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Contro i tabù sulla salute mentale, la dott.ssa Schittino: “Mai negare le difficoltà”

Ansia, disturbi del sonno e attacchi di panico sono aumentati durante e a causa del lockdown. Tuttavia parlare di salute mentale, nel 2020, rimane un tabù. Abbiamo chiesto un parere alla dottoressa Giovanna Schittino, psicoterapeuta siciliana.

Parlare di salute mentale, nel 2020, è ancora un tabù. Moltissimi temono che rivolgersi a un professionista possa avere ripercussioni sulla propria vita sociale o lavorativa, altri ritengono invece che ad andare da uno psicoterapeuta tocchi solo a chi soffre di disturbi gravi. La verità però è un’altra: alla stregua di quello fisico, il malessere psicologico può riguardare tutti. Per saperne di più, abbiamo parlato con chi si occupa di fare ogni giorno sensibilizzazione sul tema: la dottoressa Giovanna Schittino, psicologa e psicoterapeuta relazionale attiva a Palermo. Sui social “Wondertherapist”, lavora anche come formatrice e si occupa di temi legati all’adolescenza, alla legalità, alla prevenzione della violenza e del femminicidio.

“Come tutti i tabù anticipa subito la dott.ssa Schittino , anche quello sulla salute mentale è difficile da eradicare, anche se nell’arco di trent’anni la situazione è cambiata e per fortuna adesso se ne discute, quantomeno, apertamente. Purtroppo però sulla salute mentale ancora gravano pregiudizi responsabili di una profonda stigmatizzazione dei malati e delle loro famiglie e di barriere, perlopiù mentali, che concretamente ostacolano l’accesso alle cure. Negare a se stessi, prima di tutto, il diritto alle cure e alla salute mentale è quanto di più dannoso possa fare un individuo per il proprio benessere”.

La salute mentale è un diritto di tutti

Decidere di rivolgersi a un professionista non è mai semplice. Se da una parte sussiste la paura di essere giudicati o di parlarne apertamente con i propri cari, dall’altra non tutti hanno contezza delle proprie sensazioni. Spesso si pensa che parlare con un amico risolva qualsiasi problema, tuttavia ci sono segnali che non vanno sottovalutati. Alcuni tipi di malessere, che rischiano di compromettere la nostra quotidianità e le nostre relazioni, non possono essere liquidati con una chiacchierata e senza l’aiuto di un esperto, il quale rimane l’unico in grado di fornire al paziente competenze e strumenti adeguati.

“Ci sono situazioni – spiega Schittino – in cui le proprie difficoltà se non riconosciute si cristallizzano dando un senso di rigidità e rendendo più profondo il disagio. Alle volte resta deficitaria la nostra capacità di comprensione ma, con una lente adeguata e magari con le persone significative della nostra vita che ci fanno notare alcuni segni e sintomi, gli avvenimenti possono essere riletti in modo diverso e, rispetto ad essi, ci si può ritrovare ad intervenire più efficacemente con le proprie risorse rivolgendosi ad un clinico. Negare le difficoltà e non affrontarle può alla lunga compromettere il benessere soggettivo e la capacità di portare a compimento i propri obiettivi personali, sia in ambito relazionale che lavorativo e sociale. L’aiuto di uno psicologo psicoterapeuta può essere determinante in questo processo: può offrire uno spazio per narrarsi in maniera autentica, facilitando l’emergere di nuovi nessi e la valorizzazione delle proprie capacità, sperimentandone un’applicazione più efficace e funzionale”.

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E a chi sostiene che andare da uno psicologo è un lusso per ricchi, la dottoressa risponde: “Quando andiamo da uno specialista medico non è inusuale pagare cifre che si aggirano intorno ai 200 euro per una singola visita. È vero che si tratta di un costo stabile nel tempo, perché c’è bisogno di un numero non pronosticabile in anticipo di sedute per lavorare sulle dinamiche intrapsichiche di un soggetto, ma è anche vero che i benefici a lungo termine sono tangibili e nella maggior parte dei casi stabili. Ci si può rivolgere anche ai servizi pubblici. Basta recarsi presso il centro di salute mentale della propria città per avere tutte le informazioni utili per avviare un percorso terapeutico con dei costi più contenuti”.

