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Università, con no-tax area possibili 225 milioni di perdite: Sud più a rischio

L'Università di Catania e diversi altri atenei hanno alzato la soglia della no-tax area, ma il rischio per l'anno prossimo è che le esenzioni si rivelino un'arma a doppio taglio.

Diversi atenei per l’anno accademico 2020/2021 promuovono misure per salvaguardare le iscrizioni. Lo spettro di un calo di 10 mila studenti rispetto all’anno scorso, previsto da un recente studio Svimez, ha spinto molti rettori a scegliere la via degli incentivi, aumentando la soglia della no-tax area come previsto dal Decreto Rilancio (ora legge). Tuttavia, la mossa potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio, almeno secondo quanto prospetta un recente articolo del Corriere della Sera. I mancati introiti derivanti dal contributo degli studenti potrebbero ammontare, infatti, a 163 milioni di euro. Una cifra enorme per un’università da tempo in crisi.

La somma è stata calcolata dalla società di consulenza Talents Venture, che stima un totale di 820 mila studenti potenziali beneficiari. No tax area, borse di studio e altre agevolazioni sulle rette sono state finanziate dal Decreto Rilancio per un totale di 115 milioni, 50 per coprire il mancato incasso dalla no tax area e la restante cifra per gli altri tipi di “sconti”. Il 70% circa di quanto servirebbe. Il bilancio, quindi, è ampiamente negativo: con i fondi stanziati finora mancano all’appello quasi 50 milioni di euro.

Gli effetti peggiori di un tale ammanco si riverserebbero su università del Sud e delle Isole, che potrebbero perdere 17 milioni di introiti, secondo una stima ottimistica. I calcoli, infatti, si rifanno alla situazione pre-Covid e non considerano un eventuale contrazione dei redditi. Con un aumento dei beneficiari di 300 mila studenti per la no-tax area e 450 mila per la scontistica, le entrate mancanti arriverebbero a 225 milioni di euro.

Il rischio principale per gli studenti, a questo punto, è rappresentato da un potenziale aumento delle tasse per gli studenti con ISEE più alti. Finora, la soluzione sembrerebbe essere stata scongiurata, almeno da parte dell’Università di Catania, che a seguito della nuova no-tax area ha aumentato sì le tasse, ma alzando il massimale di soli 50 euro per le fasce più alte, con un calcolo rivisto anche per le altre soglie di reddito. La soluzione prospettata dallo studio della società di consulenza, quindi, è di fare una programmazione triennale delle risorse da stanziare nel Ffo, così da garantire continuità nei piani degli atenei.

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