Per storia, tradizioni e cultura la Sicilia può essere paragonata a un piccolo continente. E allora perché la sua bandiera non dovrebbe trovarsi assieme a quelle degli altri Paesi, per esempio tra le emoji degli smartphone? Se lo saranno chiesti spesso i siciliani, che, in mancanza dell’originale, hanno “adottato” quella dell’Isola di Man. Così, il simbolo dei manniani spopola sul web made in Sicily, in sostituzione dell’amata Trinacria. Le similitudini, in effetti, sono tante, sia a livello di simbologia che di colori. Ma non sono casuali.
Per capire cosa le accomuna bisogna tornare al Neolitico. A quest’epoca risalgono i primi manufatti raffiguranti la triscele, il simbolo da cui nascono la bandiera della Sicilia e le altre sue “sorelle” nel mondo. Si trattava, in origine, di tre spirali componenti un triangolo. Testimonianze sono state rinvenute anche in civiltà successive, come i celti o la cultura di La Tène, nell’Europa centrale. Ma bisogna guardare a oriente per trovare il simbolo con le tre gambe, più simile a quello siciliano. In questa versione, la triscele veniva originariamente “intesa come simbolo del Sole, o della Luna, e del loro moto apparente – scrive A. Longo nella sua Enciclopedia dell’Arte Antica -. Compare su monete del VI-V sec. a. C. di Egina, Fliunte, Derrones, Aspendo, Milo”. Ma compare, prosegue lo studioso, anche in diverse colonie italiche, con una forma molto simile a quella utilizzata nell’Isola.
Sotto l’influenza greca il simbolo arrivò in Sicilia, dove si radicò maggiormente e arrivò a indicare, con il termine Trinakìa, la Sicilia stessa. Il significato, da cui “Trinacria”, è proprio “terra dei tre promontori” e si riferisce alle punte di Pachino, Peloro e Lilibeo, estremità geografiche dell’Isola. L’aggiunta del gorgonèion, le tre spighe di grano e i colori di Palermo e Corleone, le prime città che nel 1282 si ribellarono al dominio degli angioini, compongono oggi la bandiera della Sicilia. Ma la Trinacria, come dicevamo, ha altre sorelle sparse un po’ ovunque. A cominciare dall’Isola di Man.
Trinacria: la storia del simbolo che rappresenta la Sicilia
Trinacria e Isola di Man: i rapporti tra le bandiere
Situata tra Irlanda e Gran Bretagna, l’Isola di Man è un territorio a dipendenza della Corona Britannica con governo autonomo. La sua bandiera, lo sanno bene i siciliani che ne usano l’emoji, è rappresentata da una triscele composta da tre gambe e, sul tacco, delle stelle che ricordano degli speroni, su sfondo rosso. La bandiera venne adottata ufficialmente nel 1932, ma appariva sullo stemma dei manniani sin dal 13esimo secolo.
Un primo legame tra Trinacria e Isola di Man venne ipotizzato già nel 1607 da William Camden. Fu però John Newton, nel 1885, a strutturare gli indizi in una tesi, facendone risalire la prima adozione tra 1255 e 1256, pochi anni dopo la morte dell’imperatore Federico II di Svevia. All’epoca, infatti, il giovane principe Edmondo d’Inghilterra fu promesso al trono di Sicilia. Il re Alessandro III di Scozia, legato da una parentela con Edmondo nonché da poco dominatore dell’Isola di Man, fece suo il simbolo già noto in Sicilia, legandolo al territorio di recente acquisito. Dal 1266, dunque, con il passaggio ai re di Scozia dell’isola, i tre cassyn (in mannese) ne divennero definitivamente lo stemma.
Prima della seconda metà del 13esimo secolo, sostiene infatti Newton, non c’era la minima traccia dell’uso della triscele sull’Isola di Man. L’unico simbolo araldico in uso prima d’allora era una nave a vele spiegate, segno dei primi sovrani scandinavi. D’allora in poi, le tre gambe di forma simmetrica sono sempre state il simbolo dei manniani, assieme al motto latino Quocunque Jeceris Stabit. “Dovunque lo getterai, resterà in piedi”, segno della tenacia degli isolani ma anche della simmetria del simbolo.
I mille usi della triscele
I simboli che richiamano la Trinacria siciliana, tuttavia, si ritrovano anche altrove. Per esempio a Füssen, in Germania. Questo piccolo comune bavarese, al confine con l’Austria, ha per stemma una triscele con tre gambe originate da un triangolo centrale. Il simbolo è in uso sin dalla nascita della città, intorno al 1295, e il nome stesso della cittadina sembra a esso collegato (dal tedesco Füsse, piedi). Lo stemma ha cambiato forma diverse volte nei secoli, ma la triscele si è sempre mantenuta. Fatta eccezione per la prima metà del 19esimo secolo, quando la città entrò a far parte della Baviera.
Ancora in Baviera, ma nell’estremità nord-orientale, la città di Döhlau ha per stemma una triscele che ricorda molto quella dell’Isola di Man, con tre gambe racchiuse in un’armatura e sul tacco degli speroni. La figura centrale nasce dallo stemma dei Rabensteiners, che acquistarono per la prima volta beni a Tauperlitz nel 1398 e donarono la chiesa del castello a Döhlau nel 1445.
Un’altra triscele con tre gambe è stata ritrovata anche sul soffitto della chiesa-fortezza di Karja, sull’isola di Saaremaa, in Estonia. Nei secoli ha ospitato maestranze tedesche e scandinave e al suo interno è ricca di decorazioni appartenenti a diversi stili.
Ci sono, infine, le triscele che si rifanno al simbolo a spirale di età più antica. È il caso della bandiera dell’Ingushetia, repubblica russa nel Nord del Caucaso, o del distretto amministrativo di Ust-Orda Buryat Okrug, ancora in Russia.
L’uso della triscele, tuttavia, non si esaurisce nelle bandiere del passato. Si scorge un richiamo al simbolo antico, per esempio, nel logo del Dipartimento USA dei Trasporti. Riferimenti più precisi, poi, sono presenti nel mondo di invenzione. È il caso di I giocatori di Triskelion, un episodio della serie fantascientifica di Star Trek. O, spostandosi nell’universo Marvel, del quartiere generale dell’agenzia di intelligence dello S.H.I.E.L.D., chiamata anche qui “Triskelion”.