Gli effetti del lockdown

Secondo quanto dichiarato dal direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, i problemi legati ai disturbi d’ansia e del sonno, gli attacchi di panico e i casi di depressione sono aumentati durante e a causa del lockdown. A dispetto di una romanzizzazione della quarantena da parte di chi non ha risentito delle ricadute economiche dell’emergenza, persino i più privilegiati hanno dovuto fare i conti con un malessere psicologico più o meno grave. Lo conferma il cospicuo aumento delle richieste di intervento registrato dalle cliniche psichiatriche universitarie e dai dipartimenti di salute mentale.

“La quarantena – conferma la dott.ssa Schittino – ha messo a dura prova la capacità di molti di vivere con se stessi camminando non più per le strade della propria città, ma in un luogo sconosciuto e spesso spaventoso come il proprio sé. Se per alcuni non è cambiato nulla o per altri l’isolamento ha addirittura rappresentato una liberazione dalla relazioni sociali, una buona parte della popolazione ha vissuto l’angoscia di dover fare i conti con la mancanza di controllo per un evento tanto imprevedibile e inatteso; la privazione della propria libertà di movimento nella misura in cui bisognava seguire delle regole alquanto rigide; con le relazioni familiari non sempre serene e relazioni di coppia già traballanti; con problemi economici notevoli e l’esigenza in alcuni casi di fare rientro nelle proprie regioni o nelle proprie famiglie d’origine. Insomma sembra di essere piombati senza preavviso in uno spazio sospeso senza tempo e senza spazio e questo ha creato molto panico”.

Proprio per questo motivo, in tutta Italia, dall’inizio dell’emergenza, sono stati attivati tempestivamente numeri di supporto psicologico gratuito. “Nella mia esperienza – continua la psicoterapeuta – mi sono arrivate decine e decine di telefonate ogni giorno. Ho portato avanti questa iniziativa per tutto il periodo della cosiddetta ‘prima fase’, in cui i bisogni e le paure sono emersi prepotentemente. La pandemia è stata per molti lo spunto per chiedere aiuto forti del bisogno collettivo. È accaduto in sostanza che il singolo non si è sentito ‘solo’ dinnanzi al disagio psicologico, ma parte di una buona fetta di popolazione che diceva di soffrire allo stesso modo e per questo avvertita come non giudicante. Senza ombra di dubbio l’emergenza sanitaria ha acceso, almeno in parte, i riflettori sul ruolo della psicologia e dei professionisti della salute mentale e aiutato tante persone a non averne paura”.

Il ruolo dei social

Sono moltissimi i professionisti del settore che, negli ultimi anni, hanno saputo cogliere e sfruttare le potenzialità dei social in termini di sensibilizzazione e di divulgazione. Anche la dottoressa Schittino è molto attiva su Instagram e su Facebook con un progetto chiamato “Wonder therapist” che – attraverso video, foto e dirette – si ripropone di smantellare i tabù sulla salute mentale e di fare informazione con parole semplici e alla portata di tutti.

“Lo scopo è quello di fare sensibilizzazione sui temi della salute mentale e della psicologia – spiega la psicologa –. Credo fortemente nelle potenzialità della comunicazione con lo scopo di divulgare, educare, fare prevenzione, rispondere a dubbi e domande. Per questo ad esempio ho fatto un video in cui parlo del valore della psicoterapia cercando di spiegare in maniera semplice ed esaustiva cosa significa andare da una psicoterapeuta. Parlo, inoltre, di temi legati all’accettazione del proprio corpo, di autostima, di cyberbullismo, di diritti umani perché credo che i social network utilizzati con intelligenza siano un mezzo efficacissimo per parlare con i giovani e con persone di ogni estrazione sociale, genere e provenienza”.

Oggi, recarsi da uno psicoterapeuta – conclude la dott.ssa con un invito rivolto a tutti –, significa saper essere, vivere nel mondo con consapevolezza e affermando il proprio diritto alla salute in quanto uomini e donne che devono e possono godere di aiuto e supporto mirati. Salute mentale e salute fisica sono semplicemente due facce della stessa medaglia. Non può sussistere ancora la dicotomia mente-corpo, sarebbe irragionevole e aggiungerei inutile”.

A proposito dell'autore

Antonietta Bivona

Giornalista pubblicista e direttrice responsabile della testata giornalistica LiveUnict. Dopo un dottorato conseguito presso l'Università degli Studi di Catania, è ricercatrice in lingua e letteratura francese. Insegna nei corsi di laurea triennale e magistrale del Dipartimento di Studi classici, linguistici e della formazione dell'Università degli Studi di Enna.

📧 a.bivona@liveunict.com