I viaggiatori dovranno abituarsi all'idea di effettuare il tampone per evitare la diffusione del virus. Sono a rischio chiusura le frontiere.

La pandemia non cessa di arrestarsi a livello internazionali e molti Stati sono ancora alle prese con la seconda ondata, più ingestibile rispetto alla prima, avvenuta lo scorso anno. A preoccupare la sicurezza sanitaria è la rapida evoluzione del virus con i suoi mutamenti: dopo la variante inglese, nel giro di poche settimane si sono aggiunte anche le varianti brasiliani e sudafricane. La genetica del SarsCov2 è in continuo cambiamento.
A rischio sono gli spostamenti e i viaggi tra uno Stato e l’altro. Le frontiere europee restano aperte, anche se è stata introdotta una sorta di zona rossa più fortificata, ribattezzata come zona “rosso scuro”. La Commissione Europea sta lavorando in queste ore per una mappatura degli Stati, tenendo in considerazione il loro indice Rt e la presenza di eventuali varianti del virus. “Tutti i viaggi non essenziali devono essere altamente scoraggiati“, ha dichiarato Ursula von der Leyen, presidente della Commissione UE.
Molti Stati non si sono ancora pronunciati sull’introduzione di un certificato vaccinale. In Francia, ad esempio, dopo l’aumento dei focolai, il Presidente Macron ha imposto l’obbligo di tampone molecolare 72 ore prima dell’arrivo nel territorio francese. Sulla stessa linea c’è anche la Germania. Anche l’Italia, in seguito al DPCM del 14 gennaio, ha adottato la politica del tampone obbligatorio entro le 48 ore per chi proviene da Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Polonia, Portogallo, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria, Liechtenstein, Norvegia e, Principato di Monaco. Solo per chi viene dal Regno Unito il tampone deve essere fatto 72 ore prima.
L’aumento dei casi con la progressiva crescita della curva epidemiologica preoccupa non poco l’UE, che teme la chiusura delle frontiere in previsione di un probabile lockdown. Il settore turistico è già in piena crisi da un anno e le compagnie aeree tirano avanti a tentoni, contando sui passeggeri pendolari che si spostano quotidianamente per motivi lavorativi.
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