Peggiora la situazione epidemiologica nel nostro paese. A lanciare l’allarme il report settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute, riferito al periodo fra il 17 e il 23 agosto scorso. Si evince dal documento che l’età media dei casi è scesa a 29 anni, di contro ai 61 dell’inizio dell’epidemia: “si è verificata una transizione epidemiologica dell’epidemia da SARS-CoV-2 con un forte abbassamento dell’età mediana della popolazione che contrae l’infezione”, si legge nel rapporto settimanale. La causa dell’aumento dei casi nella fascia più giovane della popolazione viene indicata come la maggiore mobilità e la riapertura delle attività di commerciali, inclusi i luoghi di aggregazione.
I nuovi casi in Italia
La maggior parte degli infetti ha contratto il virus sul territorio nazionale, mentre è bassa la stima dei contraenti importanti da uno stato estero. Infatti, “si osserva rispetto alla settimana precedente un aumento di casi importati da altra Regione/PA (dal 2,3% nella precedente settimana di monitoraggio al 15,7% nella settimana corrente)”. Migliora, invece, il quadro clinico generale, registrandosi nella maggior parte dei casi soggetti asintomatici.
I nuovi casi diagnosticati sono stati rilevati tramite attività di screening (36%), mentre altri casi sono stati identificati tracciando i contatti fra le persone (32%). I rimanenti casi sono stati riconosciuti in quanto sintomatici (27%) o non è stata riportata la ragione dell’accertamento diagnostico (5%).
I focolai attivi
Per la quarta settimana consecutiva si registra così un aumento dei nuovi focolai epidemici. Risultano attivi 1.374 focolai, di cui 490 nuovi. Nella settimana precedente invece erano stati segnalati 1.077 focolai attivi di cui 281 quelli nuovi. “Questo – si legge nel testo – comporta un sempre maggiore impegno dei servizi territoriali nelle attività di ricerca dei contatti. I servizi territoriali sono riusciti finora a contenere la trasmissione locale del virusma, qualora dovesse persistere l’attuale trend di incidenza in aumento, le capacità di risposta di questi servizi potrebbero essere messe a dura prova“.
Indice RT a 0.75
Per quanto attiene invece all’indice di trasmissibilità questo, nel periodo fra il 6 e il 19 agosto, risulta essere stimato intorno allo 0.75. Secondo quanto si legge nel documento questo indica che: “al netto dei casi asintomatici identificati attraverso attività di screening/tracciamento dei contatti e dei casi importati da stato estero (categorie non mutuamente esclusive), vi è stata una lieve diminuzione del numero di casi sintomatici contratti localmente e diagnosticati nel nostro Paese”. Per quanto riguarda l’indice Rt delle singole regioni, la Sicilia si attesta sotto la media, con 0,68. Sono ancora numerose, però, le regioni con un indice di contagio superiore a 1. Questi gli indici riportati singolarmente: Abruzzo 0.8 Basilicata 0 Calabria 1.26 Campania 1.06 E-R 0.53 F.V.Giulia 0.78 Lazio 0.42 Liguria 1.11 Lombardia 0.52 Marche 0.56 Molise 0.16 PA Bolzano 0.49 Piemonte 0.75 PA Trento 0.24 Puglia 0.72 Sardegna 1.1 Sicilia 0.68 Toscana 0.83 Umbria 1.24 Valle d’Aosta 0.75 Veneto 0.84.
Eppure, il dato sulla contagiosità è da interpretare con cautela in quanto riferito principalmente a casi sintomatici e pertanto potrebbe sottostimare leggermente la reale trasmissione del virus. “Fondamentale – si legge nel documento – mantenere una elevata consapevolezza della popolazione generale circa il peggioramento della situazione epidemiologica e sull’importanza di continuare a rispettare in modo rigoroso tutte le misure necessarie a ridurre il rischio di trasmissione quali l’igiene individuale, l’uso delle mascherine e il distanziamento fisico. Si ribadisce la necessità di rispettare i provvedimenti quarantenari e le altre misure raccomandate dall’autorità“.