La storia di Pippa la Catanese si perde nella leggenda. Si narra, infatti, che una semplice popolana fosse diventata fedele confidente della regina Giovanna d’Angiò.
Le vicende riguardanti il personaggio e la vita di Pippa la Catanese, diventata una delle figure popolari del folclore locale, si snodano a metà tra storia e leggenda. Da semplice popolana divenne cara alla corte degli Angiò, rappresentando una sorta di confidente e amica per la regina Giovanna I. Il suo destino, votato a gratificazioni inaspettate per una semplice donna del popolo, era, tuttavia, segnato da un declino inevitabile, finendo vittima di una sorta di soap opera dal finale tragico.
Filippa, nota a tutti con il diminutivo dialettale di Pippa, nacque a Catania e visse a cavallo tra il XII e il XIV secolo. Sebbene fosse una semplice lavandaia, il destino aveva previsto per lei glorie ben più grandi e, non a caso, fu scelta dal sovrano del regno di Napoli, Roberto dì Angiò, e dalla moglie Violante d’Aragona come nutrice per il figlio Luigi. Ancora giovanissima, quindi, la fortunata lavandaia entrò a far parte della vita di corte in veste di balia del piccolo principe angioino.
Pippa andò a vivere al Castello Ursino, allora dimora degli Angioini, e si occupò con estrema cura e amore del piccolo Luigi, il quale, grazie alle sue premure, crebbe in salute e amato. Per questa ragione, anche quando gli Angiò furono costretti a fuggire in seguito ai Vespri Siciliani, decisero di condurre con sé a Napoli anche la cara balia. E Filippa continuò a vivere a corte anche quando il giovane Luigi morì. Sebbene, infatti, i suoi servizi non fossero più necessari, la gratitudine e l’attaccamento per la popolana furono tali da spingere i reali a tenere con sé la donna.
Nel frattempo, inoltre, all’interno della corte Pippa era riuscita a costruirsi una posizione rispettabile, arrivando a sposare persino il siniscalco del regno, insieme al quale ebbe re figli. Nel 1343, intanto, salì al trono la bellissima Giovanna I d’Angiò, che aveva appena sposato il principe Andrea d’Ungheria e che non pochi problemi avrebbe causato alla povera popolana catanese.
Senza saperlo, Pippa stava per essere coinvolta in un intrigo amoroso degno della più fantasiosa soap opera, ma che avrebbe decretato la sua fine. La regina Giovanna era, infatti, perdutamente innamorata del cugino, Luigi duca di Taranto, mentre odiava con tutta se stessa il marito, che riteneva ossessionato dal potere. A dire il vero, neanche la nobiltà napoletana vedeva di buon occhio il principe consorte, al punto che fu pianificato un atroce piano che scongiurasse la sua ascesa al potere. Alla fine di una battuta di caccia, nella notte del 18 settembre 1345, Andrea d’Ungheria fu strangolato e scaraventato giù da uno strapiombo. La leggenda narra che le urla disperate del principe arrivarono fino all’orecchio di Giovanna, che rimase del tutto indifferente all’agonia del marito. Non a caso, appena due anni dopo, convolò a nozze col cugino.
La vera vittima di questo intrigo di corte fu, tuttavia, Pippa. Il Papa, allora supremo signore feudale del Regno di Napoli, diede il via a una vera e propria caccia all’uomo per scoprire i responsabili dell’assassinio del principe. Capro espiatorio e principale indiziata fu, quindi, la donna catanese, la quale era nel tempo diventata amica e confidente della regina Giovanna e, per questa ragione, accusata di essere a conoscenza del piano criminale.
Torturando Pippa, il Papa fece capire alla regina di essere a conoscenza della sua partecipazione al complotto, dilaniando le povere carni dell’ex lavandaia, perché smascherasse la sovrana. Pippa la Catanese, comunque, non tradì mai la sua regina, ma ammise soltanto di essere venuta a conoscenza del complotto. Per questa ragione fu condannata a morte e bruciata viva sul rogo insieme a uno dei suoi figli e a un nipote. In tutto ciò, Giovanna non provò mai a difendere la donna e a salvarle la vita. Pippa, così, pagò a caro prezzo la sua fortuna, saldando con la sua vita un’esistenza ricca di agi all’ombra del potere.
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