Conosciutissimo per i suoi tanti ruoli all'interno di grandi produzioni cinematografiche, Al Pacino è profondamente legato all'Isola. Celebri sono, i tentativi di incontrare i parenti siciliani, spesso all'oscuro di essere effettivamente legati all'attore statunitense.
Quando si fa il nome di un divo come Al Pacino, nella mente di ognuno non può che apparire in ruoli diversi. C’è chi lo ricorda come Michael Corleone, figlio del Don Vito di Marlon Brando; altri lo ricordano per Tony Montana di Scarface, altri ancora per Frank Serpico dal film omonimo.
Ma la lista è lunga: la carriera di Alfredo James Pacino ha lasciato traccia in moltissime produzioni hollywoodiane, rendendo quasi impossibile a chiunque il non aver visto almeno un film in cui fosse tra il cast, se non tra i protagonisti.
Che l’attore abbia origini italiane, basta intuirlo dal nome: del resto, sono tantissime le star del grande schermo che sono nate in Italia o da genitori emigrati dal Belpaese. Ma forse non si sa che le radici dell’attore e regista statunitense risiedono in Sicilia, più precisamente tra il messinese e il palermitano.
Alfredo James Pacino nasce ottant’anni fa a New York: più precisamente, nel quartiere di East Harlem, a Manhattan. I genitori del piccolo Alfredo sono gli italo-americani Salvatore Pacino, ristoratore e agente assicurativo, e la casalinga Rose Gerardi.
Salvatore e Rose provengono da due famiglie siciliane, entrambe emigrate verso gli Stati Uniti. Sono opposte, però, le terre d’origine: se Salvatore proviene da San Fratello, piccolo comune situato nel messinese, Rose arriva dall’altra parte dell’Isola, più precisamente da Corleone, nel palermitano.
Ben presto, Salvatore abbandona il nuovo nato assieme alla famiglia, a pochi mesi dalla nascita, lasciando Rose e i nonni materni del piccolo in condizioni difficilissime, nel South Bronx. La vita di Alfredo sarà tumultuosa sin dalla tenera età: dall’animo ribelle, a tredici anni ha già esperienza con alcol e droghe, senza tenere in conto il fumo, abitudine che prende dai nove anni.
Il temperamento ribelle del futuro attore si vede anche in ambito scolastico: bocciato diverse volte, decide di interrompere gli studi definitivamente all’età di 17 anni. Questo porterà a un brusco taglio di rapporti con la madre, in disaccordo con la decisione: è in questo momento che il giovane Al scappa di casa, cominciando letteralmente a vivere alla giornata.
La vita lo porta ovunque, a fare qualsiasi mestiere: dal lustrascarpe fino a essere un operaio. Ma la fame sarà tanta, al punto che, temporaneamente tornato in Sicilia negli anni ’60, confesserà più avanti al New York Post che “per mangiare e mantenere un tetto sopra la mia testa, decisi di vendere ad una donna più anziana di me l’unico bene che potevo offrire: il mio corpo”.
Sarà a trent’anni che arriverà la svolta nella vita di Pacino: verrà ammesso all’Actors Studio, prestigioso laboratorio per la formazione al mestiere dell’attore, sotto la guida di Lee Strasberg, al quale succederà in qualità di direttore artistico.
Questo è l’inizio di una carriera solamente in salita verso le stelle: qualche tempo più tardi, nel 1993, Pacino vincerà il premio Oscar come miglior attore protagonista, nel ruolo del Tenente Colonnello Frank Slade, in Profumo di Donna. La carriera come attore, tra l’altro, non tarderà a portarlo nuovamente in Sicilia. E sarà in questo contesto che il nostro protagonista tenterà di incontrare i propri parenti.
Uno dei ruoli che hanno consacrato Al Pacino al grande schermo è sicuramente quello di Michael Corleone, ne Il Padrino, diretto da Francis Ford Coppola. Proprio durante le riprese del terzo capitolo, agli inizi degli anni ’90, l’attore comparve a Corleone, alla ricerca dei Gelardi, parenti da parte della madre. Ad accompagnarlo, altri due grandi stelle: Andy García e Diane Keaton.
Destino volle, però, che l’incontro non avvenisse. Come raccontato alla Repubblica Palermo da Vincenzo Gelardi, cugino di Pacino, “quel giorno quando arrivò, pranzando in un ristorante fuori paese, io mi trovavo a Roma per un lutto. Il titolare del locale – continua nella sua intervista –, prese allora a telefonare a tutti i Gelardi su espresso desiderio di Al Pacino”. Sfortunatamente, però, “gli rispose uno zio che credette a un pesce d’aprile e riattaccò”.
Dopo l’avvenimento, Pacino andò via indispettito. I tentativi di farlo ritornare, da allora, saranno innumerevoli. Lo stesso Gelardi ha “fatto di tutto per contattarlo. Più sindaci gli hanno offerto la cittadinanza onoraria, noi parenti gli abbiamo chiesto scusa sulla stampa invitandolo a tornare, ho scritto lettere ai suoi agenti, ma non ho ottenuto niente. Per cui, ho pensato che ci portasse davvero rancore“.
La stessa situazione si presenta anche a San Fratello, paese d’origine del padre, Salvatore Pacino. Sebbene l’attore non si sia mai presentato, come fatto invece nel palermitano, sono svariati i tentativi dei cittadini del comune nel messinese di portarvi l’attore.
Il tentativo più riuscito è stato quello di Benny Caiola, imprenditore italiano famoso per possedere la più ampia collezione di Ferrari al mondo. Amico di Pacino, infatti, tornando di anno in anno al proprio paese d’origine prometteva sempre che la volta successiva sarebbe tornato con l’attore. Sfortuna volle che, nel momento in cui Al Pacino si convinse, l’imprenditore morì, spezzando ancora una volta il cuore agli abitanti di San Fratello.
Ad oggi, che si sappia, nessun parente di Al Pacino ha potuto effettivamente incontrarlo. Nel 2018, inoltre, a San Fratello si è estinto l’ultimo parente dal ramo maschile. L’attore stesso, ormai, ha raggiunto un’età matura: man mano che gli anni avanzano, le possibilità di un incontro si fanno più remote.
Corleone e San Fratello, seppur lontane fisicamente, sono unite sotto lo stesso nome della grande stella di Hollywood: riusciranno, prima che sia troppo tardi, a rivedere il grande attore tra le proprie strade?
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