A settembre si potrebbe tornare nella aule “fisiche” per seguire i corsi universitari e sostenere gli esami. È quanto traspare dalla recente intervista al Ministro dell’Università Gaetano Manfredi, rilasciata a Il Mattino. “L’utilizzo del remoto attraverso l’informatica è stato un esperimento utile – ha dichiarato il ministro -. Certo, l’attività didattica ha dovuto rinunciare alla socialità che è un valore e un momento di crescita e confronto nel rapporto docente-studente. Però, il sistema universitario ha dato una risposta immediata e positiva all’emergenza, mantenendo un’offerta formativa soddisfacente”.
Il sistema a distanza ha permesso di superare lo scoglio imposto da Covid-19 ed “è stata un’esperienza positiva. Il disagio dei ragazzi è stato minimo, d’altra parte gli studenti attuali sono tutti di generazione digitale”. Non si sono fermati né le lezioni né gli esami di profitto e le laurea. Continua il ministro Manfredi: “Abbiamo fatto un primo monitoraggio fino al 20 marzo, su una popolazione studentesca di un milione e 200mila ragazzi che hanno seguito le lezioni a distanza. Ci sono stati 30mila laureati e 70mila esami con il sistema remoto”.
Eppure bisogna pensare alla virtualizzazione totale dell’università come ad una soluzione momentanea: “È evidente che l’Università ha bisogno di presenza, – dichiara Manfredi – perché è fondamentale il confronto, la discussione, il dibattito. L’esperienza da remoto, però, ha creato nuove inclusioni. Penso a studenti in aree disagiate, ad esempio. Da remoto tutte le università hanno mantenuto orari, corsi, scadenze con continuità didattica. Abbiamo già idee su quella che definiamo la fase tre, che partirà da settembre – conclude -. Contiamo per il nuovo anno accademico di riprendere l’attività nelle aule, seguendo le indicazioni che avremo sul distanziamento sociale”.