Secondo la leggenda dei diavoli della Zisa, le figure diaboliche, raffigurate all’interno di una delle sale del castello, renderebbero impossibile la propria conta.
Se vi dovesse capitare di trovarvi nella splendida Palermo, non fatevi scappare l’opportunità di visitare il sontuoso Palazzo della Zisa, inestimabile per il suo valore storico e architettonico, ma anche per il curioso mito popolare ambientato proprio in questo luogo. Stando alla particolare leggenda dei diavoli della Zisa, infatti, all’interno di questo magnifico palazzo sarebbe custodito un immenso tesoro, protetto tenacemente da un potente incantesimo. Non solo, si mormora che, proprio a causa di tale magia, le figure, da alcuni definite diaboliche, raffigurate su una delle volte dell’edificio, rendano impossibile la propria conta, confondendo chiunque tenti di riuscire nell’impresa.
Ebbene, come in quasi tutte le storie più affascinanti e coinvolgenti, a farla da padrone è sempre l’amore, per lo più sfortunato e destinato a causare indicibili sventure. Persino la leggenda dei diavoli della Zisa non oppone eccezione e, difatti, narra le vicende di due giovani innamorati, giunti a Palermo per poter vivere in libertà i propri sentimenti.
Si racconta che El-Aziz, figlia dell’Emiro, e il giovane amante Azel Comel, figlio del sultano, fuggirono dalla Libia per coronare il proprio sogno d’amore, osteggiato violentemente dal padre del ragazzo. Prima di partire e lasciarsi per sempre alle spalle la propria terra e la famiglia, i due giovani sottrassero al sultano un’immensa ricchezza, imbarcandosi, infine, per raggiungere la Sicilia.
Qui, a dispetto delle fonti storiche che attribuiscono al normanno Guglielmo I la costruzione del castello, leggenda vuole che i due ordinarono l’edificazione del Palazzo della Zisa, luogo in cui avrebbero potuto vivere tranquilli e circondati dai lussi.
La serenità, tuttavia, non era destinata a durare a lungo. Un giorno, infatti, El-Aziz ricevette la notizia della scomparsa dell’amata madre, morta suicida a causa del dolore inflittole dalla partenza della figlia. La giovane, disperata e in colpa per il tragico evento, decise di seguire la madre nella morte.
Azel Comel, reso pazzo dal suicidio dell’amata, vagò per giorni in preda al dolore, scegliendo, infine, di gettarsi in mare. Prima di far ciò, tuttavia, mise al riparo le sue ricchezze, celate tra le mura del Castello della Zisa, ponendole sotto la protezione di una potente fattura.
Ed è proprio a questo punto che entrano in gioco i dispettosi diavoli della Zisa. Pare, infatti, che a custodire il tesoro di Azel Comel siano dei diavoli, riprodotti nell’affresco sulla volta della Sala della Fontana. In realtà, le figure rappresentate simboleggerebbero alcune delle maggiori divinità latine, tra le quali Giove, Vulcano, Venere, Plutone, Nettuno, Mercurio, Marte.
I diavoli, custodi del tesoro,avrebbero difeso il palazzo e il tesoro dai saccheggi dei Cristiani e da quanti, nei secoli, avrebbero tentato di violare quel luogo per impossessarsi della fortuna del figlio del sultano. A tal scopo, i diavoli porrebbero in essere alcuni tranelli per confondere i nemici. Si vocifera, in effetti, che sia impossibile determinare il numero esatto delle figure raffigurate. La loro disposizione a spirale, nonché le loro dimensioni di misura differente, renderebbero ardua l’impresa di contare tutti i diavoli. In particolare, si narra che il giorno dell’Annunziata, il 25 marzo, i birbanti diavoli comincino a muoversi e fare le smorfie ai visitatori, con lo scopo di allontanarli.
Un altro particolare aneddoto riguardante i diavoli della Zisa racconta, infine, come, in occasione di giornate arieggiate, il forte vento sarebbe causato proprio dalle magiche creature, fuggite dal palazzo per andare a spasso per Palermo, portando con sé la frescura tipica della Sala della Fontana.
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