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Luz Long, il simbolo dello sport che sfidò i nazisti: la sua salma è in Sicilia

L’atleta tedesco ha lasciato un segno indelebile nella storia dello sport per il suo celebre gesto nei confronti dell’amico Jesse Owens. La sua salma si trova nel cimitero militare germanico di Motta Sant'Anastasia.

Gli incunaboli del nazismo si espressero soprattutto in più forme, come la cultura, l’arte e lo sport: dalla rivoluzione dell’istruzione impartita nelle scuole, alla pittura e alla lettura, per concludere con le gare sportive. Sicuramente Luz Long, alto, biondo e talentuoso, incarnava esteticamente i principi dell’uomo ariano, sinonimo di perfezione e superiorità su tutti i popoli. Ma solo esteticamente, perché il campione olimpico non sposava di certo le teorie sulla razza del suo fuhrer.

A 21 anni Luz Long si classificò tra i migliori saltatori tedeschi nei campionati europei di atletica leggera che si svolsero nel 1934: proprio in quest’occasione il lunghista portò a casa una medaglia di bronzo. Ben presto divenne l’atleta europeo più quotato alla vittoria della medaglia d’oro dei giochi olimpici del 1936 che si tennero a Berlino. Proprio in questa occasione che Luz conobbe il suo rivale statunitense Jesse Owens. La rivalità si trasformo in pura competizione e divertimento e tra i due nacque una lunga e duratura amicizia.

Jesse Owens, però, era un atleta di colore e il rapporto tra i due non era visto di buon occhio in Germania. Le olimpiadi del ’36 rappresentavano successo e potere per la Germania di Hitler, fallire non era ammesso, ma nemmeno avere un amico, che politicamente vestiva i panni di un nemico, soprattutto nero. Tra l’altro, nelle gare olimpiche di atletica leggera le cose non si misero bene per i tedeschi: nel salto in lungo Luz Long fu battuto da Jesse Owens e nel salto triplo, invece, si classificò al decimo posto.

Proprio durante la gara di semifinale di salto in lungo agli occhi della Germania nazista si consumò il più grande gesto di sportività e di amicizia, che rimase nella storia. Jesse Owens sgambò al primo salto, sbaglio dettato probabilmente dalle pressioni sociali dell’epoca. I giudici di gara tedeschi approfittarono di questo segno di debolezza e alzarono la bandierina rossa. Prima di finire i tre salti necessari per concludere la competizione, Luz Long si avvicinò a lui e in inglese gli disse: “Uno come te dovrebbe essere capace di qualificarsi ovunque”. Jesse Owens, si fece forte e dopo aver raggiunto i 7,94 m, al terzo ed ultimo salto chiuse con un’altezza quasi da record con 8,06 m.

L’atleta statunitense riuscì ad essere ammesso per la prova finale superando il minimo che prevedeva un salto lungo almeno di 7,15 m. La finale fu vinta proprio da Owens, al secondo posto sul podio si classificò il giapponese Naoto Tajima e al terzo posto si piazzò Luz Long. Pare che il Fuhrer non prese bene la sconfitta della Germania, perché contava molto sulle capacità del suo pupillo Luz. Il protocollo dell’epoca prevedeva una stretta di mano al vincitore, ma Hitler all’ultimo secondo si defilò dicendo di essere stato trattenuto da un impegno imprevisto.

Scesi dal podio, i due atleti si unirono in un abbraccio testimoniato e immortalato dai fotografi sportivi. Secondo la testimonianza di Arturo Maffei, all’epoca ancora lunghista italiano, pare che Hitler si fece trovare negli spogliatoi per accogliere Luz Long. Jesse Owens fece segno di stringergli la mano, ma il Furher alzò il braccio in segno di saluto nazista. Lo statunitense gli rispose portando la mano sulla fronte per eseguire l’attenti militare.

Dopo l’olimpiade che segnò la nascita della loro amicizia, i due cominciarono a sentirsi frequentemente, anche per via epistolare. Per entrambi il futuro non fu facile. Jesse Owens fu squalificato ufficialmente dall’atletica perché partecipò come professionista ad alcune gare, non riuscì a finire i suoi studi e cominciò a lavorare nel circo. Luz Long, continuò la sua carriera con l’atletica leggera e riuscì a laurearsi e a diventare un avvocato. Nel 1941 si sposò ed ebbe anche un figlio, Kai Long. La sua condizione di sportivo lo aveva tenuto lontano dall’impegno militare, ma nel 1942 arrivò a casa Long la chiamata alle armi. Fu arruolato con il grado di sergente maggiore.

Lì le cose si complicarono. Fu inviato nella divisione corazzata “Hermann Goring” e fu spedito in Sicilia, precisamente a Niscemi. L’esercito tedesco versava in complicate situazioni, soprattutto dopo l’arrivo degli alleati americani in Sicilia con l’Operazione Husky. Pochi giorni dopo lo sbarco, esattamente il 14 luglio del 1943, fu ferito mortalmente durante un contrattacco americano vicino l’aeroporto di Santo Pietro di Caltagirone, che oggi si trova nel territorio di Acate.

In un primo momento gli fu data una sepoltura provvisoria. Nel 1954 italiani e tedeschi siglarono un accordo che prevedeva l’individuazione e la creazione di luoghi cimiteriali, in cui seppellire i militari tedeschi. In questa occasione nacque il Cimitero militare germanico di Motta Sant’Anastasia, i cui lavori si conclusero nel 1965. La salma di Luz Long fu trasportata così nella provincia di Catania dove si trova tutt’oggi.

La storia dei due atleti ha recentemente interessato anche il settore cinematografico. Nel 2019, infatti, è uscito il cortometraggio di 15 minuti che racconta la storia del loro rapporto. Si chiama “Freunde”, che tradotto in italiano significa “amici”. La regia è di Lavinia  Zammataro, che ha deciso di girare il corto, sfruttando i luoghi caratteristici catanesi della seconda guerra mondaile, quindi tra il Cimitero germanico di Motta Sant’Anastasia e i bunker bellici di Nicolosi. Il film è stato riconosciuto anche dalla critica e ha vinto il premio IFF (Integrazione Film Festival).

Maria Regina Betti

Laureanda in Lettere Classiche, appassionata di luci rosse e di rullini, si dedica alla fotografia digitale, analogica e istantanea.

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Maria Regina Betti

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