Il settore dei pubblici esercizi nel 2020 soffre una grave perdita, 837 le imprese che chiudono i battenti. Numerose le famiglie siciliane rimaste senza lavoro.
Il 2020 è stato un anno da dimenticare per molti settori, ma quello che ha toccato davvero il fondo è stato quello della ristorazione. Si contano infatti 365 bar e 472 ristoranti che a fine 2020 hanno definitivamente chiuso i battenti, per un totale di 837 imprese, che hanno chiuso, lasciando senza lavoro numerose famiglie siciliane. Più nello specifico, sono 71 le società di capitali, 137 le società di persone e 627 le ditte individuali.
Sono state davvero devastanti dunque le conseguenze della pandemia per un settore come quello dei pubblici esercizi. Infatti dai recenti dati emerge che sia stato il settore più colpito per la difficoltà che si incontra a rispettare le giuste condizioni di igiene contro il virus in un esercizio di questo tipo.
Per esempio, tra i vari dati che emergono dal report abbiamo la comparazione del prezzo del caffè differente in diverse città. A Palermo il prezzo ammonta a 0,98 cent, a Messina invece 0,81 mentre a 1,04 ad Alessandria.
I dati riportati aggiornati al 31 Marzo 2021, sono tratti dal rapporto annuale Fipe-Confcommercio. ”I dubbi – afferma il presidente Dario Pistorio – non sono tanto sulla fiducia che i consumatori abbiamo voglia di tornare al ”fuori casa” quanto sulla tempistica delle misure di contenimento del Covid”.
Si prospetta per il 2021 una lunga ripresa, che si deve sicuramente mettere a confronto con le misure di contenimento covid-19, come orari di apertura, distanziamento e coprifuoco.
Ma, per tornare economicamente ai livelli pre-covid, la strada è ancora lunga. Lo conferma il presidente Conf-commercio Sicilia, Gianluca Manenti: ‘‘Esiste ancora una grande incertezza, circa il 70% degli intervistati si divide tra chi pensa che questo sdarà già possibile nel 2022 e chi invece ipotizza che ciò avverrà solo nel 2023. Esiste tuttavia una quota rilevante di esperti che pensa non si riuscirà a tornare a livelli pre-Covid prima del 2024. Per tutti, le stime sono fortemente legate alle tempistiche di uscita dallo stato di emergenza sanitaria e, di conseguenza, al successo della campagna vaccinale e alla mancanza di ulteriori ondate pandemiche”.
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