I giovani non sono immuni al contagio da Covid-19: secondo i dati dell'ISS, il 22% dei pazienti positivi al tampone ha tra 19 e 50 anni. Nonostante tutto, pochi sono i ricoverati in terapia intensiva.
Che il Covid-19 colpisca soltanto gli anziani oppure i pazienti con già gravi patologie, è una notizia incorretta. È vero, la maggior parte dei deceduti rientra in questa categoria, ma il contagio non ha fasce d’età privilegiate. Il 22% dei positivi al tampone per Sars-CoV-2, infatti, ha tra 19 e 50 anni. Si tratta dei risultati di un’analisi dell’Istituto Superiore di Sanità, che risuona come un ulteriore suggerimento per i più giovani, molto spesso disinteressati dalle norme e alienati dal senso civico.
“In questi giorni – dichiara Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss – le cronache riportano molti esempi di violazioni delle raccomandazioni, soprattutto da parte dei giovani. Questi dati confermano come tutte le fasce di età contribuiscono alla propagazione dell’infezione, e purtroppo gli effetti peggiori colpiscono gli anziani fragili. Rinunciare a una festa o a un aperitivo con gli amici, non allontanarsi dall’area dove si vive e rinunciare a rientrare a casa è un dovere per tutelare la propria salute e quella degli altri, soprattutto i più fragili”.
Su 8342 casi positivi, dato delle ore 10 del 9 marzo, l’1,4% ha meno di 19 anni, il 22,0% è nella fascia 19-50, il 37,4% tra 51 e 70 e il 39,2% ha più di 70 anni, per un’età mediana di 65 anni.
Il tempo medio registrato tra l’insorgenza dei sintomi e la diagnosi è di 3-4 giorni. Nel 10% dei casi si tratta di soggetti asintomatici, il 5% registra pochi sintomi, il 30% subisce sintomi lievi, il 31% è sintomatico, il 6% ha sintomi severi e il 19% critici. Il 24% dei casi presi in esame risulta ricoverato in ospedale.
“Gli adolescenti si considerano immortali. Ma ci sono anche giovani in rianimazione con problemi decisamente seri. Trentenni. Pochi casi, ma ci sono“: si è espresso così a SkyTg24 Massimo Galli, direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Luigi Sacco di Milano.
L’8% dei ricoverati nelle terapie intensive lombarde ha tra i 25 e i 49 anni. In Veneto, invece, nella stessa fascia d’età si registrano 9 ospedalizzati, di cui due in terapia intensiva. Anche se i casi sono pochi, il rischio zero non esiste. Il senso civico, il senso di responsabilità verso genitori e nonni, deve essere l’unico sentimento predominante.
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