Il rapporto Almalaurea 2020 illustra la situazione dei neolaureati al Disum in termini di occupazione, retribuzione, voto di laurea e tempo necessario al conseguimento del titolo.
Il rapporto Almalaurea 2020 è stato recentemente pubblicato dall’ente di ricerca universitaria, che, come ogni anno, ha prodotto un’analisi accurata sul profilo dei laureati in Italia e sulle loro opportunità occupazionali. Le statistiche Almalaurea hanno il merito di essere particolarmente accurate, prendendo in esame non soltanto la panoramica nazionale, bensì le differenti realtà accademiche italiane.
I dati, infatti, sono forniti in riferimento all’anno precedente per ciascun corso di studio di ogni ateneo italiano, fornendo un quadro completo dell’andamento del mondo accademico nel Paese. Andiamo a scoprire, quindi, il volto dei laureati del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, osservati sotto la lente d’ingrandimento dell’età, del voto di laurea e delle opportunità occupazionali.
Il numero di laureati al Disum, presi come campione d’indagine per l’anno 2019, ammontano a 876, di cui 620 per la laurea di primo livello, mentre 256 sono i neolaureati magistrali. Di questi, il numero di intervistati è stato di 627, con tasso di risposta del 71,6%.
Osservando i numeri forniti da Almalaurea, si può notare come la maggioranza di neolaureati al Dipartimento di Scienze Umanistiche di Catania sia di sesso femminile, con un 80,8% che va a scontrarsi con il 19,2% dei colleghi maschi. Di questi, rispettivamente il 19,8% hanno conseguito il titolo triennale, mentre il 17,6% quello magistrale, mentre per le ragazze la percentuale si aggira intorno all’80,2% contro l’82,4%.
L’età media al conseguimento della laurea è di 25,6 anni per la triennale e di 28,8% per la magistrale, totalizzando una durata media degli studi rispettivamente di 5,4 anni e di 3,5 anni. Si tratta di un risultato quasi in linea con le classifiche nazionali, se si considera che l’età media per il conseguimento del titolo in tutta Italia si attesta intorno ai 25,8 anni (24,6 anni per i laureati di primo livello, 27,1 per i magistrali a ciclo unico e 27,3 anni per i laureati magistrali biennali).
Il voto di laurea di chi ha conseguito nel 2019 il titolo al Disum, infine, si aggira intorno al 102 per i laureati di primo livello e di 109,6 per gli studenti magistrali. La media nazionale, invece, si attesta sul 100,1 per i laureati alla triennale, 105,3 per i magistrali a ciclo unico e 107,9 per i biennali.
Tra i laureati al Disum, il 30% ha svolto anche un percorso di formazione dopo la laurea, con un 23,7% della triennale contro i 45,6% della magistrale. Tra le attività di formazione post-laurea, concluse o ancora in corso, preferite dai neolaureati si trova lo stage in azienda (9,1%), seguito da master di primo livello (7,7%) e da collaborazioni volontarie (6,2%).
L’analisi Almalaurea 2020 si sofferma anche sulle opportunità di impiego dei giovani laureati, osservati in relazione alla facilità di ottenimento dell’impiego, del tipo di lavoro e della retribuzione. I numeri fanno emergere come, a un anno dal conseguimento dalla laurea, soltanto il 30,1% ha iniziato un percorso professionale, mentre il 38,8% non lavora e non cerca un impiego e il 31,1% è alla ricerca di un’occupazione. Esiste anche un 33,2% di studenti che non lavora e non cerca, ma che è impegnato in un altro percorso universitario o un praticantato.
Rispetto alla media nazionale, quindi, i laureati di Scienze Umane a Catania restano indietro. I dati a livello nazionale, infatti, evidenziano un miglioramento delle aspettative di impiego dei neolaureati, con il 74,1% di laureati di primo livello già assunti e il 71,7% per i laureati di secondo livello.
I laureati del Disum, inoltre, fanno rilevare come non vi siano particolari gap di genere a fronte delle opportunità lavorative. Il 30,4% di uomini già assunti combacia, infatti, con il 30,1% di colleghe donne. Il tempo che intercorre tra l’inizio della ricerca e l’ottenimento dell’impiego, calcolato in mesi, corrisponde a circa 3,4, nello specifico 2,9 mesi per la laurea di primo livello e 4,2 per la magistrale.
Ma quali tipologie di impiego ricoprono in laureati umanistici catanesi? Secondo il rapporto Almalaurea 2020, perlopiù i neolaureati al Disum coprono posizioni intellettuali, scientifiche e altamente specializzanti (37%), seguite da altre professioni (25,9%) e da attività esecutive d’ufficio (21,2%).
Si tratta in maggioranza di contratti non standard (46%) e di part-time (54%), seguiti da un 18,5% di contratti a tempo indeterminato. Le risorse, inoltre, vengono assorbite in maggioranza dal settore privato (77,2%), mentre soltanto il 20,6% lavora nel pubblico e il 2,1% in ambito no profit. I campi professionali in cui si ritrova una maggioranza di manodopera proveniente da studi umani sono: istruzione e ricerca (29,6%), commercio (28%), altri servizi (13,2%), trasporti, pubblicità e comunicazione (11,1%).
Osserviamo, infine, i dati riguardanti la retribuzione dei laureati e l’attinenza dell’impiego svolto con il percorso di studio. La retribuzione media mensile degli laureati al Disum si aggira intorno ai 996 euro per gli uomini, risultando svantaggiate, invece, le donne, con uno stipendio di 842 euro al mese. Non ci sarebbero nette differenze retributive, tra l’altro, tra i laureati triennali e i magistrali.
Dopo la laurea, ancora, alcuni studenti continuerebbero a svolgere il lavoro iniziato già durante gli anni di studio, ma soltanto il 26,% percepirebbe un miglioramento. Di questo miglioramento, il 53,3% sarebbe da riferire alle competenze professionali e soltanto il 20% alla posizione lavorativa e alle mansioni svolte. Infine, soltanto il 6,7% avvertirebbe un miglioramento nel trattamento retributivo.
Inoltre, il 41,3% riterrebbe la formazione professionale acquisita all’Università poco adeguata, sebbene il possesso del titolo rappresenti una carta in più nel mondo del lavoro. L’indice di soddisfazione per il lavoro svolto si aggira intorno a 7,4, dato calcolato su una scala da 1 a 1o, mentre il 39% riterrebbe molto efficace a livello lavorativo la propria laurea, il 32,1% la considererebbe abbastanza efficace e il 28,9% poco efficace.
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