Rischio siccità in Sicilia: drastico calo delle piogge sull'Isola e temperature in aumento in tutta la penisola. La regione siciliana predisporrà un piano speciale.
Nel Sud Italia e in Sicilia piogge quasi assenti: il rischio desertificazione è alto, l’inverno sembra essersi azzerato per lasciare il posto alla primavera con sempre più anticipo. È l’emergenza ambientale che non dovremmo sottovalutare.
L’ultimo bollettino dell’Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni (Anbi), realizzato tramite l’Osservatorio sullo stato delle risorse idriche, ha messo in evidenza una riduzione delle piogge di circa il 75% rispetto a un anno fa e quindi una maggiore difficoltà nella gestione delle risorse idriche. Dal prospetto sulle dighe si certifica uno scarto, rispetto all’anno precedente, del 12%. Si è passati da 612,7 milioni di metri cubi del febbraio 2019 ai 539,99 dello stesso mese dell’anno in corso.
Il 13 febbraio la Giunta regionale ha sancito il via libera all’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico della Sicilia di predisporre, entro 30 giorni, con il supporto dei Dipartimenti interessati, un Piano per la lotta alla siccità. Cinque i punti fondamentali: collaudo ed efficientamento delle dighe; riqualificazione della rete di distribuzione dei Consorzi di bonifica; lotta alla desertificazione; realizzazione di laghetti collinari e nuovi sistemi di irrigazione nelle aziende agricole.
La considerazione dei tecnici regionali è netta: “il clima mediterraneo caratterizzante il territorio siciliano mostra un significativo trend verso il cosiddetto fenomeno di estremizzazione del clima che vede sempre più frequenti e sensibili i discostamenti dei parametri climatici dagli andamenti storici decisamente più regolari evidenziando una tendenza, quindi, verso un clima temperato subtropicale“.
Riflessioni che derivano dall’analisi del periodo dal 1921 al 2018, che certifica una certa netta riduzione della piovosità. Tra il 1916 e il 2014, la piovosità media registrata in Sicilia è stata intorno a 700 mm mentre nel corso degli ultimi anni si sono ridotte a meno di 500 mm.Una tendenza al momento irreversibile che potrebbe provocare danni non solo all’ambiente, ma anche alle condizioni socio-economiche delle popolazioni.
Per contenere la desertificazione, che secondo un recente studio del Cnr in Sicilia potrebbe coinvolgere il 70% del territorio, la Regione ha redatto un piano, presentato nell’estate del 2019. Le “aree critiche” rappresentano oltre la metà dell’intera regione (56,7%) e un altro terzo (35,8%) è classificato come “fragile”. Le zone più a rischio sono a loro volta suddivise in “meno critiche” (identificate come C1) pari al 17,7%; “mediamente critiche” (C2) con il 35%; “maggiormente critiche” (C3) con il 4% dell’intera superficie dell’Isola.
Secondo i tecnici della Regione risulta inoltre “evidente la scarsa efficienza del sistema considerate le perdite sia degli acquedotti di adduzione che delle reti di distribuzione che porta a disperdere più del 50% delle risorse prelevate“. Monitorato lo stato di salute degli invasi siciliani, il 74% si trova in uno stato ecologico sufficiente. Considerando il periodo compreso tra il 2011 e il 2016, poco più di un invaso su due è in uno stato chimico “non buono” a causa della presenza di metalli (mercurio, nichel e piombo) a concentrazioni superiori rispetto agli standard di qualità ambientali (Sqa) previsti dalla normativa.
L’inverno è quasi sparito in Sicilia e non solo, basti pensare alle temperature che nella prima parte di febbraio hanno raggiunto massime di +27°C anche nel Nord. Tra dicembre e febbraio, l’Isola ha visto frequentemente questi picchi di caldo. La tendenza potrebbe portare a estati ancora più calde sul Mediterraneo.
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