Il neurologo Rosario Vecchio, operante presso l'ospedale di Augusta, si è vaccinato da pochi giorni e ha spiegato a LiveUnict l'importanza e la sicurezza di questo gesto, ma anche i danni neurologici che può provocare il virus.
Continua la campagna di vaccinazione nel nostro Paese e la Regione Siciliana ad oggi è tra le prime regioni per numero di già vaccinati. Questo malgrado qualche scettico, anche fra i medici, abbia avanzato, almeno in un primo momento, dubbi circa l’efficacia del siero in circolazione e la validità delle tempistiche di prova del nuovo farmaco prima che questi venisse somministrato ai primi pazienti.
Rosario Vecchio, neurologo presso l’ospedale A. Muscatello di Augusta (Siracusa), ha spiegato ai microfoni di LiveUnict perché secondo lui è importante la somministrazione del vaccino a tutta la popolazione e perché il farmaco risulta efficace nonostante la relativa velocità con cui è stato testato nei laboratori della Pfizer.
Il dottor Vecchio ha ricevuto la prima dose di vaccino anti-Covid il 3 gennaio. “Non ho avuto nessun effetto collaterale – racconta -. Ancora la situazione non è risolta, è sicuramente un passo in avanti ma l’immunità si acquisisce dopo la seconda dose e poi dobbiamo vedere la diffusione della vaccinazione, che sia capillare, sennò l’efficacia che ci aspettiamo non sarà raggiunta. Speriamo intanto che ci sia un contenimento dell’epidemia con il rispetto delle regole e che ci sia una vaccinazione più di massa, non solamente per il personale sanitario”.
Indubbiamente, l’introduzione della vaccinazione rappresenta una possibilità concreta di poter arginare e, anche, debellare il virus. Questa è l’unica possibilità oggi perseguita dalla comunità scientifica internazionale, come conferma anche il dott. Vecchio: “Quelli che sono i dati della vaccinazione attuale della Pfizer-BioNtech, ci dicono che la produzione anticorpale inizia dopo una decina di giorni dalla prima dose, ed è a basso livello, per poi fortificarsi dopo la seconda. Quindi teoricamente si dovrebbero raggiungere i tassi di immunità dichiarati dagli studi dopo dieci giorni circa dalla seconda dose”.
Proprio in concomitanza con l’approvazione del farmaco sviluppato dall’azienda biofarmaceutica tedesca BioNTech, alcuni medici hanno espresso dubbi circa l’efficacia o addirittura la sicurezza del siero vaccinale. “Io mi sono vaccinato – dichiara a proposito il dott. Vecchio -, per cui la mia posizione a riguardo è che il vaccino ha un certo livello di sicurezza confermata dagli studi che sono stati fatti, pubblicati su riviste importanti. Quindi i dati sono solidi, e le sperimentazioni sono state eseguite con rigore scientifico”.
Il tipo di vaccino messo oggi in circolazione è però diverso rispetto a quelli “tradizionali”. Presenta infatti una tecnologia innovativa che solo adesso è messa realmente alla prova. Spiega il neurologo: “È chiaro che si tratta di una nuova era di vaccinazioni, perché usiamo una tipologia di vaccino che non è mai stata sperimentata prima. Qualcuno ha detto ‘per quale motivo è stata così veloce l’emissione in commercio di una sostanza vaccinale?’. È stata così veloce perché bisogna considerare che questa tecnica nuova era già in fase di sperimentazione per la gestione di altri vaccini e altre malattie”. Ovviamente questo tipo di tecnologia, così come tutte le innovazioni entrate in circolazione, dimostrerà la propria efficacia solo con il tempo.
E riguardo a chi è contrario alla vaccinazione per principio? “Noi medici non possiamo essere dalla parte dei no vax – ribadisce il dottor Vecchio –. La vaccinazione ci darà la possibilità di rispondere all’epidemia in modo efficace. Ci possono essere delle eccezioni legate alle condizioni personali del soggetto, ma quelli che sono gli effetti collaterali che stiamo vedendo sono minori”.
La malattia denominata Covid-19 può causare, oltre a danni al sistema respiratorio, anche problemi di natura neurologica più o meno gravi. Il neurologo Rosario Vecchio ci spiega di cosa si tratta: “SARS-CoV-2 è un virus neurotropo, quindi ha capacità di produrre danno neurologico. Ci sono tantissimi dati in letteratura che si stanno producendo.
