Vaccino Covid per viaggiare? La questione è spinosa e ancora aperta, ma sono già diverse le ipotesi su un patentino o un attestazione per prendere l'aereo.
Vaccino Covid per viaggiare? È una ipotesi che comincia a circolare sempre più spesso. La campagna di vaccinazione in Italia. I dati sono ancora in via di sviluppo, e l’immunità vera e propria, secondo l’attuale vaccino Pfizer, si raggiunge solo dopo la seconda somministrazione del siero. Tuttavia il problema adesso riguarda i numeri di quanti si vaccineranno. Se infatti non si raggiunge almeno il 70% della popolazione vaccinata, si rischia che gli sforzi messi in atto in questi mesi siano vanificati. Pertanto si sta già pensando ad un’obbligatorietà della vaccinazione o, in alternativa, ad una sorta di “patente di immunità” che possa permettere ai cittadini di viaggiare o svolgere alcune attività.
La questione sull’obbligo del vaccino è però vista negativamente dal governo. Esistono anche questioni più prettamente giuridiche che impediscono di assumere posizioni nette in democrazia, limitando di fatto la libertà di scelta individuale. Eppure, se, quando la campagna vaccinale entrerà nel vivo, i numeri non saranno incoraggianti, è pensabile che sia il governo che alcuni enti privati, come le compagnie aeree, optino per delle soluzioni più stringenti.
Il primo strumento che potrebbe varare il governo è l’obbligatorietà del vaccino da inserire come prerequisito essenziale per alcune categorie di dipendenti pubblici, in particolare medici, infermieri, insegnanti e in generale tutti quei lavoratori che sono a più diretto rischio di contrarre la malattia.
Altra ipotesi sarebbe quella di rilasciare un documento o app che consenta di certificare la propria vaccinazione. Di fatto una “patente di immunità” che possa essere un via libera per svolgere attività lavorative o anche quotidiane, come viaggiare su treni e aerei.
In prima linea a tal proposito ci sarebbero le compagnie aeree, interessate a mantenere un controllo diretto su chi intende volare, magari anche per spostarsi da un paese ad un altro. I primi su questa linea furono gli Emirati Arabi, che il 15 aprile dell’anno scorso iniziarono ad effettuare test rapidi per il Covid-19 direttamente agli imbarchi degli aeroporti. Quasi tutte le compagnie aree stanno cercando di organizzarsi in tal senso, e con l’introduzione del vaccino ci sono i “Common Pass”, ovvero un passaporto sanitario sottoforma di App a cui hanno aderito le grandi compagnie internazionali come Cathay Pacific, United Airlines, JetBlue, Lufthansa, Swiss e Virgin Atlantic. Tuttavia questo genere di passaporto sanitario deve tener conto di accordi con i governi dei diversi stati, ciò non rende uniforme la decisione di tali compagnie su tutti i propri voli.
Altre compagnie, come la Delta Air, compagnia americana, potrebbe far diventare il vaccino obbligatorio per l’ingresso in cabina. Un obbligo per chi volerà sulle sue rotte. Almeno ciò è quanto emerso nel corso di un’intervista rilasciata dal Ceo della compagnia Ed Bastian ai giornalisti dell’NBC News. Stessa cosa opterebbe di fare la Qantas, compagnia di bandiera australiana, che vorrebbe non solo rendere condizione necessaria il vaccino per potersi imbarcare, ma vorrebbe l’informazione leggibile anche sul passaporto sanitario. Decisione questa che ha portato ad una certa polemica.
In Italia invece, Alitalia ha introdotto a partire da settembre negli aeroporti romani alcuni voli giornalieri in cui era indispensabile effettuare uno screening prima di volare. Dopo il successo di queste sperimentazioni, la compagnia italiana ha iniziato veri e propri voli “covid free”, tra New York e Roma, a partire dal 9 dicembre.
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