della villa Bellini a Catania nel lontano 1889, un “regalo” dell’imperatore d’Etiopia Menelik II al re d’Italia Umberto I a seguito della firma del trattato di Uccialli. Una volta imbalsamato è stato donato nei primi anni ’20 del secolo scorso al Museo di Zoologia che, nel corso della cerimonia di riapertura, ha affascinato i primi visitatori tra cui il rettore Francesco Priolo, le delegate alla Terza missione Alessia Tricomi e al Sistema Museale di Ateneo Germana Barone, il direttore del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche ed Ambientali Gian Pietro Giusso del Galdo e il responsabile della sezione di Biologia Animale Salvatore Saccone.
“Un progetto che parte da lontano con il pieno contributo dell’ateneo per offrire alla società civile un’altra struttura museale di prestigio e con una concezione moderna – ha spiegato il rettore Francesco Priolo – Ancora una volta ci apriamo ai cittadini con la nostra tradizione con una proiezione sul futuro di questo territorio”.
Una struttura che ha riaperto i battenti dopo gli interventi di ammodernamento realizzati nel biennio 2020-2021 con fondi dell’Ateneo di Catania, ad illustrarli gli architetti Sebastiano Pulvirenti e Barbara Carfì.
“Oggi abbiamo restituito a tutti un museo “open”, grazie anche al prezioso contributo di studenti e dottorandi, che in tempi brevi sarà ulteriormente implementato con una sezione dedicata alle specie aliene” – ha spiegato il responsabile scientifico della struttura Giorgio Sabella alla presenza del responsabile delle attività didattiche e divulgative della struttura museale Fabio Viglianisi.
Al suo interno 150mila invertebrati e 2.500 esemplari di vertebrati collocati nel nuovo allestimento basato su più moderni principi della museologia zoologica: gli esemplari non sono più esposti all’interno di vetrine, ma raggruppati secondo criteri sistematici e zoogeografici e in spazi senza barriere.
Tra i vertebrati spiccano i Colibrì che, con 217 esemplari, rappresentano la più ricca collezione italiana di questi piccolissimi uccelli esposti in una bacheca lunga sette metri e attorniati da numerosi esemplari di altri uccelli esotici tutti provenienti dalla storica collezione del barone Michele Auteri della metà del XIX secolo. Della collezione dell’Auteri fanno attualmente parte, al primo piano del museo, anche 8 preziose campane di cristallo con all’interno uccelli imbalsamati ascrivibili alla tassidermia del periodo “Vittoriano” metà XIX secolo. Ma anche 946 esemplari appartenenti per la maggior parte a specie esotiche provenienti dall’America Latina, dall’Oceania e dall’Africa e, in minima parte, dalla regione Paleartica.
Il Museo di Zoologia, inoltre, propone, su apposite isole, specie tipiche della savana africana (leone, zebra, impala e l’elefante) e specie più note e spettacolari dell’ordine degli Artiodattili (cervo, daino, alce) e della Famiglia degli Ursidi (orso bianco e orso del Tibet).
Oltre a mammiferi e uccelli provenienti dall’emisfero australe, in esposizione anche esemplari appartenenti all’ordine dei Carnivori (tigre, leopardo, puma) e alcuni rappresentanti della classe dei Rettili (pitone, iguana, coccodrillo). Ricostruita anche la filogenesi dei Primati e degli Ominidi con l’esposizione di esemplari in pelle, scheletri e calchi di crani.
Spettacolare l’esposizione in sospensione – a 4 metri d’altezza – del cranio e di alcune vertebre di un Capodoglio (un tempo “volante” al Palazzo centrale in piazza Università) e due scheletri di uccelli corridori, lo Struzzo e il Nandù, e su appositi telai di numerosi uccelli rapaci e esotici: dal maestoso Condor delle Ande, al Grifone, dai pappagalli alle paradisee. In mostra anche vari esemplari di scimmie del Vecchio e del Nuovo mondo.
Dal punto di vista multimediale, il museo è dotato di quattro totem informativi touch-screen e di un grande monitor in cui sarà possibile seguire i documentari. Al primo piano è possibile ammirare diversi esemplari dei principali phyla di invertebrati e importanti collezioni ornitologiche.
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