Intanto – continua – è un virus che può dare complicanze trombotiche, ormai lo sappiamo. E una delle complicanze di questo genere più importante è l’ictus celebrare. Ma il virus è anche in grado di aggredire direttamente il cervello, quindi può dare delle encefaliti, meningiti, e delle infiammazioni delle radici nervose che si chiamano poliradicolonevriti acute. Quindi le complicanze neurologiche ci sono e sono numerose”.
Proprio uno dei sintomi più famigerati che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi è l’assenza della percezione dei sapori (ageusia o disgeusia) e degli odori (anosmia) nei pazienti affetti dal virus. Anche questi sintomi rientrano nella categoria dei danni neurologici: “Questi sintomi – spiega il medico – sono dovuti all’interessamento delle strutture olfattive da parte dell’agente virale. Questo virus, come detto prima, è neurotropo e quindi può anche aggredire il sistema nervoso. Penetrando attraverso le narici, oltre che la bocca e le prime vie aeree, può incontrare le prime fibre del nervo olfattivo recando qui un danno. Ecco la motivazione per cui il virus può innescare una anosmia. L’interessamento invece delle fibre del gusto genera ageusia”.
L’evoluzione di questa patologia risulta molto particolare. Infatti, alcuni soggetti infetti possono essere totalmente asintomatici mentre altri possono essere paucisintomatici, ovvero con pochissimi sintomi, come quelli sopra elencati, senza neppure la presenza di febbre o tosse. Il motivo per cui c’è una tale differenza di manifestazione della malattia non è ad oggi pienamente conosciuto.
Li abbiamo chiamati eroi durante i mesi più duri della pandemia, poiché hanno dato il massimo per tenere in piedi il sistema sanitario in Italia con ritmi lavorativi estenuanti e momenti drammatici vissuti quotidianamente in corsia.
Oggi il personale medico e sanitario è il primo ad essere vaccinato in quanto è ancora in prima linea nella battaglia al virus. E anche il medico Rosario Vecchio ha visto modificato il proprio lavoro, spesso vedendo ridotta la possibilità di accogliere pazienti ambulatoriali non Covid. “La pandemia sulla nostra esperienza lavorativa ha avuto un impatto importante – racconta -. L’ospedale di Augusta in modo particolare ha attivato il Covid center, per cui l’ospedale è stato attrezzato in modo tale da poter ospitare pazienti Covid. La neurologia non è stata convertita in reparto Covid, ma chiaramente la pandemia ha avuto un grande impatto sull’attività del reparto”.
In particolare, come ci spiega il neurologo, l’ospedale Muscatello è impegnato in varie attività ambulatoriali di un certo livello, tra cui attività di contrasto alla sclerosi multipla, con un buon numero di pazienti, centro Parkinson, centro cefalee e un ambulatorio generale. Inevitabile che in una tale situazione di emergenza sanitaria, questi importanti centri di sostegno e cura dei malati abbiano visto ridotta la loro capacità di accogliere pazienti. “Per una questione pratica – dichiara -, anche perché, soprattutto nella prima fase della pandemia, per disposizioni assessoriali, è stata bloccata per alcuni mesi l’attività ambulatoriale, recando ai pazienti tantissimi disagi”.
Eppure, l’altra faccia della medaglia è stata una maggiore collaborazione fra i medici, non solo appartenenti alla stessa struttura sanitaria, che hanno sentito la necessità di collaborare tutti insieme per aiutarsi nel contrasto alla malattia. “La pandemia – continua a spiegare – ci ha cambiato come persone e come professionisti. Questo è chiaro. Ci ha fatto comprendere il valore di molte cose da un punto di vista personale e ci ha fatto acquisire anche un’evoluzione da un punto di vista sanitario.
Anche tra colleghi la pandemia ha creato delle sinergie più positive – conclude il dott. Vecchio -, perché si sono creati rapporti con persone con cui magari quotidianamente non si avevano, creando spirito di squadra. Purtroppo però la pandemia ha impattato un sistema che era già contratto come disponibilità di strutture e di personale, per cui ci ha fatto comprendere ancora una volta che la sanità pubblica va potenziata”.
Nonostante ciò, il bilancio per il mondo degli ospedali è positivo, come chiarisce in conclusione il medico: “la sanità pubblica italiana non ha fatto la figura magra che ci aspettavamo facesse, con tutte le criticità che ha avuto. Diciamo che il sistema ha retto ad una situazione complessa, anche in Sicilia”.
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