Università del Nord e del Sud si contendono le matricole dell'anno prossimo. Da un lato c'è chi ritiene che la misura sia sbagliata, dall'altro chi parla di sostegno ai propri studenti.
I mesi estivi si preannunciano più caldi del previsto sul fronte delle università. In questi giorni viene molto criticata la scelta della Regione Siciliana di concedere un bonus di 1200 euro per ogni fuorisede che torna in Sicilia o di scontare ulteriormente le rette. Gli atenei del Nord, secondo un recente articolo de La Repubblica, riterrebbero che la misura sia “concorrenza sleale“, malgrado non ci siano dichiarazioni ufficiali su questo, e lo stesso ministro Manfredi, in una recente intervista all’edizione cartacea de Il Mattino, avrebbe parlato di una misura che non aiuta il Sud a ripartire. La Sicilia, infatti, non è la sola ad aver pensato di riconquistare i fuorisede con incentivi allo studio: una misura simile viene anche dalla Puglia.
Ad aver scatenato le polemiche è un articolo contenuto nella manovra Finanziaria approvata dalla Regione Siciliana negli scorsi mesi. Questa prevede per il prossimo anno accademico un fondo di 4 milioni di euro da ripartire tra gli atenei siciliani, che consentirebbero di erogare delle borse di studio del valore di 1200 euro per i siciliani che sceglieranno di tornare dalle altre regioni o dall’estero. A tal proposito, l’assessore Lagalla aveva dichiarato che si tratta di una scelta che non influisce sulla libertà dello studente, ma di una misura per le famiglie che l’anno prossimo potrebbero avere delle difficoltà nel sostenere economicamente i figli fuori.
Del resto, gli studenti universitari sembrerebbero già preferire la Sicilia. A fronte di un recente studio Svimez, che sottolinea come per l’anno prossimo si prevedano 10 mila iscrizioni in meno, la maggior parte nel Sud Italia, una recente indagine condotta da Repubblica proprio nell’Isola afferma che la tendenza dei futuri universitari è quella di restare il più vicino possibile alla propria città, rimanendo così nell’ateneo della propria provincia. Complice di ciò, probabilmente, il fatto che sia l’Università di Palermo che l’Università di Catania hanno esteso la no-tax area a 25 mila euro, accogliendo la possibilità concessa dal Decreto Rilancio.
In un’intervista al Sole24Ore, il presidente della Conferenza dei rettori Ferruccio Resta afferma che la mobilità studentesca è un valore. “Se cominciamo a stopparla o impedirla non facciamo un favore al sistema”, commenta. Finora non ci sono attacchi diretti alla Regione Siciliana o alle altre regioni del Sud che hanno adottato misure analoghe, tuttavia l’invito sembrerebbe a mantenere lo status quo.
D’altro canto, gli atenei siciliani ci tengono a ribadire che non si tratta di competizione scorretta, e dai microfoni di Repubblica il rettore di Palermo Fabrizio Micari risponde: “Le Regioni in generale, e quella siciliana in particolare, concedono contributi agli studenti fuori sede. Dovremmo considerare quelle politiche concorrenza sleale a nostro danno? Ovviamente no: le Regioni sostengono i propri studenti”.
La Sicilia, inoltre, paga molto dal punto di vista universitario la carenza di iscritti. Gli atenei siciliani contano complessivamente 105 mila iscritti, mentre sono 56 mila quelli che studiano nel resto d’Italia o all’estero, con preferenza in particolare verso la Lombardia. Inoltre, molti degli studenti che lasciano l’Isola non vi fanno ritorno. Un dato su cui si sta provando a intervenire con interventi sul diritto allo studio, ma che ha bisogno anche di miglioramenti sul fronte dei servizi agli studenti e dei trasporti pubblici, per non parlare di uno dei fattori più importanti: la didattica e l’offerta formativa.
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