A Catania, esiste una via intitolata a "Peppa La Cannoniera". Fu una delle figure fondamentali durante le insurrezioni antiborboniche catanesi: con coraggio e astuzia, infatti, riuscì a proteggere la città etnea dalle truppe regie.
Tra miti e leggende, realtà storiche e personaggi romanzati, la storia della Sicilia è piena di figure fondamentali, talvolta dimenticate, che hanno cambiato le sorti della nostra Isola. Tante volte ci si imbatte in vie dedicate a questi personaggi, senza magari conoscerne le origini, tanto meno le gesta. Francesco Riso, Rosolino Pilo: questi nomi sono noti, perlopiù per le vie a loro intitolate.
Ma cosa hanno in comune? Sicuramente, l’attivismo antiborbonico. Sotto questo punto di vista, però, va associato al loro nome quello di una donna, Giuseppa Bolognara Calcagno, Peppa ‘a Cannunera. Meno nota nel panorama storico siciliano, questa figura è in realtà quasi leggendaria: le sue azioni la fecero distinguere durante le insurrezioni catanesi.
Sono le 5 del pomeriggio del 31 maggio 1860 quando, nella città di Catania, risuona un grido: “Italia, e Vittorio Emanuele!”. La voce è quella del maggiore Giuseppe Poletti, che guidò gli insorti antiborbonici contro le truppe regie, che constavano di quasi 2.000 unità e che in quel momento occupavano il centro della città, oltre ad alcune case di cittadini.
Per difendersi, le truppe regie occuparono luoghi ben conosciuti nel panorama catanese: ad esempio, il convento di S. Francesco, il monastero femminile di S. Agata, l’arcivescovado, e l’Università di Catania. Fu proprio nella sede dell’università, tra l’altro, che avvenne il gravissimo danneggiamento dei volumi conservati nella biblioteca: le truppe li utilizzarono per creare dei parapetti difensivi.
Gli insorti catanesi attaccarono instancabilmente per otto ore consecutive, dopo le quali, grazie anche all’aiuto della popolazione, videro i primi risultati positivi dall’inizio della rivolta: arrivarono a impossessarsi persino di due cannoni appartenenti alle truppe regie. Poi furono costretti a retrocedere: si stavano avvicinando, venuti in aiuto alle truppe attaccate, altri 2.000 soldati. Ed qui che appare Giuseppa Bolognara Calcagno, Peppa la Cannoniera.
Giuseppa Bolognara Calcagno, originaria di Barcellona Pozzo di Gotto (ME) e serva di un qualche oste catanese (città in cui crebbe, abbandonata dai genitori naturali), entrò in contatto coi moti rivoluzionari per l’Unità d’Italia grazie alla relazione con Vanni, stalliere molto più giovane di lei con cui aveva intrapreso una relazione.
Durante l’insurrezione del maggio 1860 si distinse per alcuni atti eroici, in aiuto agli insorti catanesi. Il più importante, che le valse il soprannome con cui viene conosciuta oggi, si svolse in prossimità di quella che oggi è Piazza San Placido. Peppa ad alcuni rivoluzionari trascinavano uno dei cannoni strappati ai borbonici: l’obiettivo era quello di arrivare sulle mura di Palazzo Biscari, per colpire le navi da guerra borboniche che bombardavano la città.
Il tragitto, però, viene interrotto dai lancieri borbonici: visti i rivoluzionari, si gettarono verso di loro alla carica. Questi ultimi, spaventati, tentarono la fuga: tutti, tranne Giuseppa, che rimase al suo posto agendo d’astuzia. Sparse, infatti, della polvere da sparo sulla bocca del cannone: quando i lancieri cominciarono la carica, diede fuoco alla polvere, simulando così una cilecca dell’arma da fuoco.
Vista la situazione apparentemente positiva, i borbonici non interruppero la carica: fu allora che Peppa fece davvero fuoco col cannone, abbattendo la gran parte delle truppe regie che venivano verso di lei, permettendo ai catanesi di sfuggire alla morte certa. Ad essa, però, non sfuggì l’amato Vanni: il giovane stalliere rimase ucciso durante gli scontri della giornata.
Una volta sopravvissuta allo scontro e cacciati i borbonici da Catania, Peppa rimase assieme ai rivoluzionari, in qualità di vivandiera. Ma la sua vita da insorta non terminò lì: si unì, infatti, alla battaglia per la conquista di Siracusa, ancora borbonica.
Fu lì che avvenne il suo più profondo cambiamento. Dal momento in cui decise di prendere parte alle nuove insurrezioni, infatti, smise definitivamente gli abiti femminili, cominciando a portare abiti maschili. Le cronache del tempo, da quel momento in poi, la descriveranno come una donna dal carattere mascolino, che passava il tempo nelle caserme fumando e bevendo.
Terminate le imprese che portarono all’Unità d’Italia, per il suo valore Peppa la Cannoniera venne decorata con la medaglia d’argento al valore militare. Ricevette, inoltre, una pensione mensile di 9 ducati mensili, ma solo per due anni: successivamente, le venne dato un conguaglio di 216 ducati dal comune di Catania.
Non sono molte le notizie di Giuseppa Bolognara Calcagno dopo l’Unità d’Italia: alcune cronache parlano della sua presenza nella città etnea fino al 1876. Dopodiché, le notizie sono vaghe, perlopiù incerte: probabilmente tornò a Barcellona Pozzo di Gotto, dove morì tra il 1884 e il 1900. Il suo cannone, invece, viene conservato a Catania, al Museo Civico.
Oggi a ricordarla esiste una traversa in via Acquedotto Greco. La figura di Peppa ‘a Cannunera è quella di una donna eccezionale, che con coraggio ha combattuto e difeso la sua città dall’invasore borbonico. Ma non solo: è una donna che partecipò ad un periodo di cambiamento radicale per l’Italia che conosciamo oggi, quello ben presto avrebbe portato al genere femminile una maggiore inclusione, libertà ed uguaglianza.
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