Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza voluto dal Governo verrà presto presentato all'Unione Europea per l'approvazione. Stanziati fondi per l'istruzione e il potenziamento delle scuole di ogni ordine e grado comprese le università e gli enti di ricerca e dottorati.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), comunemente conosciuto come Recovery Plan, verrà inviato a Bruxelles per essere esaminato dall’Unione Europea entro il prossimo 30 aprile. Il Piano dovrà illustrare come verranno utilizzati gli oltre 220 miliardi stanziati per la ricostruzione post-pandemia.
Proprio una cospicua parte dei fondi verrà destinata all’istruzione e alla ricerca, circa 30 miliardi di euro, di cui oltre 19 dedicati al potenziamento dell’istruzione. Si prevedono dunque una serie di interventi strutturali che dovranno risolvere anche alcuni problemi che da anni interessano le nostre scuole e università. I punti sono stati sintetizzati da Skuola.net.
Sempre in questi anni è stato discusso il tema delle “lauree abilitanti”, ovvero permettere ad alcune formazioni universitarie di rilasciare, insieme con il diploma finale, anche di fatto l’abilitazione. Il tema è tornato in auge proprio in occasione della pandemia, quando si aveva necessità di avere nell’immediato disponibilità di operatori sanitari.
Il Piano prevede dunque la rivalutazione delle lauree abilitanti per alcune professioni, eliminando alcuni esami di stato ad oggi obbligatori per l’esercizio effettivo della professione, come nel caso di medici, psicologi e farmacisti.
Importante anche il potenziamento degli alloggi per gli studenti fuorisede insieme con il potenziamento dei fondi per aumentare l’entità delle borse di studio. Si prevede che le stanze aumenteranno dalle attuali 40 mila a 120 mila entro il 2026; mentre il numero delle borse di studio annuali dovrebbero raddoppiare da 200 mila a 400 mila e l’importo minimo potrebbe crescere di oltre 700 euro. Si prevedono per questo circa 400 milioni di euro di fondi.
Altro nodo dedicato dal Piano è volto a internazionalizzare l’istituzione e rafforzare una base culturale e teorica comune in tutto il territorio nazionale. Verranno a tal fine incentivate le abilità digitali, comportamentali e le conoscenze applicative. Il tutto avverrà anche attraverso le cosiddette discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics).
Importante a tal fine sarà un corso obbligatorio di coding per tutti gli studenti all’interno del proprio ciclo scolastico. Si pensa anche di provvedere alla trasformazione degli spazi scolastici affinché possano diventare più adattabili, flessibili e digitali.
Importante infine è la riforma dei dottorati e l’aggiornamento, che avverrà attraverso un Decreto Ministeriale da decretare entro il 2021, della loro disciplina andando a semplificare le procedure per il coinvolgimento di imprese e centri di ricerca. Verranno anche rafforzate le misure dedicate alla costruzione di percorsi di dottorato, non per forza finalizzati alla carriera accademica.
Il Piano da ultimo cercherà anche di ridurre i divari numerici e anagrafici con i principali partner europei e a ridurre il fenomeno della fuga dei cervelli. Si cercherà di aumentare il numero dei dottorati di 3.600 unità attraverso tre cicli di reclutamento a partire dal 2021, ciascuno dei quali dotato di 1.200 borse di studio.
Il primo segmento formativo interessato dal Piano che va da 0 a 6 anni, dove i posti sono un po’ in tutto il territorio più bassi rispetto alla domanda. Il tempo pieno verrà garantito ad un numero sempre maggiore di studenti e quindi serviranno più mense scolastiche. Verranno anche destinati fondi per la costruzione e la messa in sicurezza di infrastrutture dedicate allo sport a scuola.
I famosi quanto discussi test Invalsi hanno evidenziato come alcuni territori, specialmente nel Sud Italia, non riescono a pareggiare le competenze base degli studenti con la media OCSE. Sono dunque previste dal Piano azioni specifiche sulle scuole che hanno maggiori criticità, attraverso il supporto di tutor esterni per i dirigenti scolastici e i docenti, formazione docenti, azioni di mentoring e counseling per studenti, anche coloro i quali hanno abbandonato la scuola dopo l’obbligo formativo senza conseguire il diploma.
Uno dei problemi strutturali delle scuole sono le classi sopraffollate. Entro il 2021 sarà da rivedere i parametri di dimensionamento delle aule e degli istituti. Bisognerà superare quelle riforme che negli ultimi vent’anni hanno portato ad un aumento del numero di alunni per classe e accorpare o chiudere i siti scolastici che non raggiungevano numeri entro una certa soglia.
Altro punto centrale del Recovery Plan sarà quello dedicato alla formazione tecnica e professionale. I tradizionali istituti tecnici saranno aggiornati nei percorsi in base alle richieste che arriveranno dal tessuto produttivo italiano. Verrà rivista anche la formazione terziaria rappresentato dagli Istituti Tecnici Superiori (ITS) cercando di raddoppiare gli iscritti incrementando l’offerta degli enti che si occupano proprio di questo settore, attraverso anche la creazione di cooperazione con aziende, università e centri di ricerca.
Nota interessante è il potenziamento dell’orientamento nelle scuole. Tutti gli studenti delle scuole secondarie di primo grado verranno aiutati con un programma di orientamento studiato per loro al fine di permettere una consapevole scelta del proprio percorso formativo. L’orientamento riguarderà poi anche la scelta delle università, con moduli da circa 30 ore annue da somministrare agli studenti del quarto e del quinto anno delle scuole superiori, insieme alla realizzazione di una piattaforma nazionale per far conoscere le opportunità offerte dalle università.
Infine, per favorire il passaggio dalla scuola all’università e aumentare il numero dei laureati, le università dovranno attivare dei mini-corsi in favore degli studenti delle classi superiori, sia per orientare gli studenti sia per colmare eventuali lacune formative prima di entrare di fatto nelle università.
È giù attivo il progetto di scuole superiori che permettono di raggiungere il diploma in quattro anni. La scuola sperimentale verrà però potenziati con un incremento significativo di almeno 1.000 classi su tutto il territorio nazionale. Questo perché il progetto in sé, benché attualmente attivo, resta limitato a poche scuole.
Altra riforma riguarda la formazione dei docenti. Verrà migliorato il processo di reclutamento e formazione attraverso la revisione delle procedure concorsuali per attivare il ruolo di docente, ampliando e rafforzando l’anno di formazione.
Si cercherà di aumentare la qualità del corpo docente riformando il sistema scolastico. Il sistema in questione partirà già da quest’anno e si dovrà concludere nel 2022 attraverso l’istituzione anche di un organismo specifico qualificato: la Scuola di Alta Formazione
Verrà infine richiesto ai docenti anche l’acquisizione di competenze digitali per favorire l’approccio sempre più importante all’eduzione online.
L’edilizia scolastica verrà potenziata al fine di permettere interventi su connettività Internet, ambienti, palestre e mense. Gli istituti scolastici nel nostro Paese sono spesso vecchi e per questo dispersive sotto un profilo energetico oltre che poco sicure. A tal proposito è previsto un piano di interventi appositi. Si cercherà di ristrutturare una superficie complessiva di 2.4 chilometri quadrati di edifici.
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