L’emergenza sanitaria di cui siamo stati testimoni nel corso degli scorsi mesi influirà sul numero di nuove matricole universitarie? Secondo lo Svimez, nel 2020/21 potremmo assistere ad un netto calo di iscrizioni: gli studenti decisi ad accantonare l’idea di entrare a fare parte delle comunità accademiche italiane potrebbero ammontare a 9.500. Secondo i dati, la problematica in questione piegherà maggiormente gli atenei del Sud: questi, infatti, potrebbero perdere ben 6.300 iscrizioni, la gran parte del totale.
L’Italia aveva già fatto i conti con una riduzione di studenti universitari nel corso del 2008-2009 ed a causa della crisi economica. Anche in quel caso, poi, il Mezzogiorno era stato penalizzato in maggior misura: basti pensare che tra il 2008 e il 2013 le regioni dell’area hanno perso oltre 20mila giovani.
Dal 2013 gli atenei del Sud hanno iniziato, seppur con fatica, ha rialzare la testa: questi, tuttavia, non sarebbero mai riusciti a tornare ai numeri precedenti la crisi, a differenza delle università del Centro-Nord. Il dato più recente, quello relativo al 2019, registrava ancora 12mila immatricolati in meno rispetto al 2008. E mentre il Sud perdeva, il Centro-Nord guadagnava tra il 2013 ed il 2019 un incremento di circa 30mila immatricolati, anche grazie al consistente numero di studenti fuori sede.
Oggi, lo Svimez indica in primo luogo un numero approssimativo di nuovi diplomati: secondo la nota elaborata dal direttore Luca Bianchi e da Gaetano Vecchione, a fine mese questi potrebbero ammontare approssimativamente a 292mila al Centro Nord ed a circa 197mila al Sud. Inoltre, basandosi sulle conseguenze della crisi della fine del primo decennio, si stima una riduzione del tasso di proseguimento degli studi di 3,6 punti nel Mezzogiorno e di 1,5 nel Centro-Nord.
Come bisognerà, dunque, proteggere atenei già fragili? Tra le proposte avanzate dalla stessa associazione Svimez, spiccherebbe un’estensione della no tax area: questa, resa sistematica, dovrebbe passare da 13mila a 20mila euro in tutto il Paese e prevedere l’ulteriore innalzamento a 30mila euro.
“Prevedere, in conseguenza della crisi, una borsa di studio statale che copra l’intera retta 2020 nelle università pubbliche, vincolata al raggiungimento degli obiettivi previsti dal piano di studi nel primo anno di corso”: lo Svimez avrebbe pensato anche a questa misura. Le regioni o altri ministeri, inoltre, dovranno impegnarsi a garantire altri servizi agli studenti al fine di sostenerli. La Campania, la Sicilia, la Puglia – si legge nella nota di Svimez – hanno già dato ottimi segnali in questo senso“.