Comincia la Fase 2 e le strade tornano a popolarsi, ma rimangono, ancora chissà per quanto, le misure di distanziamento sociale. Un problema per le grandi città come Catania, dove il sistema di trasporto pubblico dev’essere notevolmente ridotto per garantire la sicurezza dei passeggeri. In tutta Italia fioccano quindi soluzioni alternative per il traffico. Non così nel capoluogo etneo, dove le misure prese finora riguardano soltanto la riduzione della capienza degli AMT, con massimo 11 passeggeri a bordo, e la gratuità delle strisce blu. È la denuncia di Legambiente Catania, che lancia delle proposte a breve e medio termine per dare respiro alla circolazione in città.
“Siamo abbastanza critici – dichiara a LiveUnict Viola Sorbello, attivista dell’associazione etnea -. Le amministrazioni comunali di città come Bologna, Milano, Torino, ma anche Napoli e Palermo, stanno mettendo in pratica delle azioni che riguardano la mobilità post COVID-19 variamente assortite. Non mi risulta, invece, che a Catania alcuna soluzione sia stata adottata al momento”.
Un esempio è dato dalle piste ciclabili d’emergenza in fase di realizzazione a Milano, dove col solo ausilio della segnaletica orizzontale parte delle carreggiate vengono trasformate in percorsi per ciclisti e pedoni, snellendo così il traffico e offrendo ai cittadini una soluzione a basso costo per gli spostamenti nelle brevi distanze. “A Catania, gli unici rimedi che sono stati pensati vanno in direzione completamente opposta – afferma a tal proposito l’attivista –. Il fatto che si sia resa gratuita la sosta delle automobili (pedaggio Sostare), evidentemente è un criterio di incentivazione delle auto. È un segnale preciso che il sindaco sta dando ai cittadini: ‘capisco che vi dobbiate muovere con le auto, quindi utilizzatele dato che i parcheggi sono gratis‘. Si tratta quindi di un rimedio assolutamente criticabile”.
Come associazione, sono già due i documenti inviati da Legambiente all’amministrazione comunale per pensare a delle alternative. Il primo contiene cinque punti per la mobilità che a livello nazionale è stato rivolto a tutti i sindaci italiani, il secondo (a fondo pagina) è stato firmato assieme ad altre associazioni legate al territorio che si occupano di ambiente e contiene delle soluzioni pensate per Catania. In entrambi sono presenti delle proposte a breve e medio termine per modificare la circolazione cittadina in direzione più sostenibile, ma al momento non c’è stato un vero riscontro. “Non abbiamo ricevuto alcuna risposta dall’amministrazione comunale, anche se ciò non significa che non stia esaminando le proposte”, specifica Sorbello.
Una soluzione alternativa alle automobili
Ma perché bisognerebbe utilizzare di meno l’auto? In fondo, i cittadini si sentono di certo più al sicuro dentro l’abitacolo della macchina, mentre il mezzo pubblico finirebbe così per diventare l’ultima spiaggia, data la maggiore probabilità di contagio malgrado le precauzioni prese. La soluzione, però, potrebbe rivelarsi catastrofica. In un suo recente intervento sul bollettino d’Ateneo, il professore Giuseppe Inturri, docente di Trasporti al DIEEI dell’Università di Catania, ne spiega i rischi: “Oltre a riprodurre in modo amplificato i noti problemi di congestione, cambiamento climatico, degrado della qualità urbana, occupazione degli spazi pubblici, incidenti stradali, il ritorno alle auto sarebbe la ripartenza delle emissioni inquinanti dell’aria, che abbiamo capito essere tra le principali cause dell’estrema vulnerabilità delle persone agli effetti del contagio del virus”.
La soluzione, quindi, sarebbe di preferire l’auto solo quando necessario (per esempio, per percorrere lunghe distanze o fare la spesa). A patto, però, che le alternative siano presenti. “La città di Catania però non ha mai messo i propri cittadini in condizione di scegliere il mezzo utilizzabile – aggiunge ancora Sorbello –, perché diventa una scelta obbligata nel momento in cui i mezzi pubblici funzionano in modo inefficiente. Ora ancor di più”. Tra le proposte contenute nel documento di Legambiente per una mobilità più sostenibile c’è quella di aumentare le corsie preferenziali in tutte le strade, consentendone l’uso anche alle biciclette e ad altri mezzi di micromobilità. Nella stessa direzione, inoltre, starebbe andando il governo, con dei bonus che sarebbero riservati agli abitanti delle grandi città per l’acquisto di bici e altri mezzi di trasporto “green”.
Proposte per il futuro: una mobilità efficiente e sostenibile
Quando tutto sarà finito, niente sarà più come prima. Questa frase è diventata un vero e proprio leitmotiv della quarantena, o forse una filastrocca apotropaica per sperare di uscirne migliori. Per far sì che qualcosa cambi davvero, tuttavia, bisognerà ricordare questa esperienza, anche per quanto riguarda gli spostamenti in città. “Presupposto fondamentale è che il traffico automobilistico, specie a Catania, è di per sé inefficiente – dichiara ancora l’attivista di Legambiente -. Solo per questo avrebbe dovuto essere cambiato. Il massimo dell’efficienza si ottiene conciliando e combinando sapientemente tutti i mezzi di trasporto possibili. Se tutti i sistemi vengono combinati, allora si raggiunge un trasporto efficiente”.
Una soluzione che consentirebbe non solo di inquinare meno, ma anche di diminuire l’incidentalità e parte dei costi relativi alla sanità, aggiunge subito dopo Sorbello, che spiega: “l’efficienza della mobilità genera economia. La mobilità andrebbe cambiata in ogni caso, a prescindere dal virus, ma il cambio che richiede il virus si concilia perfettamente con una mobilità migliore.
Vorrei fare un appello alle associazioni – conclude la volontaria –, anche a quelle che non si occupano di mobilità: che firmino questo documento, perché riguarda tutti. Riguarda il benessere dei cittadini e la maggior parte delle soluzioni che proponiamo sono a costo zero o talmente basso che non è comprensibile la valida ragione per cui non vengano accolte. La cosa più importante che chiediamo è di istituire un tavolo permanente sulla mobilità sostenibile. Spesso ci ripetono che il Comune ha problemi di personale, di tempo, organizzazione, competenze e fondi. Queste cose naturalmente non possono essere risolte in modo semplice o sostituite, ma i cittadini potrebbero davvero fornire un aiuto sostanziale. L’abbiamo visto con la consulta del verde, un tavolo dei cittadini che in qualche modo danno un contributo per l’aumento del verde in città. Con un tavolo sulla mobilità sostenibile l’aiuto sarebbe ancora maggiore. Ci sono tante competenze e idee che possono essere sviluppate, oltre al fatto che gli argomenti discussi possono essere conosciuti magari anche da chi fa delle resistenze”.