Scuola, i presidi di tutta Italia sono esasperati e costretti a trovare delle soluzioni per permettere agli istituti di ripartire.
Scuola: nelle ultime ore molti presidi di scuole italiane hanno ricevuto disposizioni da una PEC del Ministero dell’Istruzione. In 34 pagine vengono enumerate tutte le regole a cui la scuole dovrebbero adeguarsi – dal materiale per la sanificazione al termoscanner, dalla risistemazione degli spazi ai lavori di edilizia, all’acquisto o noleggi di apparecchiatura elettronica – e a cui lo Stato si preoccupa di contribuire con un fondo di 331 milioni, circa 38 mila per ogni istituto.
Eppure la reazione dei presidi non è quella prevista: in molti protestano. Si sentono abbandonati a loro stessi in un difficile momento che comporterà non pochi cambiamenti all’interno del mondo scolastico.
In un articolo pubblicato da Repubblica, alcuni presidi hanno espresso particolare apprensione in merito alle nuove normative, come Domenico Squillace, preside del Liceo scientifico Volta di Milano che dichiara: “Vorremmo indicazioni più precise e ragionevoli. Ci stiamo organizzando con l’università, Scienze e Biologia le faremo in piccoli laboratori esterni, ma al Volta ho 1.200 studenti pigiati, anche in classi da trenta. Con il distanziamento previsto ne potrò tenere un terzo. Teatri e cinema non bastano e la didattica a distanza è la corazzata Potemkin della scuola italiana. Non so come ne verremo fuori. Ha un senso portare l’ora a 40 minuti, ma questo Paese deve approntare un Piano Marshall per l’istruzione e avviare un’infornata straordinaria di docenti per un anno“.
Stessa preoccupazione anche per Guido Gastaldo, dirigente dell’Istituto comprensivo di Azeglio: “I 40.000 euro sono l’unica certezza, per il resto c’è confusione. Nei nostri paesi non possiamo fare lezioni nei musei, non ci sono i musei. Stiamo chiudendo con fatica e connessioni instabili quest’anno, non siamo pronti a organizzare la ripartenza. Non credo che il primo settembre potremo avviare i piani di recupero, non ci saranno i docenti. E servono più bidelli, altrimenti ridurremo l’orario“.
Anche Rossana Piera Guglielmi, dirigente dell’Istituto comprensivo Visconti di Roma, fa il punto su alcune problematicità: “Il ministero ci ha lasciati soli fin qui, lo ha fatto anche con la valutazione. Non ci scoraggiamo, però. Ho messo su una task force con genitori, docenti ed esperti. Ingegneri, ispettori del lavoro, medici e scienziati, un apparato di comunicazione. La questione centrale è che faremo sì i doppi turni, ma dimezzeremo le ore di didattica. Rischiamo di tagliare del 50 per cento Italiano, Matematica, Inglese. Alla primaria potremo garantire la mensa e lezioni dalle 8 alle 12. Con i fondi dei genitori qualche attività extra il primo pomeriggio. I nostri bambini non avranno, così, le competenze necessarie. Entro giugno elaboreremo un piano di rientro, ma servono quattro docenti in più per sezione e un’ordinanza che richiami dalle graduatorie un contingente di supplenti da utilizzare da settembre a dicembre“.
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