Oltre alle varianti inglese, sudafricana e brasiliana, se ne aggiungono 7 originatesi negli Stati Uniti. A Napoli intanto il primo caso in Italia di un'ulteriore rarissima variante.
Preoccupano le varianti di Covid-19 che cominciano ad arrivare anche in Italia alimentando lo spettro di un nuovo lockdown nazionale, a quasi un anno da quello ferreo di marzo e aprile. Proprio ieri 7 nuove potenziali varianti, di cui si teme un più alto livello di contagiosità, si sono cominciate ad affacciare negli Stati Uniti, ed a Napoli, per la prima volta in Italia, è stata individuata un’altra mutazione molto rara isolata dall’Istituto Pascale e dall’Università Federico II.
Riguardo quest’ultima rara variante, la Regione Campania chiarisce che non si hanno informazioni dettagliate sul suo potere d’infezione. Si chiama B.1.525 e al momento sono stati registrati solamente 32 casi in Gran Bretagna, e pochi casi anche in Nigeria, Danimarca e Stati Uniti.
Il tutto si aggiunge al quadro delle varianti inglese, sudafricana e brasiliana, arrivate in Europa a cavallo tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021 e che l’Istituto Superiore di Sanità monitora costantemente. L’ISS e il ministero della Salute affermano che la variante inglese è ormai diffusa nella maggior parte del territorio italiano, almeno nell’88% delle regioni e ciò ha addirittura portato Walter Ricciardi, consigliere del ministero della Salute, a ipotizzare un altro lockdown generale al fine di contenerne la diffusione.
Quattro casi di variante inglese sono stati individuati e isolati all’ospedale Garibaldi di Catania. I pazienti sono in isolamento nella struttura di biocontenimento del reparto di Malattie infettive.
Un caso su 4, dice l’Unità di crisi regionale, ormai è riconducibile al ceppo mutato. “A inizio febbraio avevamo un’incidenza del 7%, ora è del 20%. Un aumento del 13% in due settimane testimonia un incremento considerevole e dimostra la grande contagiosità della variante inglese”, dice Luigi Atripaldi, direttore del dipartimento di biochimica clinica e microbiologia dell’Ospedale dei Colli di Napoli.
Preoccupa la situazione in Abruzzo: si tratterebbe di una delle aree d’Italia in cui la variante sta circolando di più. “La variante è ora dominante”, dice il direttore della struttura Liborio Stuppia, secondo cui serve un “lockdown duro”. Il primo caso positivo alla variante inglese in regione risale al 12 dicembre
Dei 204 campioni su cui è stata effettuata l’analisi per l’indagine dell’Iss, raccolti da Piacenza a Rimini il 4 e 5 febbraio, 57 sono positivi alle varianti (27,9%). Ma i dati preliminari di un secondo studio – 177 campioni del 12 febbraio – indicano una percentuale del 41%.
Sono stati registrati sei casi di variante sudafricana nei comuni di Moso, Rifiano, Merano e San Pancrazio.
“Nella nostra regione si è cominciata ad affacciare, con una presenza non importante come in altre, la cosiddetta variante inglese”, ha detto l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato. Gli esperti temono un incremento della circolazione.
Negli ultimi 7 giorni c’è stato un aumento esponenziale di casi nell’area di Ancona, molti dei quali legati alla variante inglese, per questo il governatore Francesco Acquaroli ha deciso limitazioni agli spostamenti da e per la provincia da oggi alle 24 di sabato, salvo per motivi di lavoro, salute, studio e per il rientro al domicilio o abitazione.
Nella regione è stata isolata la variante sudafricana in una paziente di 25 anni rientrata dall’estero. Per quanto riguarda la mutazione inglese, “abbiamo una circolazione pari al 15% dei tamponi”, ha detto il 14 febbraio il governatore Giovanni Toti
La diffusione della variante inglese preoccupa e alcuni sindaci stanno adottando misure più restrittive. L’assessore alla Sanità Pier Luigi Lopalco dice che, analizzando un campione di tamponi positivi prelevati il 12 febbraio, la percentuale di variante inglese in Puglia è del 38,6%: sono 245 su 634 i positivi con la variante tracciati nelle 6 province.
Le varianti sono presenti nel 30% dei tamponi positivi e potrebbero arrivare al 60/80%, ha spiegato l’assessore regionale al Welfare Letizia Moratti.
“Quasi il 20% dei tamponi fatti presenta la variante inglese”, ha detto il presidente Luca Zaia. Per ora nella regione non è stata riscontrata la variante brasiliana né quella sudafricana.
La variante inglese è stata rilevata in almeno 17 tamponi positivi, su un campione di 343 test raccolti tra il 3 e 4 febbraio. Un’ulteriore mutazione del virus, la “N439K”, già rilevata negli Usa, è stata riscontrata per la prima volta in Italia, a Trieste, in ambito pediatrico
Secondo l’analisi dei laboratori dell’Azienda ospedaliero universitaria di Careggi, il tasso di casi di variante inglese nel territorio dell’Asl Toscana Centro (Firenze, Prato, Pistoia ed Empoli) è all’8,4% dei positivi totali. Su un campione di 84 tamponi positivi eseguiti tra il 3 e 4 febbraio, in 9 è stata riscontrata la presenza di varianti (7 dei quali di variante inglese). Alcuni casi di variante brasiliana a Chiusi (Siena).
Già nelle scorse settimane individuati almeno 18 casi di variante inglese e 12 di brasiliana, un numero che si teme possa salire.
Nella regione la variante inglese è presente soprattutto nell’area del Basso Molise e in maniera minore nella zona di Campobasso e della provincia di Isernia. Lo ha reso noto il governatore Donato Toma.
Anche in Calabria si contano le prime persone, almeno due, risultate positive alla variante inglese.
In Piemonte sono almeno due i casi accertati finora della variante inglese: uno a Vercelli, l’altro a Cuneo.
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